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lunedì 30 giugno 2014

Di tutte le ricchezze - Stefano Benni

Di tutte le ricchezze - Stefano Benni
Pagine: 207
Edizione: Feltrinelli


TRAMA
Martin è un maturo professore e poeta che si è ritirato a vivere ai margini di un bosco: è una nuova stagione della vita, vissuta con consapevolezza e arricchita dai ricordi e dalle conversazioni che Martin intrattiene con il cane Ombra e con molti altri animali bizzarri e filosofi. In questa solitudine coltiva la sua passione di studioso per la poesia giocosa e per Il Catena, un misterioso poeta locale morto in manicomio. Questa tranquillità, che nasconde però strani segreti, è turbata dall'arrivo di una coppia che viene a vivere in un casale vicino: un mercante d'arte in fuga dalla città e Michelle, la sua bellissima e biondissima compagna. L'apparizione di Michelle, simile a una donna conosciuta da Martin nel passato, gonfia di vento, pensieri e speranze i giorni del buon vecchio professore. Il ritmo del cuore e il ritmo della vita prendono una velocità imprevista. Una velocità che una sera, a una festa di paese, innesca il vortice di un fantastico giro di valzer.


RECENSIONE
Con la prospettiva di intervistare Stefano Benni al festival Mare di Libri e avendo già letto la sua raccolta Bar sotto il mare, ho deciso di leggere un romanzo con una storia lineare come Di tutte le ricchezze.
La cosa che mi ha colpito di più è stata la moltitudine di personaggi.
I personaggi di sfondo sono costituiti dalla gente del paese, utile solo per crear spunti di satira e, a volte, per fare critica, anche abbastanza forte, nei confronti delle classi dirigenti e, più in generale, della società di oggi.
Sono protagoniste in un certo qual modo anche le leggende, tema che mi appassiona sempre molto e che ha dato un pizzico di pepe al libro. Le principali sono due, entrambe smentite più volte e riformulate in maniera più fittizzia o veritiera, come classico di tutti i racconti tramandati a voce. 
Insieme alle leggende, altri elementi surreali del libro sono gli animali che parlano. All'inizio la cosa mi infastidiva, mi sembrava un elemento infantile e inutile, facilmente evitabile, ma in seguito si può capire che le figure degli animali siano semplicemente metafore e personificazioni di caratteristiche che servono in quel momento a rappresentare gli stati d'animo del protagonista e i suoi pensieri.
Durante l'intervista, al festival Mare di Libri, ho chiesto all'autore il perchè di questa decisione e la risposta è stata che gli animali parlano veramente, basta guardarli negli occhi.
Infine, vi sono i personaggi principali: Martin, il protagonista, e i due vicini di casa trasferiti di fresco.
Martin e Michelle, la vicina, sono molto ben caratterizzati, perchè inseriti un contesto ben approfondito. Nel corso del libro, infatti, si scava nel loro passato facendo riemergere vecchi episodi che entrambi preferirebbero dimenticare e si raccontano, in modo di condividerli e perderli un po'.
Martin mi è piaciuto molto. Pur essendo un professore in pensione, non interpreta la figura del vecchio saggio come pensavo, tutto il contrario. Vengono infatti messi in risalto tutti i suoi vizi della vita passata, e molti difetti di quella presente. Un po' di impulsività nell'amore che prova per la nuova vicina, non sempre sincerità, un po' di opportunismo e finta gentilezza per non ferire troppo chi ha di fronte con la schiettezza. Ma allo stesso tempo, maturità e consapevolezza dei propri limiti e di ciò a cui va incontro.
Michelle mi è piaciuta un po' meno, perchè se le si toglie la bellezza, non resta nulla. Non mi è sembrata una donna di carattere e nemmeno una timidona, perchè spesso prende l'iniziativa di inviti e danze. Sta nel mezzo, non è nè una cosa nè l'altra, particolare che la rende un po' anonima e monotona.
Il Torvo, compagno di Michelle, soprannominato così per la sua aria corrucciata è quello meno definito, semplicemente per la sua breve presenza nella storia. Nonostante ciò, riusciamo a capire molte cose su di lui e sul suo animo abbastanza meschino.
La storia che nasce tra Martin e Michelle è un amore quasi inconsistente, è più un'attrazione, un bisogno reciproco: bisogno di giovinezza, speranze e anche compagnia da parte del professore; bisogno di un riferimento e di una figura matura da parte dell'indecisa Michelle. E' un legame particolare quello che si instaura, che sembra finire ancor prima di cominciare, forse bloccato da qualcosa di troppo interno e profondo, tanto che il lettore non riesce a comprenderlo pienamente. Mi è piaciuto il riferimento alle Notti Bianche che, spesso, nella testa del professore trasformava l'anonimo Borgoconio in San Pietroburgo, e un valzer a una sagra di paese a un gran ballo vienne guidato dalle note di Strauss.
La scrittura di Benni è estremamente ironica e frizzante, leggera, a volte quasi un po' troppo. Per esempio, quando ogni evento viene reso come un reportage diviso in parti. Per esempio, l'arrivo dei vicini in casa viene reso così: DIVIDIAMO LA COMMEDIA "CHI HA BUSSATO ALLA MIA PORTA" IN TRE PARTI. IL PROLOGO: DESCRIZIONE DEI PERSONAGGI E DEGLI ARGOMENTI INIZIALI.
Mi è sembrato un espediente per raccontare abbastanza carino, ma che a mio parere abbassa un po' troppo il registro e tutto assume un'aria quasi comica, come se dovesse esser preso poco sul serio.
I capitoli sono brevi, divisi in vari paragrafi, fatto che rende la lettura ancor più scorrevole; ognuno è introdotto da brevi poesie che fanno riferimento, in modo generico, agli stati d'animo e a ciò che vi troveremo all'interno.
E' un libro che mette molta carne al fuoco, di cui si possono analizzare molti temi.
E' stata una lettura molto veloce e scorrevole, ma anche abbastanza comune, fatta eccezione di alcuni aspetti originali.


VOTO: 7-


Io, Stefano Benni, Matilde e il blogger Francesco di Book Reviews

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