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giovedì 21 febbraio 2013

Vae Victis - Daniela Barisone

Vae Victis - Daniela Barisone
Pagine: 166
Edizione: La mela avvelenata


TRAMA
Vae victis è una locuzione latina che letteralmente significa "guai ai vinti". E' divenuta proverbiale in molte culture e viene più frequentemente utilizzata come amaro commento dinanzi a una crudele sopraffazione o ad un beffardo accanimento di chi ha di fronte un avversario non più in grado di difendersi.

E' in una situazione di ossessione psicologica che i detectives Dave Carter ed Erika Hangover si muovono, in una Chicago anni '30 in mando ad Al Capone. Ma l'arresto del mafioso è l'ultimo dei loro pensieri, perchè la loro vita è un sogno dentro il sogno e le ossessioni sessuali sono di quanto più difficile e terribile da affrontare...soprattutto quando la donna che ti fa uscire pazzo è morta.


RECENSIONE
In questo libro sono concentrati più argomenti, tutti collegati fra loro.
Il principale è la Chicago di Al Capone, e gli svariati riferimenti al film "The untouchables". I protagonisti sono infatti due membri del team degli intoccabili, con il compito di arrestare il temibile mafioso.
Basato quindi su fatti reali e anche cinematografici, si fonde con un'atmosfera fantasy, thriller ed anche erotica.
Questo fatto di unire più generi e più situazioni, alcune reali e alcune inventate, in un'unica storia veramente originale e fuori dal comune, mi ha colpito parecchio. 
L'unica cosa un po' troppo esagerata è forse questa grande enfatizzazione sui "mostri", cosa un po' banale che non mi è mai piaciuta più di tanto nei libri. 
I due protagonisti sono entrambi particolari, ognuno dei due nasconde un segreto: Dave l'omosessualità ed Eric la sua attrazione smodata per una donna morta.
Anche questa si presenta come una figura molto ambigua, tanto da sembrare apparentemente fuori posto nel contesto che ci viene presentato. Poi però anch'essa si collegherà con il resto, a formare un inquietante panorama di terrore e follia.
Un libro breve, solo 166 pagine, lette in poche ore. La brevità porta la scrittrice a raccontare il tutto con un ritmo frenetico, come di corsa. Questo mi ha fatto sentire, quando ho chiuso il libro, come se i protagonisti della storia fossero ancora sospesi in aria nell'atto di correre per sbrigarsi a rimettersi tra le pagine a cui appartevano. Mi hanno inseguito ancora per un po', mi sono rimasti nella testa, e poi sono ritornati a Chicago.
Una sensazione strana, che mi ha colpito.
Un libro particolare e denso, che ti resta per un po' appiccicato addosso. 


VOTO: 7

3 commenti: