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sabato 21 settembre 2013

Compagno di sbronze - Charles Bukowski

Compagno di sbronze - Charles Bukowski
Pagine: 200
Edizione: Economica Feltrinelli
Titolo originale: General tales of ordinary madness


TRAMA

Poeta dell'eccesso, Bukowski porta alta la bandiera di un anticonformismo californiano che ha una lunga storia alle spalle. Se in Compagno di sbronze forse più che altrove, la vena satirico-umoristica dell'autore assume talora colorature selvagge o addirittura feroci, ciò consegue dal rilievo conferito all'atmosfera alienante di Los Angeles.
Ma anche in questi racconti il vitalismo sfrenato, la scelta provocatoria dell'emarginazione e della provvisorietà, la sessualità eternamente in furore sono tanti sberleffi contro il perbenismo conformista.


RECENSIONE
In questo periodo, mi è capitato spesso di leggere citazioni di Charles Bukowski principalmente riguardanti l'amore, come la famosa "Trova ciò che ami e lascia che ti uccida." Inoltre, tra le mani mi era già capitato Storie di ordinaria follia, di cui avevo letto solo il primo racconto che poi avevo abbandonato perchè avevo voglia di leggere qualcosa di diverso.
Così ho preso l'iniziativa di provare a concludere qualche suo libro.
Mi è stato prestato Compagno di sbronze, una raccolta di racconti proprio come Storie di ordinaria follia.
Sicuramente, chi conosce Bukowski solo attraverso le frasi di cui parlavo sopra, stenterà a riconoscerlo. Io ero già informata sul suo conto, perchè mi incuriosiva parecchio, ed ero venuta a conoscenza della sua rudezza e schiettezza.
E' certamente un libro fuori dagli schemi, che non segue un filo logico preciso, se non quello della denuncia. Denuncia alla politica, ad una società che giudica marcia, ai comportamenti malati e viziosi degli esseri umani. Per esempio, ci sono storie sulle bombe, su un pedofilo che stupra una bambina. Altri temi, che anche se trattati in modo diverso sono quasi sempre i medesimi, sono: alcol, donne, prostitute, sesso e violenza.
Ci sono capitoli quasi interamente di dialogo, capitoli un po' più concentrati sulla mente di chi vi fa da protagonista. Un fattore che li accomuna tutti è la scrittura: aspra, secca, rude e talvolta un po' troppo volgare per i miei gusti. E' proprio questo che differenzia i libri di Bukowski dagli altri: lo stile. Può essere amato o odiato, una cosa o l'altra. 
Non sempre amo le parolacce o la volgarità nei libri, infatti alcuni capitoli sarebbero stati proprio da scartare, ma nella maggior parte dei casi il suo linguaggio mi è piaciuto. E' come se ci parlasse di sè, indirettamente: è un linguaggio che sembra arrivare da una persona che viaggia controcorrente, un po' misantropa, che non si lega a nessuno in modo permanente, uno spirito libero che non ha ancora trovato un suo scopo nella vita.
Lo sfondo è quello di masse in movimento, masse omologate che seguono un obiettivo perchè è così che devono fare e non per convinzione personale. 
In mezzo, c'è Bukowski, che si rende protagonista delle sue stesse storie. E' una cosa che mi è piaciuta particolarmente, perchè credo che sia un atto coraggioso racchiudersi in racconti in cui la maggior parte dei comportamenti sono sbagliati, raccontare dei propri lati negativi e poi pubblicare tutto in un libro.
Un'impressione che ho avuto è quella che, pur autocriticandosi, restava sempre ad un livello superiore degli altri. Dell'altra gente che gli ruota attorno, così come fa su stesso, lascia che emergano solo i lati negativi, o l'indifferenza che lui prova nei loro confronti e questo tende a mantenerlo sempre su un gradino più alto.
Insomma, è un libro che da spunto a riflessioni e discussioni interpretabili e soggettive, un libro non per tutti. Adatto a chi è forte di stomaco. Adatto a chi ha bisogno di un salto nel concreto, di venire a contatto con lo sporco e la corruzione e tutti i lati oscuri della società. Un libro che, pur non avendomi entusiasmato al pari di altri, ho apprezzo e mi ha incitato a leggere altro dello stesso autore.


VOTO: 7

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