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domenica 10 gennaio 2016

L'alchimista - Paulo Coelho

L'alchimista - Paulo Coelho
Pagine: 182
Edizione: Bompiani
Titolo originale: O alquimista


TRAMA                                                                                            
L'Alchimista è la storia di un'iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico, che al di là dello Stretto di Gibilterra e attraverso tutto il deserto nordafricano lo porterà fino all'Egitto delle Piramidi. Il miraggio, qui, non è più solo la mitica Pietra Filosofale dell'Alchimia, ma il raggiungimento di una concordanza totale con il mondo, grazie alla comprensione di quei segni, di quei segreti che è possibile captare solo riscoprendo il Linguaggio Universale fatto di coraggio, di fiducia e di saggezza che da tempo gli uomini hanno dimenticato.


RECENSIONE                                                                                           
Cerco sempre di iniziare il nuovo anno con letture significative, che possano avere un qualche contatto reale con i nuovi propositivi e che racchiudano promesse di rinnovamento. Volevo puntare, per questo 2016, su un romanzo di formazione. Non ho mai avuto un buon rapporto con Paulo Coelho, ma dopo aver visto questo romanzo nella foto di un amico ho deciso di cogliere il "segno". 
Santiago intraprende un simbolico cammino, il cammino di Santiago per essere più espliciti, alla ricerca di un tesoro che gli si presenta in sogno per due volte: un bisogno materiale che si tramuta in un percorso spirituale alla ricerca di sè stesso e del senso della vita nella religione e nell'alchimia. Come Siddharta, che però si muove in un emisfero diverso dal pianeta, incontra sulla sua strada dei maestri di vita che lo indirizzano, ma a differenza del ragazzo orientale la via che Santiago sembra imboccare è unica: quella del Linguaggio del mondo, uguale per tutti perchè tutto è parte di un'unica cosa. Siddharta conosce l'amore carnale da una cortigiana, la ricchezza e il potere da un mercante, più aspetti della realtà per raggiungere il gradino più alto; Santiago si muove sulla strada lineare di ciò che è scritto dalla mano di Dio e non può essere cambiato. Il conflitto dei desideri del singolo è contrastato dalla Leggenda Personale che ognuno di noi possiede, ma solo alcuni portano a compimento. "Viaggiando alla scoperta dei paesi, troverai il continente in te stesso", un proverbio indiano che ben si adatta anche a questo panorama arabo.
Il ventre del romanzo è il deserto sempre uguale e sempre diverso, dove il vento può modificare il paesaggio a suo piacimento creando nuovi disegni nelle dune, che ha un forte potere evocativo e provoca una grande suggestione nel mio cuore perennemente insoddisfatto e affamato di viaggiatrice. Un panorama in cui le stelle sono infinite e vicine, non intaccato dall'artificialità umana e per questo ricco di insidie, poichè noi non ne siamo parte e in cui possiamo comunque trovare noi stessi o perderci.
In questo universo, che sembra non condividere nulla con il mondo dei comuni mortali, la storia si presenta sotto forma di breve parabola con il messaggio di non desistere e seguire il proprio destino, perchè se si crede veramente in qualcosa, essa si può raggiungere. Ciò da sicuramente vita a un forte dibattito tra quelle che possono essere le varie posizioni di un lettore: sembra dare per scontato, per esempio, che il nostro destino sia scritto sempre nel modo migliore per noi e che per questo dobbiamo conformarci; che bisogna sempre guardare al futuro senza badare ai desideri del presente. 
Se da una parte stimola alla riflessione, dall'altra il linguaggio mi è sembrato inappropriato. Forse per l'intenzione dello scrittore di rendere questo Bildungsroman di oscuri significato alchemici una favoletta comprensibile, è stato utilizzato un lessico estremamente basilare, una sintassi spezzata fatta di brevi frasi e numerose ripetizioni sia in fatto di termini che di contenuto concettuale. Non riesco a digerire la narrazione di Coelho, che sembra rendere tutto troppo semplice. 
Ma devo ammettere che questa volta, più che in altri romanzi, ho trovato qualche frase o qualche parola significativa che mi hanno colpito e che nascondono una celata saggezza rispetto alla vita e all'infelice condizione dell'uomo su questa terra. Mi è sembrato di leggere tra le righe una particolare visione pessimista del mondo, in cui si vuole far spiccare l'audacia del personaggio di Santiago che non vi si uniforma.
"Gli uomini scoprono ben presto la propria ragione di esistere.
Forse è questo il motivo per cui desistono altrettanto presto.
Ma il mondo è così."
In sostanza, è un romanzo carino e scorrevole scritto in modo semplice, che si presta a un vasto pubblico e che fornisce, per coloro che vogliono leggerne la profondità, a speculazioni e filosofie disparate, adattabili al singolo e applicabili al proprio reale. Nonostante non mi abbia entusiasmato in termini di forma, non sono pentita di averlo scelto come primo libro di questo nuovo anno.


VOTO: 7-

domenica 3 gennaio 2016

Chupa Chups! - Daniele Pollero

Chupa Chups! - Daniele Pollero
Pagine: 117
Edizione: Panesi Edizioni


TRAMA                                                                              
A grande richiesta della bocciofila di Molazzana, la raccolta di racconti che ha spopolato nei concorsi letterari, tanto che hanno addirittura deciso di aprire il file prima di cestinarlo. Chupa Chups! si propone di accompagnare il lettore sull'ottovolante della quotidianità giovanile, fra beghe universitarie, relazioni sentimentali, umorismo nero, pornosplatter e social network, con piglio trash e scarso fair play. 


RECENSIONE                                                                 
Copertina caramellata, rosa, infantile: sicuramente un libro che non si presenta in modo serio. La prefazione lascia ancora più sbalorditi: un esordio estremamente ironico e grottesco, con un po' di parolacce e paroloni che mi hanno fatto subito storcere la bocca. In queste prime pagine l'autore scrive esattamente come si parla nel quotidiano, senza curare minimamente la forma, e ci presenta le due categorie in cui racchiudere i racconti: racconti di satira sociale a cui si addice il color marrone "per le evidenti contiguità di alcune di queste disgrazie con la consistenza e la prelibatezza del materiale fecale" e racconti di satira relazionale di uno "zuccheroso color rosa acceso". C'è anche chi critica dicendo che alcuni racconti non rientrano in nessuna delle due categorie, ma anche in questo caso l'autore ha la risposta pronta: "oh, sì, è un casino. Ma perchè la vita è un gran casino. La vita è la morte celebrale delle facili etichette". E con questa citazione la mia bocca storta ha cominciato a rilassarsi. Dalla fine della prefazione in poi, l'autore abbandona la sua stessa voce per adeguarsi a registri e toni disparati, accumunati dal fattore comune dell'ironia. Si dice che l'ironia più divertente sia quella più sottile, molto difficilmente percepibile (e che i più, ahimè, non riescono a comprendere), ma Daniele Pollero ha deciso di sfatare anche questo mito, assieme a molti altri: la sua è un'ironia assolutamente esplicita che riesce comunque a far ridere, poichè satirizza tristi quotidianità che tutti conosciamo e in cui possiamo riconoscerci. E si sa, non c'è niente che intrattiene più di un'opera in cui ci si può immedesimare: è una verità universale fin dal 1800, quando nacque il romanzo borghese, scritto da borghesi per i borghesi, che richiedevano di poter leggere di sè. 
Le tre storie in cui più si fa sentire la sua spiccata simpatia sono quelle dello studente universitario alle prese col pagamento delle tasse, che si ritrova ad attraversare il fiume assieme a Caronte, o anche quella del treno per Milano in cui il controllore non accetta il biglietto perchè timbrato in Times New Roman invece che in Arial. Una scena veramente entusiasmante in cui milioni e milioni di ragazze, o forse l'intera popolazione femminile, possono vedere lampeggiare COME UN NEON FLUO il proprio nome tra le righe, è quella della coppia a letto: la ragazza che vede un messaggio di un'amica sul telefono del fidanzato e comincia con le frasi che tutti ben conoscono, come "chi è quella zocc***?" o "io non ti ho autorizzato ad avere amiche".
In mezzo a tutte queste rappresentazioni iperboliche, quella che spicca per la sua serietà e compostezza è Elisa, il racconto di un incontro malinconico che stringe un po' il cuore e che mette in mostra la bravura e l'ambivalenza dell'autore. Nelle pagine di chiusura egli ci spiega che la storia di Elisa è nata da un sogno e come sempre non si lascia sfuggire la battuta: "Kekulè vide in sogno la reale struttura del benzene. Io questa roba qua.". Ma in realtà, "questa roba qua" mi è sembrata un'ottima base per una storia da sviluppare e da completare, che potrebbe diventare un romanzo splendido e coinvolgente. 
Tra storie satiriche, storie deliranti alla Bukowski e dipinti onirici, questo libro mi è apparso ricco e vario e soprattutto è riuscito a farmi ridere, che è l'elemento fondamentale per chi ama la lettura di piacere, con il semplice e genuino scopo di intrattenere e rilassare le nostre menti soffocate dallo stress.

"Daniele Pollero, pseudonimo di Daniele Pollero, nasce già vecchio e senza pensione per adeguarsi ai tempi. E' glottoleta, filibustiere, pentecostale, pneumatologo,
graduabile e ondivago, ma solo se fa curriculum.
Non si spazzola prima di andare a dormire. 
Chupa Chups! è il suo primo romanzo erotico sadomaso ambientato in una scuola di magia nella Terra di Mezzo. Insomma, basta che venda."


VOTO: 9