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mercoledì 19 giugno 2013

La ragazza con l'orecchino di perla - Tracy Chevalier

La ragazza con l'orecchino di perla - Tracy Chevalier
Pagine: 228
Edizioni: Beat
Titolo originale: Girl with a pearl earring



TRAMA


Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città...Griet, la figlia di un decoratore di piastrelle, è in cucina, intenta a sistemare le verdure tritate.
Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e una donna che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Catharina, gente ricca e influente, proveniente dal Quartiere dei Papisti.
Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.
Romanzo che ci conduce là dove l'arte è divisa dalla passione soltanto da una linea sottile.


RECENSIONE
Tra tutte le letture estive consigliatemi dalla prof. d'inglese, avevo scartato "La ragazza con l'orecchino di perla".
Di tutta la lista, però, era l'unico che avevano in libreria e così, pensando che fosse un segno, l'ho comprato comunque.
Sapevo di avere tra le mani un grande romanzo, ma non immaginavo qualcosa di così perfetto.
Mentre leggevo avevo quasi la sensazione di non riuscire a coglierne tutta la bellezza; sapevo di essere a contatto con una "magia" enorme, ma avevo paura di non poter riuscire a percepirla del tutto e, per questo, ho avuto la tentazione di ricominciare il libro una seconda o addirittura una terza volta.
Questo senso quasi di inferiorità nei confronti del romanzo è dovuta, forse, al fatto che è pieno di poesia. Non poesia di parole in rima o frasi memorabili, ma di immagini.
La voce in prima persona di Griet, infatti, ha un linguaggio chiaro e semplice, ma non scontato e superficiale: vengono usate,di continuo, similitudini molto pittoresche ed efficaci che aiutano moltissimo nelle descrizioni, tanto che la scena sembra sempre chiara e palpabile sotto i nostri occhi.
Rende affascinanti situazioni comuni, come quattro bambine su una panchina che giocano con le bolle di sapone, una madre che si veste sotto gli occhi estasiati delle figlie, o una ragazza che si scioglie i lunghi capelli.
Allo stesso momento crea un panorama nitido del modo di pensare e di relazionarsi nell'Olanda del XVII secolo; ci fa conoscere profondamente i personaggi attraverso le loro parole e le loro azioni.
Di questi, mi ha colpito Cornelia che, pur essendo una bambina, incarna in sé la curiosità più spinta e una cattiveria spropositata. O Maria Thins, "una di quelle vecchie che danno l'impressione di sopravvivere a tutti".
Ma, soprattutto, l'autrice parla dei sentimenti in un modo molto particolare. Non troverete mai la parola "amore", ma viene lasciato intendere tutto, e forse anche di più, semplicemente facendo delle allusioni.
E' un amore fatto di gesti, frasi coincise e sguardi scambiati nell'atelier di Vermeer che sembra essere un piccolo angolo di paradiso, un mondo parallelo. Un amore pure e immacolato, ancor più esaltato dal contrasto con una relazione che è, invece, molto fisica e vorace, tenuta viva nel buio e nei vicoli.
E' una storia affascinante che, suppongo, sia nata dal quadro che fa da copertina al romanzo e che presta il suo viso alla protagonista; vale la pena di essere letta, perché è un po' come ci vengono descritti i quadri del pittore: non racconta niente di nuovo, ma è difficile staccarne gli occhi.


VOTO: 10

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