Pagine: 175
Edizione: Macmillan
Titolo italiano: Noi siamo grandi come la vita
TRAMA
Tutto inizia con un compito assegnato nei primi giorni di scuola: "Scrivi una lettera a una persona che non c'è più". E così Laurel scrive a Kurt Cobain, che May, la sua sorella maggiore, amava tantissimo. E che se n'è andato troppo presto, proprio come May. Per Laurel, la sorella era un mito: bella, perfetta, inarrivabile. Era il sole intorno a cui ruotava tutto, specie da quando i genitori si erano separati. Perderla è stato indescrivibile, qualcosa di cui Laurel non vuole parlare. Sulla carta, invece, si lascia finalmente andare. E dopo quella prima lettera, che non consegnerà all'insegnante, continua a scriverne altre, indirizzandole a Amy Winehouse, Heath Ledger, Janis Joplin. Soltanto a loro riesce a confidare cosa vuol dire avere quindici anni e sentire di avere perso una parte di sè, la paura e la voglia di avventurarsi in quel mondo nuovo che è la scuola, la magia di incontrare amiche che ti fanno sentire normale e speciale al tempo stesso. Finchè, come un viaggio dentro di sè, quelle lettere porteranno Laurel al cuore di una verità che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Qualcosa che riguarda lei e May. Qualcosa che va detto a voce alta: solo così Laurel potrà superare quello che è stato, imparare ad amarsi e trovare il coraggio di andare avanti.
RECENSIONE
Devo ammettere che la prima cosa che mi ha folgorato di questo libro è stato il titolo: Love letters to the dead. Ho scelto di leggerlo in inglese anche per questo, il titolo italiano Noi siamo grandi come la vita mi sembrava una copia del Noi siamo infinito già stra famoso.
Le lettere alle persone morte, invece, dà molto più l'idea di ciò che effettivamente è questo romanzo epistolare, perchè ai morti si scrivono lettere che nessuno leggerà, lettere che non devono essere spedite, sono come un piccolo mondo che finisce a fondo pagina.
Inoltre, in questo caso c'è l'attrattiva derivata dal fatto che i destinatari siano personaggi famosi: attori, scrittori, poeti, ma soprattutto idoli della musica anni 60-70 come Kurt Cobain, Jim Morrison, Janis Joplin e anche più recenti come Amy Winehouse. Quasi tutti hanno in comune il fatto di essere morti prematuramente, talvolta uccisi dalle loro stesse dipendenze e vizi, perchè gli è mancato il coraggio di
Tutto questo viene amalgamato con la quotidianità di Laurel.
Le descrizioni delle ambientazioni sono praticamente assenti nella maggior parte dei casi, semplicemente accennate in altri, perchè l'autrice si concentra di più a raccontare i fatti che a descrivere in profondità.
In ogni caso, tutto si svolge in un unico paese e soprattutto all'interno dell'high school in pieno stile americano, che mi ha fatto venire una gran voglia di frequentarla. In un posto come quello che ci viene raccontato, sembra impossibile sentire il peso delle lezione. E' il luogo dei film in cui tutti sognerebbero di vivere almeno per un giorno: gli armadietti, la mensa, il piazzale di ritrovo dietro la scuola, dove solo alcuni possono permettersi di andare e dove Laurel si trova con il suo piccolo gruppetto che si rafforza sempre di più, tra pigiama party e lezioni saltate, feste private e non.
Tutti i personaggi sono dei "regular weirdos", proprio come si definiscono loro stessi: non omologati, inseguono il loro stile e delle passioni, invece che la massa. C'è Kristen, che ha uno stile molto hippie e Tristan, che è un rocker. Natalie e Hanna che mi hanno ricordato tantissimo Emily e Naomi del telefilm Skins, anche fisicamente, oltre che per la relazione che hanno. C'è Sky, un ragazzo un po' misterioso che sembra il classico "bad guy" con il giubbotto di pelle, ma che in realtà non lo è. E infine c'è proprio la stessa Laurel, una ragazza adolescente con un carattere particolare. Tutti i pensieri che ha nella testa la rendono instabile e incapace di esprimerli ad alta voce senza che tutto si offuschi, senza fare confusione. E' insicura, perchè non è a suo agio con sè stessa; quando la conosci sa essere un'amica, ma non farà mai il primo passo. E' un personaggio che mi è piaciuto moltissimo, perchè non è costruito, esagerato, grottesco, è semplice e allo stesso tempo ha dentro di sè un mondo complicatissimo, proprio come un'adolescente vera, e proprio per questo mi ci sono rivista molto, mi sono sentita compresa e meno sola.
A parlarne così, nominando i vari stili di ognuno e le caratteristiche alternative che hanno, mi sembra di banalizzare il libro, di renderlo uno di quelli tutti uguali che si svolgono nelle high school americane e in cui viene inserita una manciata di personaggi un po' strani e praticamente senza midollo spinale, che non sanno di niente, che fanno sempre le solite cose, girando tra party a base di alcol e marinando la scuola.
Ma anche se questi sono effettivamente i fatti, in questo libro vengono vissuti in modo diverso, con più animo, emozione e sentimento.
Avvertiamo tutto ciò soprattutto grazie alla scrittura, che ho trovato calda ed avvolgente, ma soprattutto mai monotona, perchè ricca di "allegati"; non si ferma a raccontare come vanno le cose, ma gli da un contesto, delle aggiunte: talvolta si tratta di poesie, titoli di film, ma la maggior parte delle volte si parla di musica. E' come se il libro avesse una colonna sonora. Vengono nominati album, canzoni di qualsiasi tipo e ascoltate in qualsiasi occasione, passando dalla voce graffiante di Kurt Cobain alla voce bassa e soul di Amy Winehouse, dalle canzoni ascoltate di notte per addormentarsi a quelle urlate a tutto fiato dai finestrini della macchina.
Love letters to the dead è un libro ricco, un libro vivo che mi ha coinvolto e commosso. Un libro adolescente, che vale la pena di essere letto.
VOTO: 8/9
Felicissimo che ti abbia colpito. Come saprai, l'ho adorato. Sono sicuro che finirà nella lista dei più belli di questo 2014.
RispondiEliminaSe lo meriterebbe!
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