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sabato 1 novembre 2014

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino - Christiane F.

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino - Christiane F.
Pagine: 344
Edizione: Rizzoli
Titolo originale: Wir kinder vonm Bahnhof Zoo


TRAMA                    
Berlino, anni Settanta, quartiere dormitorio di Gropiusstadt. Christiane F. ha dodici anni, un padre violento e una madre spesso fuori casa. Inizia a fumare hashish e a prendere lsd, efedrina e mandrax. A quattordici anni per la prima volta si fa di eroina e comincia a prostituirsi. E' l'inizio di una discesa nel gorgo della droga da cui risalirà faticosamente dopo due anni. 
La sua storia, raccontata ai due giornalisti del settimanale "Stern" Kai Hermann e Horst Rieck, è diventata un caso esemplare, una denuncia dell'indifferenza della nostra società verso un dramma sempre attuale.


RECENSIONE                    
Difficile scrivere un'introduzione a un'opera tanto famosa come Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, un titolo conosciuto per il film, per il libro, o semplicemente per fama.
Incuriosita da tutta questa popolarità, avevo guardato il film l'anno scorso e mi aveva decisamente impressionata per la sua crudità, durezza e, purtroppo, anche per il suo realismo. Scene schiette,
ambientazioni cupe, sguardi inquietanti; nulla di lasciato al caso, nulla di eufemistico o di attenuato.
Grazie a tutte queste caratteristiche riesce ad ottenere senza problemi l'effetto desiderato, ovvero mettere in luce una realtà spaventosa e da evitare. Nonostante questo merito, però, non mi aveva entusiasmato moltissimo e, avendo sentito dire che il libro era completamente differente e che valeva la pena di essere letto, l'ho inserito in wishlist. 
Iniziarlo mentre mi trovavo proprio a Berlino ha avuto un effetto abbastanza forte, perchè riconoscevo il nome dei luoghi citati e quindi, la realtà raccontata che sembrava essere così distante da quella che conosco, si è rivelata a portata di mano. Ciò avviene anche per la struttura e lo stile della narrazione che fa sì che leggendo si abbia l'impressione di avere di fronte Christiane F. in persona, di dialogare con lei, facendosi raccontare tutta la sua esperienza. Il volume è, infatti, il risultato di un'intervista con la protagonista che, invece di durare due settimane, si è prolungata per giorni e giorni tra testimonianze esterne e racconti di esperienza diretta.
Il linguaggio è proprio quello del parlato e lascia un po' a desiderare per il lessico abbastanza limitato e il registro colloquiale, quasi dialettale. D'altra parte, però, risulta estremamente efficace, perchè parla in prima persona ed esplicitamente di argomenti anche parecchio delicati, evitando giri di parole che appesantirebbero eccessivamente l'atmosfera.
Racconta la sua vita dall'infanzia al momento dell'"esilio" forzato da Berlino per disintossicarsi. Seguiamo, quindi, un percorso completo; conosciamo i suoi movimenti dai primi passi fino alla più totale autodistruzione. Per chi è interessato all'argomento, o semplicemente curioso, è estremamente affascinante (anche se in senso abbastanza negativo) seguire le fasi e lo sviluppo degli effetti di una droga devastante come l'eroina: la dipendenza mentale, la dipendenza fisica, il benessere seguito dal dolore e dall'incapacità di autocontrollo. La cosa che mi ha impressionato di più è la consapevolezza dei drogati stessi. Conoscono gli effetti collaterali e la brutalità di ciò che stanno facendo, ma sono totalmente impotenti e incapaci di liberarsene.
L'ambientazione è la Berlino degli anni '70 e l'immagine che ce ne viene data è tra le più cupe che io abbia mai trovato in un libro autobiografico/realistico. Discoteche, stazioni e bagni pubblici sudici, popolati da una gioventù irrecuperabilmente rovinata. E' sconvolgente, infatti, la bassissima età con cui i personaggi cominciano a frequentare questi ambienti malfamati. Christiane, per esempio, comincia queste esperienze intorno ai 13 anni. La tematica della famiglia e della responsabilità dei genitori è quindi trattata in maniera estremamente negativa, le figure adulte risultano completamente assenti all'inizio e sveglie solo quando è troppo tardi. 
Un altro tema, che mi è piaciuto molto, è quello dell'amore. E', a mio parere, quello che offre più spunti di riflessione e discussione, perchè estremamente ambiguo e sfaccettato. 
Ne sono l'emblema Christiane e Detlef, entrambi giovanissimi e tossicodipendenti. Viviamo la loro storia d'amore dagli occhi di un'innamoratissima Christiane che in certi momenti sembra essere dipendente dal suo ragazzo tanto quanto dall'eroina. In realtà, queste due diverse tipologie di relazione sono poste su una scala gerarchica: seppur in certi momenti, l'amore prenda il sopravvento e cerchi di sconfiggere l'altro tipo di dipendenza, la droga finisce sempre sul podio, al primo posto. E' ciò che li lega e ciò che, allo stesso tempo, li separa e li pone uno contro l'altro, confondendo il lettore riguardo alla forza di quel legame che fino a un momento prima sembrava indistruttibile.
Un altro punto positivo sono stati gli interventi della madre di Christiane o degli esponenti della politica antidroga fra i giovani che, per qualche pagina, hanno contribuito a creare una specie di romanzo polifonico avente un pizzico di originalità in più rispetto a un autobiografico raccontato sempre dalla stessa persona.
In effetti, la storia risulta già di per sè abbastanza monotona, perchè racconta di una dipendenza quotidiana che si lega immancabilmente alla routine. Resta pur sempre un libro estremamente educativo e penso che valga la pena di essere letto, almeno una volta nella vita.
Una storia estremamente toccante, quasi morbosa. Sconsigliata, forse, ai deboli di stomaco, o a chi è particolarmente impressionabile o sensibile a certi argomenti, ma per chi è interessato alla tematica è, sicuramente, un must da non perdere.


VOTO: 7

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