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domenica 25 gennaio 2015

Uomini e topi - John Steinbeck

Uomini e topi - John Steinbeck
Pagine: 118
Edizione: Bompiani
Titolo originale: Of mice and men


TRAMA                                                                   
Uomini e topi è un breve romanzo, ricco di dialoghi. Protagonisti, due lavoratori stagionali, George Milton e l'inseparabile Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. 
Il ritratto di un'America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.


RECENSIONE                                                               
Nella lista della BBC dei 100 libri da leggere prima di morire, questo piccolo romanzo di John Steinbeck è il primo che ho deciso di affrontare.
Uomini e topi, un titolo famoso, che a sentirlo suona familiare, ma di cui non mi ero mai curata. E' un
piccolo libricino che passa inosservato, letto in una mattinata vuota di scuola. Se per giudicarlo mi basassi sulla superficie, vi direi che si tratta di una storiella dialogata scorrevole, drammatica, che ci fa sorridere tristemente, ma che si dimentica dopo aver chiuso il libro. 
Andiamo invece in profondità, studiamo i fondali nascosti negli spazi bianchi fra le parole.
Innanzitutto la narrazione dialogata non è fine a sè stessa. L'autore sceglie di riportare conversazioni su conversazioni, di racchiudere nelle nuvolette da fumetto le parole dei protagonisti, perchè è un'opera scritta per i braccianti della California, un pubblico non istruito e non alfabetizzato, che ha bisogno di basarsi sul reale, di toccare con mano le parole grevi dei personaggi. Il dialogo, inoltre, è uno strumento utilissimo per entrare nella psiche della gente: la parola è ciò che ci distingue dalle bestie. Da come parliamo, da ciò che diciamo traspare l'immagine che vogliamo dare di noi stessi. Ed è in questo modo che ci vengono illustrati i "tipi" di questa storia. Parlo di "tipi", perchè sembra di avere a che fare con dei veri e proprio modelli comportamentali; nell'involucro della persona sta racchiusa un'unica qualità che la riempie tutta. Innocenza, tentazione, arroganza, insensibilità. Questi vocaboli sono imprigionati in corpi, a loro volta chiusi in un desolato ranch. 
Lennie Small ha un nome ironico, che sembra quasi prendersi gioco di sè stesso. E' un nome simbolico, che rispecchia l'immagine che gli altri si fanno di lui. Lennie è un uomo grande e grosso, ma con la mente pura e ingenua di un bambino. E' come se quel cognome volesse avvertirci di non farci spaventare dall'apparenza di gigante, che in realtà quel corpo non è mosso da altro che un piccolo cervello incapace di funzionare nel modo giusto. In realtà, tutta quella grandezza contiene innocenza. Carente di intelligenza, Lennie porta dentro di sè qualcosa che gli altri uomini hanno perso: possiede inconsapevolmente un tesoro inestimabile, che gli adulti, corrotti dal mondo, non riescono a comprendere e ad apprezzare. 
Curley è il "cattivo", sua moglie la tentatrice. Il serpente del giardino dell'Eden. Entra nella storia attraversando simbolicamente l'uscio della camerata del ranch, senza chiedere permesso, spezzando il fascio della luce del sole che filtrava all'interno. Unica figura femminile in mezzo ai lavorati, sembra avere al principio un ruolo marginale, di frivola ragazza viziata che ama farsi corteggiare. Si rivela,
poi, decisiva per la sorte dei protagonisti, una Parca tessitrice dei fili del destino come nella mitologia greca. 
Il destino è, appunto, uno dei temi principali che questa storia ci offre senza dircelo apertamente: ne veniamo a contato indirettamente, attraverso gli eventi che realmente accadono, prepotentemente contrastanti con i sogni di libertà. Il vero fulcro è il sogno, l'illusione; il destino ne rappresenta solo la rottura, il crollo di un castello di aria, la terra che si apre in uno squarcio e ci fa ricadere violentemente nella realtà. Il sogno è una cura; la speranza è il cerotto, la consolazione che permette di andare avanti. Le parole ci credono, ne parlano convinte e convincenti, ma la mente non ci casca, è consapevole del piccolo tarlo della rassegnazione che si fa strada al suo interno. 
Ultimo, ma non meno importante argomento è quello del rapporto con la diversità. Oltre all'evidente scherno nei confronti dello sciocco Lennie, è rappresentata anche l'attitudine razzista nei confronti del vecchio Crooks. Non può entrare nella stanza in cui tutti gli altri dormono, vive isolato in una stanzetta a fianco della stalla e ricambia i pregiudizi altrui con riserbo e asprezza. Questo libro è l'affidabile rappresentazione di una realtà ingiusta, in crisi, permeata da umanità e bestialità, bontà genuina e malvagità immensa. 
Con un finale drammatico, spietato, ma terribilmente reale, questo piccolo libro sprigiona più forza di quanto possa sembrare, arrivando a stringerci il cuore.


VOTO: 8

2 commenti:

  1. Ho letto questo libro molti anni, e concordo con quello che hai detto: un libro che, noostante le dimensioni ridotte, colpisce molto più di quanto si possa immaginare ç_ç

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  2. Ciao, se passi dal mio blog Detective Gufo ha una sorpresa per te (:

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