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lunedì 15 febbraio 2016

La coscienza di Zeno - Italo Svevo

La coscienza di Zeno - Italo Svevo
Pagine: 283
Edizione: Mondadori


TRAMA                                                                                          
Rimasto incompreso per molto tempo, La coscienza di Zeno è il resoconto di un viaggio nell'oscurità della psiche, nella quale si riflettono complessi e vizi della società borghese dei primi del Novecento, le sue ipocrisie, i suoi conformismi e insieme la sua nascosta, tortuosa, ambigua voglia di vivere. L'inettitudine ad aderire alla vita, l'eros come evasione e trasgressione, il confine incerto tra salute e malattia sono i temi centrali su cui si interroga Zeno Cosini, nel primo romanzo psicoanalitico della letteratura italiana.


RECENSIONE                                                                                 
Un paragone che mi sorge spontaneo pensando a La coscienza è quello con l'edera, che con i suoi mille ramoscelli e le sue numerose foglioline verdi si espande a ricoprire le superfici: allo stesso modo l'invisibile presenza di questo libro sembra aleggiare perennemente nell'aria delle aule scolastiche, come se nel corso degli anni fosse cresciuta silenziosa, fino a distendersi omogenea sul soffitto, pronta ad infiltrarsi nei discorsi dei professori grazie a uno qualsiasi della grande vastità di contenuti che offre: la finzione letteraria, la psicoanalisi, l'inettitudine a vivere. E' un romanzo totalmente mentale, scritto da Zeno Cosini per il suo psicologo e pubblicato da questo stesso psicologo, al fine di vendicarsi dell'abbandono della cura da parte del suo paziente. Il racconto assume la forma di una confessione autobiografica e, nell'ultima parte, di una sorta di diario e si affida completamente a uno scorrere del tempo interamente soggettivo, il tempo della coscienza di Zeno che suddivide i fatti secondo il loro nucleo tematico, invece che l'ordine cronologico. E' proprio come se stesse svolgendo un monologo di fronte a un'audience: anticipa il futuro, lo commenta, lo critica, lasciando che l'ascoltatore presagisca ciò che avverrà, togliendogli un po' il gusto di speculare su ciò che potrebbe essere possibile e rendendosi unico protagonista indiscusso, che narra le cose come stanno o come se le immagina senza che nessun altro possa fare lo stesso.
E' un libro prolisso, ma non a vuoto: è la vita di Zeno che ci viene messa fra le mani e l'esistenza di una persona necessita di tempo e attenzione. I suoi giorni si srotolano davanti ai nostri occhi nella loro completezza e immensità, composta non solo di fatti, ma da pensieri, intuizioni, sensazioni: siamo dentro il suo cervello. E Zeno Cosini non ha un cervello come quello di tutti gli altri, è un personaggio che non si scorda facilmente: io penso di essermi un po' innamorata della sua stranezza.
E' un inguaribile fumatore, un nevrotico ipocondriaco con un'ottica distorta della vita e della gente che gli sta attorno, che fa sì che il binomio salute-malattia diventi separato da un confine estremamente labile per cui chi è sano diventa malato e chi è malato, mentitore e un po' fuori di senno sembra aver capito la vita meglio degli altri. Zeno è, soprattutto, un inetto, ma molto spesso mi sono trovata a chiedermi: e se fosse veramente questo il modo giusto di vivere la vita? Egli si lascia guidare da impulsi esterni e interni, come se fosse all'interno di una grossa stanza dalle pareti morbide, ovattate ed elastiche, e si buttasse con tutta la sua forza contro quella di fronte a sè, senza un apparente motivo, per venire sbalzato lontano, fino al punto di scontrarsi con la parete opposta e rimbalzare indietro di nuovo. E così facendo, dondolando ininterrottamente da un'estremo all'altro come un pendolo impazzito, egli asseconda il flusso degli eventi, cambia, sperimenta: come direbbe Pirandello, egli sembra ancora essere immerso nel magma incandescente e non si fissa in una forma, a differenza di tutti gli altri che si cristallizzano.
Il confine tra salute e malattia si rompe in mille pezzi nell'ultimo capitolo Psicoanalisi, che si conclude con un finale apocalittico di desiderio di distruzione del mondo e della "vita attuale inquinata alle radici", che Zeno giudica con occhio critico quasi ne fosse escluso. La sua diversità lo rende superiore ed estraneo ai valori in decomposizione di tutti coloro che lo circondano, lo fa apparire autentico, puro e in definitiva più sano degli altri. 
Un libro lungo, ma denso e interessante in ogni suo punto, che non si perde mai nel banale o nella ripetitività.

La vita più intensa è raccontata in sintesi dal suono più rudimentale,
quello dell'onda del mare, che, dacchè si forma,
muta ad ogni istante finchè non muore!


VOTO: 9,5

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