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giovedì 24 dicembre 2015

Le cronache di Teseo - Abraham Tiberius Wayne

Le cronache di Teseo - Abraham Tiberius Wayne
Pagine: 91
Edizione: Les Flaneurs Edizioni


TRAMA                                                                                      
"Le cronache di Teseo" è una serie di sei racconti brevi che descrivono il mitologico viaggio dell'eroe greco da Trezene ad Atena e il celeberrimo episodio che vede il figlio di Etra confrontarsi con il minotauro, il tutto riproposto in chiave fantasy. Elementi tipici e atipici del genere quali incantesimi, evocazioni, pozioni, creature fantastiche della mitologia greca, ebraica e del folklore italiano non alterano i connotati di struttura del mito greco: gli Dei, i loro capricci e i giochi di potere conservano sempre un ruolo predominante e il Fato continua a essere un'entità cui è inutile sottrarsi.


RECENSIONE                                                                         
Mi sono sempre piaciute le leggende, le fiabe e ancor di più le loro rivisitazioni: gli autori che si mettono in gioco per trasformare la tradizione in qualcosa di nuovo, originale e anticonformista; quegli "eretici" che osano metter mano all'ordine costituito. E non c'è nulla di più costituito delle storie dell'antica Grecia, conosciute da tutti, studiate sui banchi di scuola, rappresentate da grandi scultori come Canova con la sua opera Teseo sul minotauro, che fa proprio al caso nostro.
Le cronache di Teseo è composto da sei storie, strutturate in maniera abbastanza rigida e monotona: immaginate l'eroe su una vastissima scala a sei pioli, in cui su ogni gradino deve sconfiggere uno o più nemici, al fine di arrivare alla sua meta, elevarsi (in senso lato) e progredire sempre verso il meglio. La narrazione risulta un po' sbrigativa, perchè le missioni non sono altro che un susseguirsi di colpi di magia e poco più. Per questo motivo, a cui si aggiunge il linguaggio molto semplice e spigliato e il ritmo veloce, le storie che compongono il libro risultano molto scorrevoli, ma anche carenti dal punto di vista del coinvolgimento emotivo. 
Le basi, l'idea di fondo su cui tutto è costruito, sono lodevoli e si nota anche l'interessamento dello scrittore rispetto ai contenuti trattati, la sua conoscenza dei vari miti classici. Ma in un atto di modestia, egli ha volutamente mantenuto un registro basso, per rendere la sua versione della letteratura classica accessibile ai più, per ampliare il suo target di pubblico, integrando anche i ragazzi più giovani o coloro che leggono poco. I capitoli sono brevi per favorire quelli che hanno scarsa capacità di concentrazione e che hanno bisogno di staccare la spina dopo poche pagine. I primi due, che normalmente servono da introduzione alla storia e sono principalmente descrittivi, sono in questo caso improntanti esclusivamente sull'azione per fare da esca ai lettori alle prime armi.
E' sempre interessante scoprire come, dal punto di vista di chi il libro lo scrive, tutto sia studiato e volto a un fine ben preciso, ad un pubblico stabilito e, soprattutto in questo caso, le scelte dell'autore mi sembrano razionali ed efficaci. Ma dovendomi, da lettrice, fermare alla superficie narrativa, mi ritrovo a dire che ho sentito la mancanza del dettaglio, delle ambientazioni curate e dei piccoli particolari che arricchiscono un racconto e lo rendono "solido". Soprattutto nel caso delle storie di eroi e leggende è molto interessante approfondire le dinamiche, fornire un contesto, in modo particolare nel caso dei miti classici greci, in cui l'azione e l'avventura svolgono un ruolo primario (si veda l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide), ma dietro agli atti si nasconde sempre un ampio studio psicologico e spirituale.
In sostanza, quest'opera mi è sembrata un bozzetto che potrebbe dar vita ad un romanzo straordinario, se solo più curato. E' un baco di seta che preannuncia la nascita di una creatura meravigliosa, che però ancora non è riuscita a svilupparsi fino a diventare una maestosa e coloratissima farfalla.


VOTO: 6-

domenica 20 dicembre 2015

Carnacki, Il cacciatore di fantasmi vol.II - William H. Hodgson

Carnacki, il cacciatore di fantasmi vol.II - William H. Hodgson
Pagine: 92
Edizione: Dunwich


TRAMA                                                                          
William Hope Hodgson, scrittore britannico e maestro dell'horror, fu uno degli autori preferiti di Lovecraft, che si ispirò al suo capolavoro, La casa sull'abisso, per ideare il ciclo di Cthulhu. I racconti di Hodgson, qui ritradotti, sono incentrati sulla figura di Carnacki, cacciatore di fantasmi e indagatore del sovrannaturale. In ogni storia il protagonista trasporta i lettori nelle atmosfere cupe e terrificanti che hanno segnato la storia della letteratura di genere. Attraverso l'uso di strumentazioni speciali da lui create, quali il celebre Pentacolo Elettrico, Carnacki riuscirà a risolvere i difficili casi di manifestazioni ultraterrene che è chiamato a indagare.


RECENSIONE                                                                                                                
Mi vergogno un po' nell'ammettere questa carenza, ma prima di leggere questa raccolta di racconti non conoscevo William H. Hodgson, a quanto pare un autore alla stregua di Poe e Lovecraft. 
Il cavallo dell'invisibile, Il cercatore dell'ultima casa e La cosa invisibile si muovono attorno alla figura dell'investigatore dell'occulto Carnacki, un personaggio avvolto di mistero di cui non conosciamo altro che il nome e l'abitudine di sedersi in poltrona e fumare la pipa (che quasi sicuramente non contiene tabacco) in compagnia di Jessop, Arkright, Taylor e il narratore, che costituiscono il pubblico delle sue orazioni. Esse si concludono sempre allo stesso modo: 


"Andate pure", disse in modo amichevole, usando la solita formula.
E noi immediatamente uscimmo nel silenzio del lungofiume e ci dirigemmo verso le nostre case.

All'interno di questa cornice di routine si dispiegano, come tele di quadri, gli onirici racconti di Carnacki, giocate su incredibili accostamenti di chiaro-scuro e una minuziosa attenzione al dettaglio.
Il primo racconto, Il cavallo dell'invisibile, mi ha ricordato quell'opera meravigliosa che è Incubo di Johann Heinrich Fussli: la cavalla, leggendaria portatrice di incubi (non è una coincidenza che in inglese cavalla, giumenta, si dica "mare" e incubo "nightmare") prorompe spaventosamente nella stanza di una pura ragazza vestita di bianco. E' incredibile la quantità di analogie che si ritrovano tra questo emblematico dipinto e i racconti di Hodgson, in cui il supernaturale irrompe con violenza nella quotidianità, ma in particolare esso sembra essere quasi la rappresentazione artistica di ciò che viene narrato: la tragica maledizione che da generazioni tormenta la famiglia del capitano Hisgins, e soprattutto le sue figlie. Prossime al matrimonio, esse cominciano ad essere tormentate dai nitriti e dal rumore di zoccoli di una misteriosa presenza, che arriva a possederle fino a farle impazzire  o a colpirle mortalmente.
Questa storia e la seconda, Il cercatore dell'ultima casa, sono quelle che mi sono piaciute di più per la forte tensione che riescono a creare nel lettore, ma soprattutto per una particolarità che mi ha incuriosito e fatto sorridere. Entrambe si sviluppano su due piani di irrealtà: il principale e più 
evidente è quello del sovrannaturale, fatto di presenze o fantasmi. Ogni racconto si chiude, poi, con soluzioni grottesche e umoristiche che lacerano violentamente l'atmosfera di suspence che stava sospesa nell'aria; in un senso diverso dal precedente, esse risultano irreali perchè poco credibili in un contesto già di per sè incredibile.
La cosa invisibile mi è sembrata invece sbrigativa e generica, un po' come il suo titolo, ma non tanto da far declinare l'andamento del libro che è in linea di massima positivo. La raccolta è, infatti, scorrevole e coinvolgente come ogni racconto ricco di suspense che si rispetti, e con i suoi finali un po' assurdi riesce anche a far sorridere. 
Una buona introduzione al mondo di questo autore poco noto, che invoglia ad approfondire la sua conoscenza.


VOTO: 7

giovedì 17 dicembre 2015

#Segnalazione: Il siberiano, Giovanna Roma

IL SEQUEL DE "LA MIA VENDETTA CON TE"

Sono stato tradito dal mio migliore amico.
Maksim non ha ben chiaro contro chi ha dichiarato guerra.
E' giunto il momento di un cambio al vertice, di pagare per i propri errori. Lacrime di sangue righeranno le guance della sua bella Katerina.

"Non supererà mai il dolore che gli infliggerò. Ha avuto l'audacia di tradirmi ancora, ma scoprirà sulla sua pelle che sarebbe stato meglio non essere ritrovati dal Siberiano."


Titolo: Il siberiano
Autrice: Giovanna Roma
Pagine: 347
Edizione: Self-publishing
Booktrailer: QUI

DAL 16 DICEMBRE, ACQUISTABILE SU KINDLEKOBOGOOGLE PLAYRIZZOLI

lunedì 7 dicembre 2015

The girl on the train - Paula Hawkins

The girl on the train - Paula Hawkins
Pagine: 325
Edizione: Penguin 
Titolo italiano: La ragazza del treno 


TRAMA                                                                                
Ogni mattina, Rachel prende lo stesso treno che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos'ha visto davvero Rachel?


RECENSIONE                                                                                                                      
Ho letto questo libro perchè tutti lo leggevano, "just as simple as this", e ciò che posso dire dopo averlo concluso è che non capisco le ragioni del suo successo internazionale. La ragazza del treno è esploso con un micidiale boom che ha risvegliato le coscienze dei lettori di tutto il mondo, venendo presentato ovunque come un thriller psicologico dal finale inaspettato e sconvolgente.
Se non lo avessi iniziato basandomi su tutte queste premesse, forse mi sarebbe piaciuto, ma avendo alte aspettative per un thriller denso di suspence e colpi di scena, sono rimasta delusa: la narrazione, al contrario di quanto mi aspettavo, è lenta e statica. Arrivata al 67% della lettura avevo in mano solo qualche indizio, ma non avevo scoperto niente di sconvolgente e stavo per mollare la presa. 
Se dovessi considerarlo per altri suoi aspetti, devo dire che è davvero un'ottima rappresentazione dell'interiorità femminile e dei drammi di tre donne anticonvenzionali e immorali: Rachel, Megan e Anna che si alternano come narratrici. Rachel apre le danze, presentataci mentre beve gin tonic sul treno del venerdì sera, una donna sola e triste che guarda dal treno una coppietta felice e poi Megan, la donna di questa coppia felice che guarda il treno dalla veranda di casa sua, lasciandosi cullare dal suo rumore sui binari. Si crea un affascinante gioco di sguardi tra due donne apparentemente diverse, ma in realtà ugualmente vittime delle proprie tragedie personali. Megan soffre di depressione ed ha dei comportamenti che assomigliano a quelli di una patologia borderline, Rachel è un'alcolista che beve per fuggire dalla sua routine asfissiante e guarda la villetta di Megan per non guardare quella di Anna, la nuova moglie del suo ex marito, affetta da vere e proprie ossessioni, vittima dell'ansia e della paura verso minacce invisibili. Nessuna delle tre donne sembra essere esente da qualche piccolo disturbo psichico (forse come ognuna di noi) e i loro problemi sono descritti in maniera estremamente analitica, quasi psichiatrica, come se l'autrice si fosse completamente fusa con le loro menti. Rachel, Megan, Anna: tre burattini legati tra loro da un filo proveniente da un'unica matassa, che le avvolge fin quasi a soffocarle e che intesse un intrico di relazioni con due uomini che accomunano tutte e tre. La figura maschile è rappresentata in modo estremamente negativo, tanto da spiccare anche tra i comportamenti delle tre donne, che positivi sicuramente non sono. In definitiva, si può dire che non ci siano personaggi positivi, se non marginali che appaiono due o tre volte senza dare nessun tipo di contributo. E' un romanzo in cui non ci si può fidare di nessuno, neanche del narratore che ci rivolge le sue parole; una storia in cui i famosi proverbi "non giudicare un libro dalla copertina", "l'apparenza inganna" "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio" trovano forma. E' capitato anche a me, è capitato a tutti, di girare per la strada e incontrare lo sguardo di uno sconosciuto che ci resta in testa per tutto il giorno; di sedersi sull'autobus e fissare
la propria attenzione su quella strano tipo in piedi di fianco a voi, con l'aria misteriosa. Questo libro sembra volerci dire: "diffidate", poichè ciò che pensiamo delle persone che non conosciamo non trova quasi mai riscontro nella realtà. 
Muovendoci nel campo del thriller, lungo il corso del libro si sospetta di tutti, uno ad uno, soprattutto verso il finale quando la loro freddezza e spietatezza sembra acuirsi in maniera quasi disumana. 
E poi finalmente il finale, questa leggenda metropolitana che animava recensioni in tutte le lingue. Ma anche in questo caso non vi ho trovato niente di così eccezionale rispetto ad altri romanzi dello stesso genere decisamente più sbalorditivi: i personaggi sono cinque, non c'è una così vasta gamma di possibili colpevoli. A parte essere un po' inquietante per alcune immagini abbastanza crude che dipinge, non ha risollevato l'andazzo generale del libro.


VOTO: 5,5