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domenica 25 settembre 2016

L'idiota - Fëdor Dostoevskij

L'idiota - Fedor Dostoevskij 
Pagine: 636
Edizione: Crescere Edizioni

TRAMA                                                                                   
Il giovane principe Myskin ritorna in Russia per ottenere la sua eredità, dopo aver trascorso molto tempo in Svizzera, dove si era recato per curare una malattia nervosa. Durante il viaggio in treno incontra Parfen Rogozin, un ragazzo esuberante, follemente innamorato di Nastas'ja Filippovna. 
I tre sono destinati a ritrovarsi a San Pietroburgo, dove saranno trascinati in un vortice di avvenimenti e passioni, fino a un tragico epilogo.


RECENSIONE                                                                              
Ho aspettato a lungo prima di iniziare questo romanzo, perchè sapevo che di tempo me ne avrebbe "rubato" parecchio. Ho centellinato la lettura, poche pagine alla volta tra un impegno e l'altro, fino ad una vacanza al mare in cui non avevo altro da fare che leggere, e Dostoevskij mi ha salvato da infiniti pomeriggi al sole a fissare l'acqua e nient'altro. L'ho iniziato in una città e l'ho finito in un'altra, dopo essermi trasferita e dopo aver iniziato a studiare il russo, lingua madre dello scrittore. A sentir parlare di cultura russa e popolo russo, io mi sentivo già a casa, già in confidenza con i paesaggi di Pietroburgo e i nomi più comuni, perchè un pezzo importante di quel paese mi era già stato mostrato in questo romanzo. 
Più di ogni altra cosa, mi erano stati mostrati dei "tipi" peculiari e unici, così come le persone più comuni, ma immersi gli uni e gli altri nell'etichetta delle famiglie altolocate, caratterizzati tutti dall'orgoglio russo, dal rigore e dal rispetto dei riti, dai rapporti di convenienza trasformati in un minuto in grandissime amicizie permeate di riconoscenza e fiducia. 
La progettazione dell'intreccio è geniale, così come incomparabile è la maestria dell'autore nel gestirlo senza mai creare confusione. All'inizio della lettura, segnavo i nomi dei personaggi man mano che li incontravo; man mano che gli ultimi arrivati andavano ad ammucchiarsi sulla pila di tutte le anime e di tutti i corpi già presenti. Ho smesso dopo pochi capitoli, perchè ho capito che non ne avrei avuto bisogno, che non mi sarei dimenticata il nome o la posizione sociale dell'uno o dell'altro. 
L'intreccio è, infatti, veramente contorto, ma i guai seri ed intricati cominciano dopo circa 350 pagine. Prima, lo scrittore si dedica a preparare il terreno per il grande concentrato di avvenimenti finale: presenta ogni individuo a tutto tondo, facendolo parlare ed agire in vari contesti, vari momenti e a contatto con persone diverse; facendogli cambiare stato d'animo, da lucido a confusionale. Dopo tutto il preambolo, il lettore è in grado di capire ed apprezzare ognuno fino in fondo, di partecipare emotivamente nei cambiamenti di relazione, come se fosse a contatto con amici di vecchia data che si sposano e si lasciano, che rubano, che si uniscono in ambigue alleanze.
Il lettore si affeziona e quando abbandona la lettura, nel momento in cui la riprende e ritrova i personaggi intenti a dialogare, si sente come un invisibile fantasma che entra, non visto, in una delle stanze della casa che ha deciso di infestare e vi ritrova gli inquilini intenti a bere un caffè, e si sente bene in compagnia delle persone amate che osserva ogni giorno, nonostante queste non abbiano nemmeno una vaga idea della sua presenza.
Come un gigante, il lettore guarda dall'alto la pagina bianca marchiata dalle lettere in inchiostro nero, come guarderebbe una scacchiera bianca e nera su cui le pedine prendono la forma di piccoli principi Myskin, piccoli Rogozin, piccole Nastas'ja Filippovna. 
Le pedine più in risalto sono tre, tre pedine rosa, tre donne dal carattere forte: Lizaveta Prokofevna, Nastas'ja Filippovna e Aglaja Ivanovna, tre personaggi femminili emancipati e ribelli, seducenti, che tengono testa agli uomini e sprigionano con irruenza e senza paura la propria personalità nevrotica e impulsiva.
Il principe Myskin, il protagonista, è invece sommesso; un misto tra un cantastorie e il bambino ingenuo che lo ascolterebbe incantato: ammalia tutti con la sua capacità retorica e allo stesso tempo con la sua innocenza, con il suo candore immacolato che lo rende cieco di fronte agli inganni e ai pericoli del mondo. 
Il ritmo della narrazione è lento. L'azione è pressochè assente, le descrizioni sono prolisse; a dialoghi brevi di botta e risposta sono sostituiti monologhi lunghi pagine. E' una lentezza pensata, studiata ad hoc per lasciare spazio all'esposizione di punti di vista e ragionamenti filosofici, ad idee radicate nello scrittore stesso, di cui i personaggi si fanno portavoce. 
E' un libro che va letto dopo aver accettato il compromesso che oltre a ricevere cultura, bellezza e arricchimento intellettuale, è il lettore stesso a dover dare, a dover donare al romanzo attenzione e tempo, pazienza. 


VOTO: 8