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martedì 2 febbraio 2016

Crónica de una muerte anunciada - Gabriel Garcia Márquez

Crónica de una muerte anunciada - Gabriel Garcia Márquez
Pagine: 89
Edizione: Mondadori
Titolo italiano: Cronaca di una morte annunciata


TRAMA                                                                                 
Santiago Nasar morirà. I gemelli Vicario hanno già affilato i loro coltelli nel negozio di Faustino Santos. A Manaure lo sanno tutti: presto i fratelli della bella quanto svanita Angela vendicheranno l'onore di quella verginità rubatale in modo misterioso dall'aitante Santiago, ricco rampollo della locale colonia araba. Tutti lo sanno, ma nessuno fa alcunchè per impedirlo. E così la morte annunciata lo sorprende nel fulgore di una splendida mattina tropicale. Ma non per agguato o per trappola: un destino bizzarro e crudele fa sì che la fine di Santiago si compia per un concorso di fatalità ed equivoci, mentre gli stessi assassini fanno di tutto perchè qualcuno impedisca loro l'esecuzione.


RECENSIONE                                                                                                                               
Ho scelto Gabriel Garcia Márquez come mia prima lettura in lingua spagnola. Conoscevo già questo autore dall'esperienza di L'amore ai tempi del colera e Cent'anni di solitudine, entrambi mai terminati, ma questo romanzetto si è subito presentato molto scorrevole e "snello", tanto che seppur leggendolo in lingua, sono riuscita a comprendere tutto con facilità. 
La storia è molto semplice: Santiago Nasar deve morire e lo sa tutto il paese. Questo si divide tra coloro che evitano di agire, perchè confidano sull'azione altrui e coloro che, pur facendo del loro meglio per cambiare le cose, vengono irrimediabilmente ostacolati dal fato: l'inevitabilità del destino sembra essere una cappa prepotente che aleggia su Manaure.
Malcelata dietro la voce sudamericana del narratore, ho scoperto una certa pungente ironia a una società obsoleta, legata agli antichi valori dell'onore e della verginità-fino-al-matrimonio, ma soprattutto a quella sua parte in cui regna l'ignavia, quella parte che piuttosto di metter mano al destino altrui e arrischiarsi a cambiarlo, preferisce osservare con distacco la morte brutale di un innocente. Il fatto più eclatante e sconcertante (in senso negativo, ovviamente) è che i gemelli Vicario assassinano Santiago senza volerlo, solo perchè questo è ciò che silenziosamente richiede il popolo che li circonda, impregnato di tradizione e convenzionalismi da cui non riesce a liberarsi. In questo romanzo corale, la voce della massa e i suoi bisogni lasciati impliciti invadono prepotentemente l'atmosfera e si può dire che proprio il coro sia colpevole del crimine e non solo i due fratelli. Pensare che il racconto sia tratto da un avvenimento reale, fa riflettere ancor di più.
Nel primo capitolo si parla della morte di Santiago e nei seguenti quattro si riavvolge la matassa per ricostruire in maniera dettagliata la serie di eventi che l'hanno provocata, soffermandosi talvolta su un quadretto particolare di vita o sul passato di un personaggio rilevante. 

I personaggi sono delle leggende anonime: leggendari perchè fissati per sempre sul foglio come importanti testimoni di questa assurda tragedia, ma anonimi perchè l'autore non si sofferma a descriverne la vita, le caratteristiche fisiche o il carattere, ne leggiamo solo spezzoni di dichiarazioni, senza soffermarci su un minimo di caratterizzazione. Forse è proprio questo che contribuisce ad un certo distacco: a parte per la frase "Povero Santiago" uscitami quasi inconsciamente dalle labbra, un sussurro dettato dalla compassione, non mi sono sentita coinvolta nemmeno un po'. E' come se anche io fossi stata una fra i tanti del popolo, un'osservatrice impotente nel pubblico di questa tragedia teatrale. E si capisce chiaramente perchè Marquez abbia fatto questa scelta: la conseguenza è che ci si ritrova ad osservare con occhi freddi l'avvenimento, che è reso ancora più concreto perchè raccontato con ciò che gli spagnoli chiamano "estilo periodistico", ovvero il registro e la narrazioni propri dei giornali e delle riviste.
Una storia molto breve, un po' strana, ma che non è riuscita in nessun punto a trasportarmi nelle sue viscere fino a catturarmi e coinvolgermi emotivamente, bensì mi ha lasciata a galleggiare sulla superficie come un pesce che guarda e tace, in una boccia di vetro.

VOTO: 6

2 commenti:

  1. E' nella mia libreria da diverso tempo ma non ho ancora trovato il coraggio di leggerlo.. dopo la tua recensione il coraggio si è ancor più affievolito! :)

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  2. A me invece la tua recensione ha suscitato curiosità. Visto che il tema centrale sembra essere l'inedia della massa di fronte a una tragedia, non è che Marquez abbia volutamente evitato al lettore di partecipare emotivamente alla vicenda per far capire che, nel quotidiano, anche noi facciamo parte di quella massa così insensibile agli eventi che ci circondano? Il romanzo dal punto di vista di un amico di Santiago certamente sarebbe stato più emozionale e coinvolgente, ma non rispecchiante la realtà se presa, per esempio, in un classico momento in cui ci poniamo difronte a un articolo di cronaca nera.

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