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martedì 1 settembre 2015

Il Cardellino - Donna Tartt

Il cardellino - Donna Tartt
Pagine: 892
Edizione: Rizzoli
Titolo originale: The Goldfinch


TRAMA                                                                                         
Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti nè un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dalla'cuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino originale che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminilità internazionale. 


RECENSIONE                                                                                                                   
Alla televisione sentiamo continuamente parlare di attacchi terroristici, stragi, rapine, ma tutto sembra talmente distante da noi, come se non potesse mai succederci per davvero, che non riusciamo ad immaginare fino a fondo come ci si possa sentire, cosa si possa provare. Se vi siete già trovati in questa situazione, questo romanzo può esservi utile.
Mi ricordava un po' Molto forte incredibilmente vicino, un libro che mi piace tanto e che non rileggo da molto tempo, con il figlio sopravvissuto che deve convivere con il peso della perdita del genitore a cui era più affezionato. Sono stata spinta a leggerlo proprio per questo e, inoltre, con un quadro rubato e intrighi di criminalità mi aspettavo tanta azione che non mi avrebbe fatto pesare le quasi 900 pagine di questo volume. 
Invece mi sono ritrovata davanti introspezione e filosofia.
Questi due elementi sono in grado, a mio parere, di creare romanzi formidabilI, soprattutto per il mio gusto personale, ma capirete che 800 e più pagine di riflessioni possono risultare un po' pesanti. E così, tra letture abbandonate a metà e questo bel volume lento, sono mancata dal blog per un mesetto. 
Ma non divaghiamo.
Se dovessi scegliere due parole per descriverlo, sarei banale: amore e odio. Non ci sono altri termini che possono rendere meglio ciò che ho provato ogni volta che me lo ritrovavo fra le mani.
All'inizio è stato un colpo di fulmine: ho subito capito che Donna Tartt è veramente capace di scrivere. Se un giorno dovessi avere bisogno di un modello di scrittura, o qualcuno mi chiedesse come va scritto un libro, non avrei dubbi sull'indicare Il Cardellino.
E' una scrittura precisa, giusta. Sa inquadrare un personaggio in corpo e anima in 10 righe, far muovere tutto al rallentatore in una scena da film d'azione; usa il tono e il registro giusto al momento giusto e crea delle descrizioni eteree. A parole riesce a esprimere in un modo o nell'altro buona parte delle cose che ognuno di noi si porta dentro, è impossibile non ritrovarsi in nemmeno un passaggio. Ci sono delle citazioni davvero da pelle d'oca. 
"Perchè sviluppavo quel genere di curiosità morbosa nei confronti delle persone? 
Era normale fissarsi su un'estranea con tanta febbrile intensità? 
No. Non riuscivo a immaginare che un passante qualunque potesse coltivare un simile interesse nei miei confronti. Eppure ero affascinato dagli sconosciuti, volevo sapere cosa mangiavano e in quali piatti, quali film guardavano e che musica ascoltavano, volevo frugare sotto i letti e nei loro cassetti segreti, nei comodini e dentro le tasche dei cappotti. Spesso, per strada, notavo persone che mi incuriosivano, e passavo giorni interi a fantasticare, a inventare storia sul loro conto mentre viaggiavo nella metro o sull'autobus che attraversava la città."
Dal punto di vista formale, sarei rimasta a leggerlo per ore; d'altra parte il coinvolgimento è stato decisamente altalenante, soprattutto dalla metà in poi. Mi piace vedere come un'autore rappresenta la mente dei protagonisti, mi piace inquadrare i personaggi grazie a delle belle descrizioni, ma talvolta la narrazione diventava troppo lenta sia dal punto di vista narrativo che dell'intreccio: penso che i colpi di scena che mi hanno colpito siano stati due in tutto il romanzo. Soprattutto verso il finale, arrivata ad un certo punto ho pensato: "ecco la svolta che stavo aspettando", ma in realtà tutto è crollato a picco dopo poche pagine e mi sono ritrovata immersa in noiose descrizioni di giornate in cui il protagonista non fa altro che stare chiuso in una stanza.  
Il finale vero e proprio, invece, mi ha riportato un po' su, diciamo non su una montagna, ma almeno su una collina. E' stata una conclusione inaspettata, molto introspettiva, che mi ha stupito per la sua saggezza.
Anche nei confronti dei personaggi stessi ho provato amore, tenerezza, odio, distacco, circospezione, diffidenza. Il più ambiguo è stato sicuramente Boris, l'amico che non vorrei mai avere, ma con uno stile di vita così curioso che passerei interi pomeriggi con lui; in alcuni momenti, mi sarei buttata nelle sue braccia e in altre mi sarei distaccata con disprezzo e sospetto. Pippa, invece, ha occupato il mio cuore invariatamente durante tutte le infinite pagine del romanzo, perchè è un personaggio la cui condizione mi ha suscitato un'incredibile tenerezza e vorrei che fosse stata più presente. 
Un cocktail di emozioni, un libro difficile da definire, che avrei lanciato lontano e il minuto dopo tenuto stretto al petto. Le emozioni contrastanti, la sua caratteristica principale.


VOTO: 7/8

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