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giovedì 16 novembre 2017

I Buddenbrook - Thomas Mann

Un tuffo nei romanzi di Thomas Mann...

Buona domenica, lettori! 
Dopo una lunga assenza - causata da un viaggio studio di un mese a Mosca, viaggi di svago e inizio dell'università con conseguente senso di spaesamento iniziale e necessità di un periodo abbastanza lungo di tempo per ambientarmi - sono tornata con nuove recensioni. Per inaugurare il mio rientro, vi parlerò del romanzo d'esordio di Thomas Mann, lettura assegnatami in università per il corso di letteratura tedesca: I Buddenbrook.



I Buddenbrook - Thomas Mann
Pagine: 464
Edizione: Newton Compton
Titolo originale: Buddenbrooks. Verfall einer Familie



TRAMA                                                                        
È la storia dell'ascesa e del declino di una famiglia della borghesia mercantile del sec. XIX, titolare a Lubecca di una ditta di cereali, fondata nel 1768. La vicenda si intreccia intorno alla vita dei primogeniti di quattro generazioni: Johann senior, Johann/Jean junior, Thomas e Hanno.



RECENSIONE                                                             
Romanzo d'esordio di Thomas Mann, nonchè opera che gli fece vincere il premio Nobel nel 1929, I Buddenbrook è un'opera maestra della letteratura tedesca. 
Anche senza aver letto niente di questo autore, si conosce la sua fama: Thomas Mann è considerato un saldo pilastro, un mostro di bravura degno di venerazione, di fronte al quale si prova anche un po' di timore reverenziale; un genio di cui i tedeschi vanno particolarmente fieri. Questa sua reputazione si deve soprattutto all'opera La montagna incantata, davanti alla quale viene voglia di inchinarsi. Lo scrittore è conosciuto per la sua vastissima conoscenza in numerosi settori, che vanno dalla filosofia all'ambito scientifico, e che non si astiene da inserire nei suoi romanzi attraverso lunghe divagazioni e descrizioni dettagliate e precise, che non lasciano nulla all'immaginazione. Noto è anche il suo stile forbito, ricco e la sua sintassi complessa, con subordinate che si susseguono per interi paragrafi.
Quando ho iniziato I Buddenbrook sono rimasta piuttosto perplessa: non ci vedevo niente di tutto ciò. Nella prima opera dell'autore, evidentemente, è stato utilizzato uno stile molto più semplice e diretto, più lineare; in sostanza, la lettura è stata molto più scorrevole di quanto pensassi. Anche le vicende raccontate si concentrano più sull'azione e lo sviluppo della storia familiare dei personaggi, che su speculazioni filosofiche, di cui c'è traccia solo in alcune pagine e soprattutto verso la conclusione. 
Un elemento invece da cui lo spirito del futuro Thomas Mann ha fatto capolino sono state le lunghe, esaustive descrizioni. Queste si concentrano soprattutto nelle prime ottanta pagine, che sono un grosso ostacolo da superare: la scena si apre in un banchetto in casa Buddenbrook con innumerevoli ospiti ed innumerevoli portate. Si tratta di ottanta pagine in cui non accade pressoché nulla e sono quasi puramente descrittive: si può dire, un esordio un po' corposo e pesante. Sono descritti nei minimi dettagli gli interni dell'enorme villa, di cui si sta tenendo la festa di inaugurazione; tutto ciò che di decorativo e lussuoso vi si può trovare. Sono descritti poi fisicamente i personaggi principali; introdotti brevemente tutti gli altri. Una vera e propria folla di persone si riversa nei corridoi e nei saloni della villa, e così anche nella parte iniziale del romanzo, che lascia il lettore decisamente spaesato tra tutti quei volti, nomi e titoli. Un consiglio: se ci tenete a leggere questo romanzo, non scoraggiatevi. Molti dei personaggi spariranno nelle pagine successive, il cast verrà decisamente sfoltito. Infatti, il nucleo principale della storia si sviluppa essenzialmente attorno a tre generazioni della famiglia Buddenbrook e i personaggi che devono essere ricordati sono una ventina. Ai tempi del banchetto iniziale, il capofamiglia è il vecchio illuminista Johann Buddenbrook. A lui segue il religioso e devoto figlio Jean, padre di Thomas, Tony e Christian. I tre primogeniti maschi - Johann, Jean e Thomas - costituiscono un punto centrale da cui partire per un'analisi antropologica, ma anche sociale: il salto generazionale si rende evidente già dai primi capitoli tramite piccoli indizi che portano in sé il germe della decadenza che colpirà la famiglia e tutti i principi borghesi in cui tanto crede il vecchio Johann. Si tratta di una famiglia di ricchi commercianti dalla mente pragmatica, che non lascia spazio al sentimento o all'eros nelle relazioni con l'altro, ma che basa la propria esistenza sul guadagno, sul raggiungimento di un sempre più consolidato prestigio. Questa struttura mentale comincia a vacillare a metà della vita di Thomas Buddenbrook, prigioniero di un'immagine precostituita di cui non si sente possessore. Il suo crollo psicologico sarà sollecitato da un'interessante lettura di Schopenauer e dalla comprensione della sua filosofia sul senso della vita dell'uomo, sulla morte e sul rincongiungimento post-mortem con il tutto della natura. 
In questo panorama prettamente maschile, spicca la figura di Tony. Superate le prime ottanta ardue pagine, gli eventi cominciano a ruotare prevalentemente attorno a lei ed è a questo punto che il romanzo si fa incalzante. Alcuni critici hanno definito Tony come causa principale della decadenza della famiglia Buddenbrook, nonché vittima della stessa. È a mio parere il personaggio meglio concepito, più completo ed interessante a livello psicologico. Devota all'immagine prestigiosa dentro la quale è nata e cresciuta, si sottomette ad essa e lotta strenuamente per mantenerla intatta, se non che ogni suo tentativo si dimostra non solo vano, ma anche nocivo. È consapevole del declino cui la sua stirpe va incontro ed è inconscia promulgatrice dello stesso.  
Dal punto di vista della piacevolezza, è in alcuni punti coinvolgente, ma nel complesso non estremamente entusiasmante. Dal punto di vista prettamente letterario, invece, è un'opera che merita di essere letta, un romanzo ricco di spunti di riflessione su una società in decadimento e sulla nevrosi che, strisciante, attanaglia i suoi componenti e che, dopotutto, si può considerare ancora estremamente attuale. Inoltre, è essenziale per comprendere la filosofia di Thomas Mann. 
Lo consiglio a tutti coloro che hanno il coraggio di affrontare seicento pagine di lettura, non tanto per il piacere di farlo, quanto per aprirsi mentalmente a un periodo che non ci appartiene più, ma ci è comunque vicino nel suo crollo di valori e disagio psicologico. 

1 commento:

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