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domenica 30 giugno 2013

Il giovane Holden - J.D. Salinger

Il giovane Holden - J.D. Salinger
Pagine: 248
Edizione: Einaudi
Titolo originale: The catcher in the rye


TRAMA
Sono passati cinquant'anni da quando è stato scritto, ma tutti continuano a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua "infanzia schifa"e "le cose da matti che gli sono capitate sotto Natale", dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perchè è arrabbiato Holden? Non lo si sa con precisione, quindi ognuno ha potuto leggervi la propria rabbia e assumere il protagonista a "exemplum vitae".


RECENSIONE
Il giovane Holden è considerato da molti un classico moderno e un "must read".
Così, affascinata dal fatto che il titolo originale risultasse pressoché intraducibile, ed essendo stato consigliato tra le letture estive per la scuola, ho deciso finalmente di tirarlo fuori dallo scaffale e iniziarlo.
La prima cosa che mi ha colpito è stata la scrittura: molto naturale, quasi parlata. 
E' piena di espressioni come "o che so io" o "vattelappesca", frasi dialettali (che penso perdano molto con la traduzione). All'inizio risultava decisamente irritante, sembrava scritto un po' alla buona; ma dopo un po' è diventato qualcosa di abituale e addirittura contagioso.
Anche le parolacce, che non sempre sono apprezzabili in un libro, qui contribuiscono a rendere tutto vero e spontaneo.
Sembra proprio di aver davanti Holden che ci parla della sua personalità, ma soprattutto dei suoi difetti. Questo mi ha colpito molto: ho trovato che parlasse di sè come se stesse parlando di qualcun altro, con una naturalezza smisurata, e ogni volta portava ad esempio un'esperienza con cui ci dimostrava che tutto ciò che stava dicendo era assolutamente vero.
E' un personaggio stravagante, ambiguo e mi è stato simpatico da subito.
E' un po' burbero e si irrita con poco, sembra che non vada d'accordo con l'umanità in generale e nemmeno con sé stesso, ma risulta comunque sarcastico e divertente. 
In poche parole, rappresenta in sé il periodo dell'adolescenza che prima o poi tutti passano, e ciò aiuta moltissimo ad immedesimarsi e rivedersi in lui.
Io, personalmente, avevo quasi voglia di incontrarlo per un drink durante le sue camminate notturne, o di fare un giro di notte su un taxi, di parlargli e di cercare di capire tutti i suoi ragionamenti strani. Dovrebbe essere un'ottima persona con cui far conversazione, infatti il libro è principalmente composta da dialoghi e non ci si annoia mai.
A parte questo però, non c'è molto altro da dire. Non è niente di così nuovo ed è anche povero di trama, non avrebbe niente di emozionante o suggestivo se a parlarci non fosse Holden con la sua ironia, e questo a mio parere lo sminuisce notevolemente.
Quando lo si legge, quindi, si capisce di avere davanti agli occhi un racconto importante, perchè Holden ci regala le sue confessioni, ma non ha, a mio parere, una storia o un contesto indimenticabile che ti possa restare per sempre nel cuore. Ricorderò il personaggio, ma non ciò che ha fatto nel libro e questo, non so perchè, mi lascia un po' l'amaro in bocca.


VOTO: 7,5

La discendente di Tiepole - Alessandra Paoloni

La discendente di Tiepole - Alessandra Paoloni
Pagine: 347
Edizione: Butterfly


TRAMA
Un paese fantasma dimenticato dalle carte geografiche, circondato da montagne, abitato da una popolazione inospitale. E' il ritratto di Tiepole, paese d'origine di Emma, ed è lì che la ragazza è costretta a tornare in occasione del funerale di suo nonno. Il suo soggiorno, però, si trasforma in incubo quando Emma legge la lettera che sua nonna aveva scritto per lei prima di morire e che il nonno non le aveva mai consegnato. Essa le svelerà un mondo di tenebra colmo di stregoneria e maledizioni, di faide tra famiglie e di lotte per il potere. Emma non sa ancora nulla, ma tutti i Tiepolesi sanno chi è lei, poichè la stavano aspettando. Lei è l'erede della Strega. Lei è la discendente. Lei deve morire.


RECENSIONE
Le streghe, come avrò ripetuto un milione di volte, sono uno dei miei argomenti preferiti da trovare nei libri. 
Mi aspettavo, quindi, di leggere qualcosa su magie e incantesimi, o persecuzioni e condanne, ma non è stato così.
Innanzitutto la storia non è concentrata solo su Emma, la nipote della famigerata strega, ma su una vasta gamma di personaggi. Ciascuno di essi sfiora, a suo modo, il paranormale: ci sono i maledetti, la discendente di cui si parla nel titolo, i Teschi e la Vecchia Gilda. Quest'ultima è una figura essenziale, di riferimento, la mia preferita, perchè essendo una guaritrice, è quella che più si avvicina all'argomento del libro.
La scrittura semplice e scorrevole rende chiare le situazioni, il carattere dei personaggi e, soprattutto, le relazioni che li legano.
Per esempio, due figure molto importanti sono i genitori della protagonista: un papà troppo impulsivo e protettivo che, a mio parere, appare sempre come un bambino capriccioso; una madre che, oltre ad essere molto misteriosa, è seria e coscienziosa.
Al contrario, Emma adora il padre e litiga sempre con la madre.
Ma questa non è l'unica situazione in cui mi sono trovata in contrasto con la ragazza. 
Mi ero preparata, infatti, ad una persona coraggiosa, decisa e intraprendente; mentre Emma sembra essere un po' la Bella Swan della situazione. Ha sempre bisogno di essere difesa dagli altri, le cadono le ginocchia di fronte al più piccolo complimento o interesse che le viene rivolto. E, soprattutto, quando viene a conoscenza di quel mondo crudele ed enigmatico che è TIepole, invece di entrarne a far parte, sembra sempre tentata di scappar via.
Questa ventenne un po' paurosa narra la storia in prima persona, lasciando talvolta il posto alla nostra "telecamera" che si sposta all'esterno della sua visuale e quindi ci lascia intravedere, dalle prime pagine, piccoli fatti e questioni irrisolte che, come piccole anticipazioni e stimoli, spingono ad andare avanti per scoprire se le nostre supposizioni erano esatte. 
E la maggior parte delle volte le mie lo erano, perché lo svolgimento dei fatti è abbastanza prevedibile. 
Qualcosa che invece non lo è, e che si trova in continua evoluzione, è l'ambientazione: buia, lugubre ed anche un po' gotica; appare desolata e spoglia, ma in realtà è più piena di avvenimenti di quanto possa apparire.
Forse muta sempre sotto i nostri occhi perché anche le sensazioni di Emma cambiano. All'inizio è sempre polemica: "il luogo è isolato, sperduto e vuoto" e sembra, in modo molto superficiale, odiarlo senza conoscerlo. In seguito, venendo a contatto con il passato e la storia di sua nonna, inevitabilmente inizia a sentirsi a casa.
Però questa atmosfera è, a tratti, intaccata da battute umoristiche un po' fuori luogo e dalla storia d'amore troppo accentuata e anche scontata. Oramai, le relazioni da favola si ritrovano ovunque, anche quando se ne potrebbe fare a meno.
Insomma, è una lettura abbastanza piacevole e scorrevole, nonostante i lati negativi, apprezzabile per chi non ha troppe pretese o torna da molte lettura pesanti o impegnative.


VOTO: 6/7

mercoledì 19 giugno 2013

La ragazza con l'orecchino di perla - Tracy Chevalier

La ragazza con l'orecchino di perla - Tracy Chevalier
Pagine: 228
Edizioni: Beat
Titolo originale: Girl with a pearl earring



TRAMA


Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città...Griet, la figlia di un decoratore di piastrelle, è in cucina, intenta a sistemare le verdure tritate.
Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e una donna che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Catharina, gente ricca e influente, proveniente dal Quartiere dei Papisti.
Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.
Romanzo che ci conduce là dove l'arte è divisa dalla passione soltanto da una linea sottile.


RECENSIONE
Tra tutte le letture estive consigliatemi dalla prof. d'inglese, avevo scartato "La ragazza con l'orecchino di perla".
Di tutta la lista, però, era l'unico che avevano in libreria e così, pensando che fosse un segno, l'ho comprato comunque.
Sapevo di avere tra le mani un grande romanzo, ma non immaginavo qualcosa di così perfetto.
Mentre leggevo avevo quasi la sensazione di non riuscire a coglierne tutta la bellezza; sapevo di essere a contatto con una "magia" enorme, ma avevo paura di non poter riuscire a percepirla del tutto e, per questo, ho avuto la tentazione di ricominciare il libro una seconda o addirittura una terza volta.
Questo senso quasi di inferiorità nei confronti del romanzo è dovuta, forse, al fatto che è pieno di poesia. Non poesia di parole in rima o frasi memorabili, ma di immagini.
La voce in prima persona di Griet, infatti, ha un linguaggio chiaro e semplice, ma non scontato e superficiale: vengono usate,di continuo, similitudini molto pittoresche ed efficaci che aiutano moltissimo nelle descrizioni, tanto che la scena sembra sempre chiara e palpabile sotto i nostri occhi.
Rende affascinanti situazioni comuni, come quattro bambine su una panchina che giocano con le bolle di sapone, una madre che si veste sotto gli occhi estasiati delle figlie, o una ragazza che si scioglie i lunghi capelli.
Allo stesso momento crea un panorama nitido del modo di pensare e di relazionarsi nell'Olanda del XVII secolo; ci fa conoscere profondamente i personaggi attraverso le loro parole e le loro azioni.
Di questi, mi ha colpito Cornelia che, pur essendo una bambina, incarna in sé la curiosità più spinta e una cattiveria spropositata. O Maria Thins, "una di quelle vecchie che danno l'impressione di sopravvivere a tutti".
Ma, soprattutto, l'autrice parla dei sentimenti in un modo molto particolare. Non troverete mai la parola "amore", ma viene lasciato intendere tutto, e forse anche di più, semplicemente facendo delle allusioni.
E' un amore fatto di gesti, frasi coincise e sguardi scambiati nell'atelier di Vermeer che sembra essere un piccolo angolo di paradiso, un mondo parallelo. Un amore pure e immacolato, ancor più esaltato dal contrasto con una relazione che è, invece, molto fisica e vorace, tenuta viva nel buio e nei vicoli.
E' una storia affascinante che, suppongo, sia nata dal quadro che fa da copertina al romanzo e che presta il suo viso alla protagonista; vale la pena di essere letta, perché è un po' come ci vengono descritti i quadri del pittore: non racconta niente di nuovo, ma è difficile staccarne gli occhi.


VOTO: 10

venerdì 14 giugno 2013

Ogni giorno - David Levithan

Ogni giorno - David Levithan
Pagine: 370
Edizione: Rizzoli
Titolo originale: Every Day



TRAMA
Da quando è nato, A si sveglia ogni giorno in un corpo diverso. Per ventiquattr'ore abita il corpo di un suo coetaneo, che poi è costretto ad abbandonare quando il giorno finisce.
Affezionarsi alle esistenze che sfiora è un lusso che non può permettersi, influenzarle un peccato di cui non vuole macchiarsi.
Quando però conosce Rhiannon, chiudere gli occhi e riprendere il cammino da nomade è impossibile. Per la prima volta si innamora e cerca di stabilire un contatto, di spiegare la sua maledizione. E Rhiannon si innamora a sua volta dell'anima di A.
Ma dimenticare il suo involucro, ogni giorno diverso, è difficile, e pian piano la loro relazione si fa più delicata di un vetro fragile.
Nel disperato tentativo di non perderla, A tradisce le sue regole, prende a lasciare nelle esistenze quotidiane strascichi del suo passaggio, e qualcuno se ne accorge...
 
 
RECENSIONE
Il protagonista e voce narrante di questo romanzo è A; un nome che non dice niente, insignificante e neutro, proprio come lui deve essere. Conosce la sua identità, ma più che una persona è un'anima vagante: non ha un corpo, quindi ogni giorno abita quello di un suo coetaneo, percependone solo i fatti e non le emozioni. Questo crea qualche complicazione perché, mantenendo la sua mente e le sue idee, si fa sempre più difficile non intervenire nelle vite degli altri.
E' un'idea molto interessante e creativa, anche vicina a noi perché, come scritto in copertina, chi non ha mai sognato di essere qualcun altro per un giorno?
Ma nonostante l'originalità, non viene approfondita molto, cosa che andrebbe fatta per rendere la situazione più chiara.
Anche se il passaggio da un corpo all'altro è descritto efficacemente, mancano tutte le risposte ai "perché".
Perché A è destinato a questa vita?
Perché non ha mai cercato concretamente una via d'uscita?
Ma soprattutto alla fine, quando sembra di poter scoprire qualcosa, il buio ripiomba su tutto.
Chi, o cosa, è veramente A?
Non lo sappiamo.
Questi quesiti irrisolti, però, si riscattano con una buona narrazione.
Anche se a parlarci è uno solo, assume più aspetti e cambia stili di vita, perciò è come se fosse un romanzo polifonico.
Gli aspetti più nascosti, ma anche più veri, della vita di un drogato o di un'autolesionista, sembrano palpabili e comprensibili e sono ben descritti.
Inoltre ci sono alcune frasi e scene abbastanza pittoresche, pur mantenendo un lessico semplice e scorrevole; i personaggi sono raccontati attraverso le loro azioni e piccoli dettagli che di solito vengono trascurati, ma che sono più utili di altri.
L'unica cosa che, a mio parere, non è stata affrontata nel modo giusto è l'amore di A.
Innanzitutto nasce di colpo e troppo in fretta; poi viene definito come "unico e vero" anche se è unilaterale, perché non sembra essere realmente ricambiato, anche se l'autore ce lo fa credere.
Il finale, invece, mi è piaciuto molto perché non è ciò che mi aspettavo e nemmeno il classico finale sviolinato.
Insomma, nonostante i difetti, è una lettura leggera e apprezzabile soprattutto quando, come me, si è in spiaggia e si ha solo voglia di volare via da tutto e godersi un altro mondo per un'ora.
 
 
VOTO: 7-


Il vecchio e il mare - Ernest Hemingway

Il vecchio e il mare - Ernest Hemingway
Pagine: 96
Edizione: Mondadori
Titolo originale: The old man and the sea



TRAMA
Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago vive, nel suo villaggio e nei confronti di sé stesso, la condizione di isolamento di chi è stato colpito dalla sfortuna.
Ma ritroverà la speranza e riprenderà il mare per una disperata caccia a un enorme pescespada con cui Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze della natura.
 
 
RECENSIONE
Ero molto curiosa di leggere questo classico, perché tutti lo esaltano come una grande opera filosofica.
Mi ero immaginata una storia alla Moby Dick, con il capitano coinvolto in una dura battaglia contro la balena, mentre non è stato così.
Innanzitutto più che un romanzo è un racconto lungo, di un capitolo unico.
In quanto a narrazione non parla pressoché di niente: il protagonista è un vecchio che, dopo 82 giorni di pesca infruttuosa, non smette di sperare e si spinge molto al largo. Qui incontra il più grosso pescespada che abbia mai preso e che lo metterà a dura prova trascinando la barca per tre giorni.
Essendo pochi gli argomenti e i colpi di scena, può risultare molto ripetitivo in più punti e anche un po' pesante perché, nonostante la scrittura sia semplice, talvolta vengono utilizzati termini specifici della pesca (informatevi un po' sull'argomento prima di leggerlo!) e vengono minuziosamente descritti tutti i particolari: ogni movimento del protagonista e  ogni spostamento della lenza.
In questo punto, l'unica cosa più interessante sono stati i pensieri del pescatore, reso molto saggio dall'esperienza e dalla vecchiaia.
A causa di questa narrazione un po' "immobile" ho letto buona parte del racconto in modo un po' forzato. Arrivata, però, quasi alla fine ho capito che la narrazione è solo una minima parte di questo romanzo: il tutto è incentrato sull'enorme, profondo (e anche interpretabile) messaggio di questa impresa.
Il pescatore spingendosi al largo ha superato un limite e perciò si imbatte in qualcosa di più grande di lui, una battaglia da cui uscirà vincitore per il coraggio e il suo grande animo; ma anche sconfitto, a dimostrazione del fatto che contro la natura e il suo corso l'uomo non può niente.
Mi ha colpito parecchio il rispetto dell'uomo nei confronti della sua preda.
Lo chiama "fratello" e "amico", ma per colpa di una necessità umana, che è il nutrimento, è costretto a vederlo come una vittima da abbattere.
Sicuramente un grande romanzo sulla solitudine, sul coraggio di combattere strenuamente per uno scopo, e sul rispetto, anche se inteso tra uomo e animale.
Mi ha dato motivo di discussione e confronto, sia con me stessa che con altri lettori; elemento che denota tutti i classici senza tempo.
 
 
VOTO: 7,5


Miss Charity - Marie Aude Murail

Miss Charity - Marie Aude Murail
Pagine: 477
Edizione: Giunti
Titolo originale: Miss Charity


TRAMA
Charity è intelligente e curiosa, assetata di contatti umani, di parole, di scambi e vuole partecipare alla vita del mondo.
Purtroppo, però, una ragazzina della buona società inglese dell'800 deve tacere, non mostrarsi troppo, salvo che in chiesa.
Charity, allora, si rifugia al terzo piano del suo palazzo borghese, in compagnia della servitù.
Per non morire di noia, alleva dei topini nella nursery, veste un coniglietto, studia dei funghi al microscopio, impara Shakespeare e disegna incessantemente dei corvi, con la speranza che un giorno succeda qualcosa...
Così comincia la vita di Charity Tiddler, ragazzina prima e donna poi, che farà della libertà un principio di vita.


RECENSIONE
Già dalle prime pagine ho capito che questo libro sarebbe stato un po' particolare.
La trama richiama molto la vita di Beatrix Potter: una bambina che si estrania dal mondo per vivere con gli animali e che mantiene questa condizione anche da donna trasformando la sua passione in un lavoro.
In certi momenti mi sono immedesimata molto in lei: è una ragazza sola e, per questo, ha una scarsissima autostima di sé stessa e delle sue capacità.
Vive in un panorama ottocentesco che è definito molto bene per quanto riguarda i rapporti umani ed in cui si sente spaesata, dove l'unica cosa che conta sembra essere il matrimonio e la ricchezza.
A parte ciò che riguarda la vita di Charity, l'autrice ha aggiunto alcuni particolari, tra cui quello più interessante è la storia  impregnata di mistero della governante Tabitha che, come in altri libri della Murail, è rappresentata molto bene in quanto a introspezione psicologica.
E' una ragazza folle che arricchisce la storia raccontando le leggende di Killiecrankie, il suo paese d'origine.
Un altro personaggio molto particolare è Kenneth Ashley. Ha una mente stravagante e strana, e fa l'attore in una compagnia teatrale.
L'autrice utilizza questo pretesto per raccontare stralci di spettacoli, anche di autori molto conosciuti come Wilde.
Tutto il libro in realtà ci fa pensare di essere nella platea di un teatro, perché i dialoghi sono impostati come un copione su modello dei libri di Shakespeare, che la protagonista studia.
La scrittura è semplice e scorrevole, l'inizio è scoppiettante e la fine anche, ma verso metà libro vi è una parte (anche un po' lunga) veramente statica e monotona in cui proseguivo a fatica; inoltre ci sono poche descrizioni dell'ambiente, perciò è un po' complicato immaginarsi le scene e i movimenti della storia.
Nonostante questo è, nel complesso, gradevole da leggere.
Se l'avessi visto sullo scaffale di una libreria probabilmente non lo avrei scelto, perché non è pienamente il mio genere, ma in realtà mi è abbastanza piaciuto.
Sembra una fiaba, anche se, in mezzo alla leggerezza si nascondono significati più profondi: per esempio, Charity osservando la vita degli animali trae considerazioni su quella di noi uomini, diventando più saggia di chi la circonda.
Un libro piacevole per tutti, per estraniarsi un po' dal mondo e viaggiare con la mente.


VOTO: 7


giovedì 6 giugno 2013

#MARE DI LIBRI 2013



Mare di libri è il festival dei ragazzi che leggono, situato a Rimini dal 14 al 16 di giugno, e assolutamente da non perdere!

Gli organizzatori di mare di libri si presentano così:
"A mare di libri si parla chiaro. Anche quest'anno abbiamo immaginato un programma di eventi che possa incontrare il gusto e le aspettative più diversi di coloro a cui ci rivolgiamo. E siccome saranno in prevalenza adolescenti, è a loro che ci rivolgiamo guardando con speranza a questo mondo sbagliato".


Mare di libri presenta una vasta gamma di volontari: ottanta e più ragazzi dagli 11 ai 18 anni che coordinano e partecipano all'evento. 

Quest'anno ho avuto l'onore di essere chiamata a partecipare come blogger, potendo usufruire di un pass per accedere agli eventi e ottenendo la possibilità di intervistare l'autrice di Monoceros, Suzette Mayr, presente al festival Domenica 16 alle ore 15:00.




E mi è stata anche inviata, dalla casa editrice Giunti (che ringrazio vivamente),una copia del libro "Miss Charity" di Marie-Aude Murail, presentato al festival Sabato 15 alle ore 10:00.



   Potrete trovare altre informazioni sul sito ufficiale: www.maredilibri.it
NON MANCATE!

mercoledì 5 giugno 2013

Il cuore insanguinato - Pamela Boiocchi

Il cuore insanguinato - Pamela Boiocchi
Pagine: 255
Edizione: Butterfly Edizioni


TRAMA
Isola di Saint-Christophe, XVII secolo. La giovane e coraggiosa Isabelle, figlia illegittima di un pirata e dell'ormai defunta lady Justine Ravenau, gestisce con la sua domestica Marjorie una locanda, Il Cuore Insanguinato, meta privilegiata di pirati e criminali.
Ma la sua quiete viene improvvisamente spezzata dall'arrivo dell'Oblivion, una nave inglese comandata da lord Taylor Harris Moore, l'uomo che sua madre aveva tradito innamorandosi del pirata e dando alla luce proprio lei, Isabelle. L'uomo propone alla giovane di allontanarsi da Saint-Christophe e di vivere a St.James of the Plain con lui. 
Isabelle accetta, e un nuovo mondo si apre dinanzi ai suoi occhi: abiti lussuosi, gioielli, feste. Tuttavia, la giovane donna sarà presto costretta a fronteggiare l'ipocrisia dell'alta società, che sa essere anche più pericolosa di un'isola abitata dai pirati. 
Intanto, una guerra si profila all'orizzonte: l'isole nella quale è cresciuta è in pericolo. Sarà l'aiuto del misterioso e affascinante Tristan Storm a riportarla al suo luogo di nascita per tentare di salvare ciò che ama e, soprattutto, a farle scoprire la passione.


RECENSIONE
Questo libro mi è stato inviato dalla casa editrice e l'ho iniziato appena mi è arrivato, perchè la trama mi ispirava moltissimo.
Lo scenario che ci si apre davanti agli occhi sembra quello di un romanzo di Emilio Salgari: una taverna dal nome invitante, che ho immaginato piena di criminali con la benda sull'occhio, gestita da Marjorie e Isabelle, magari vestite da pantaloni larghi e camice bianche in pizzo strette sul petto, in pieno stile piratesco.
Peccato che tutta questa bella atmosfera venga descritta solo in maniera superficiale e poco approfondita, perchè ancor prima che il lettore possa abituarsene viene stravolto tutto con l'arrivo della nave Oblivion, destinata a portare Isabelle in un mondo completamente diverso. 
Anche qui tutto quello che accade, banchetti o lezioni di galateo che siano, viene raccontato in modo frettoloso per lasciare spazio principalmente alla relazione tra Isabelle e Tristan. Quest'ultimo è il classico ragazzo cattivo e fascinoso, con milioni di donne che gli muoiono al seguito, e che si comporta in modo veramente odioso: io, personalmente, mi sarei stufata di seguirlo dopo solo due minuti.
Superata questa parte si arriva ad un punto abbastanza interessante, perchè all'orizzonte si profila una battaglia che sembra poter rendere l'atmosfera un po' più movimentata e avventurosa.
Ma anche qui, i due innamorati prendono il sopravvento e oscurano tutto il resto: la guerra imminente viene del tutto dimenticata e lasciata in pausa fino alla fine del libro; mentre la storia tra Tristan e la protagonista è portata fin troppo all'eccesso.
Per fortuna la situazione è in alcuni punti alleggerita da dialoghi abbastanza divertenti o maliziosi, che sono ben fatti, anche se in più momenti mi sono trovata scettica riguardo alla scrittura che, soprattutto all'inizio, ho trovato un po' troppo acerba. Anche se la narrazione si è rivelata molto scorrevole, ho trovato il lessico povero, troppi punti esclamativi o espressioni come "Diavolo!" o "Testa di legno!" che rendevano l'insieme un po' grottesco.
Nel finale, inoltre, viene portato avanti un altro tema. All'improvviso, Isabelle viene a conoscenza di un'antica maledizione che la minaccia in modo abbastanza violento e che introduce nel romanzo un'atmosfera intrigante e fantasy. Peccato che il libro finisca proprio in questo punto, e spero che questo particolare venga portato avanti e approfondito in secondo volume.
Insomma, è una storia adatta per chi non ha troppe pretese e ha voglia di svagare la testa, ma a me personalmente ha abbastanza deluso.


VOTO: 5

domenica 2 giugno 2013

Alta fedeltà - Nick Hornby

Alta fedeltà - Nick Hornby
Pagine: 253
Edizione: Guanda
Titolo originale: High Fidelity


TRAMA
In una Londra irrequieta e vibrante, le avventure, gli amori, la passione per la musica, i sogni e le disillusioni di una generazione di trentenni ancora piena di voglia di vivere.


RECENSIONE
Vorrei cominciare dicendo da subito che parlare di questo libro non è per nulla facile, perchè sostanzialmente non parla di niente.
Solo delle riflessioni di un trentenne che pensa troppo, continuamente, in qualsiasi momento della giornata. E' veramente uno strano personaggio, che fa ragionamenti ambigui, ma molto interessanti, in cui mi sono anche rivista un paio di volte.
Tutto è incentrato sulla sua separazione dalla ragazza, Laura, di cui noi inizialmente non conosciamo nemmeno il motivo.
Scrive direttamente a lei, e divide la storia in due parti: "una volta..." e "adesso...".
Sono frequenti i riferimenti a classifiche, ed è proprio con un palio a 5 posti che si apre il libro: "le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico". E' un elenco di nomi di ragazze, le sue vecchie delusioni amorose, e dedica ad ognuna di loro un capitolo. 
Il fatto che parli accuratamente del suo passato mi ha incuriosito e l'ho anche trovato molto utile, perchè aiuta a comprendere meglio le sue scelte nel presente.
La parte migliore è quella in cui parla di Charlie Nicholson, perchè proprio qui cominciano le sue riflessioni strane e veniamo a conoscenza anche del motivo che l'ha portato ad un'attaccamento così morboso alla musica, che spiega con una frase bellissima. 

"Ascoltavo la musica perchè soffrivo? O soffrivo perchè ascoltavo la musica? Sono tutti quei dischi che ci fanno diventare malinconici? (...) Nessuno si preoccupa dei ragazzini che ascoltano migliaia di canzoni che parlano di cuori spezzati e abbandoni e dolore e sofferenza e perdita. (...) So per certo che saranno persone che hanno ascoltato canzoni tristi più a lungo di quanto non siano durate le loro tristi storie.

 A proposito di frasi memorabili, il libro ne è pieno: sul mio quadernino ne avrò segnate almeno cinque, sono quelle citazioni che ti colpiscono e ti fanno venir voglia di poterle ricordare per sempre.
Inoltre, la musica è ovunque, sembra seguirci mentre leggiamo, come se avessimo delle colonne sonore in testa. E parla dei grandi classici della storia del rock, del country, del pop o del soul; di serate al pub a guardare gruppi esibirsi; del negozio di dischi di Rob, ma soprattutto delle cassette. Le cassette, in questo romanzo, non sono mezzi per riprodurre la musica, ma per parlare di sè e rivelarsi. Rob, il protagonista, le usa per dichiarare il suo amore ad una ragazza ed ogni volta che ne conosce una che lo colpisce, passa la notte a incidere melodie su melodie, che parlino al posto suo.
Per l'ennesima volta, quindi, sono contraria ai giudizi che avevo letto su questo libro: dicevano fosse noioso, insensato, che il protagonista fosse "uno sfigato proprietario di un negozio di dischi"; ma io, di questo non ho visto nulla. Non è noioso, perchè ho sempre amato conoscere nel profondo la mente di ogni personaggio; non è insensato; e il protagonista mi ha attirato veramente tanto fin dal primo momento, e non so cosa darei per incontrarlo al pub, qualche sera.
E' un libro strano, sì, ma a me le cose strane sono sempre piaciute.


VOTO: 8/9