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lunedì 20 marzo 2017

Madame Bovary - Gustave Flaubert

Madame Bovary - Gustave Flaubert
Pagine: 280
Edizione: Garzanti 


TRAMA                                                                         
Quando Emma Roualt sposa Charles Bovary, sogna di accedere ad una vita di lusso e passione, di cui legge sempre nei romanzi sentimentali e nelle riviste per donne. Ma Charles non è altro che un medico di campagna, e la vita provinciale si rivela diversa da tutta l'eccitazione romantica di cui lei ha bisogno. Sotto il prepotente bisogno di realizzare i propri sogni, Emma si trova un amante e inizia la sua devastante caduta nell'inganno e nella disperazione.


RECENSIONE                                                               
Madame Bovary è un classico della letteratura che ha attraversato la mia strada parecchie volte senza che mai mi decidessi a leggerlo. Fino a quando, durante un'escursione veneziana, ho trovato nella bellissime libreria Acqua Alta
un'edizione vecchissima, che mi ha conquistato con il suo fascino. 
Ho centellinato la lettura in due settimane; soprattutto all'inizio leggevo poche pagine per volta. È una lettura che, effettivamente, merita di essere gustata e assimilata poco a poco. Prima di dare un giudizio ho addirittura avuto bisogno di tempo ulteriore per meditarci su e "digerirlo" con calma. 
La cosa che mi ha colpito di più di questo romanzo è che per più di metà del racconto non succede sostanzialmente nulla, ma nonostante ciò non risulta mai spiacevole. Gustave Flaubert concentra tutta la sua maestria nel raccontare lo struggimento interiore della signora Bovary, una figura che nel momento in cui è stata ideata era già destinata a rimanere nella storia della letteratura per secoli. Una donna odiosa, egoista, capricciosa e vuota, ma sorprendentemente descritta nella sua pienezza. Potrebbe sembrare un ossimoro, un controsenso, ma ebbene madame Bovary ha mente, anima e corpo piene - perse, annegate - nell'amore per un ideale, o per meglio dire, nell'amore ideale. Perde la sua vita rincorrendo un concetto di felicità che secondo lei può scaturire unicamente da un amore vero e puro, che dura infinitamente senza mai mutare nel corso del tempo; che non conosce noia, abitudine dell'altro e della vita condivisa. Si sposa convinta di aver trovato il suo principe azzurro, ma già dopo pochi giorni capisce di non essere felice e comincia a sviluppare un odio ingiustificato verso il povero Charles Bovary, che al contrario la ama follemente ed è un personaggio di una bontà smisurata. La sua figura è avvolta da una dolce goffaggine ed ingenuità, dovuta alla sua smisurata fiducia, che fanno intenerire e sorridere. Emma si invaghisce poi di più giovanotti di bell'aspetto e dalle maniere cortesi che la corteggiano - e abbindolano - lasciandola crogiolare nel fascino della parola: la signora Bovary sembra non voler far altro che gonfiare il proprio Ego nelle promesse e negli elogi alla sua persona. 

"Amava il mare solo quando era in tempesta e il verde solo quando ricopriva le rovine.
Doveva poter ricavare dalle cose una specie di profitto personale; 
respingeva come inutile quanto non contribuiva immediatamente a saziare la voracità del suo cuore, aveva un temperamento più sentimentale che artistico, voleva emozioni e non paesaggi."

Riuscirei chiaramente ad immaginare questa donna senza sangue all'interno delle vene, senza muscoli nè ossa nè organi all'interno del corpo, bensì piena solamente di questo ideale che solo lei conosce e brama. Nel momento in cui questa nebulosa che la pervade viene risucchiata via, così come potrebbe esser aspirato l'ossigeno da un sacchetto di plastica trasparente, Emma cade nel più totale obnubilamento dei sensi, in un'apatia prolungata che rasenta la depressione patologica. Ciò dimostra come tutta la sua vita ruoti attorno a qualcosa di astratto e possa, con facilità, essere svuotata della sua ragion d'essere.
Tutto il libro si concentra sulla descrizione di tale caso umano sia attraverso passi lirici che illustrano ciò che Emma si porta nell'anima e nella mente, che in maniera più concreta nei racconti delle sue avventure sentimentali. Si può dire poi che tutta l'azione si concentra per di più nella parte finale, dove tematiche sociali e l'episodio drammatico conclusivo danno un corpus più denso alla storia. Molto rilevante nell'influenzare il corso degli eventi è sicuramente il tema della problematica economica, della scelleratezza degli sperperi, del maniacale acquisto del superfluo che finisce per rovinare, o meglio prosciugare interi patrimoni e costringe gli individui ad annullare la propria dignità e a perdere il proprio
pudore. Un passaggio che mi ha molto colpito è quello in cui l'autore, in maniera finemente studiata, inserisce una forte critica sociale nel momento in cui tutta l'attenzione del lettore è presa da altro, da un turbina di reazioni che seguono al drammatico epilogo: nel momento in cui il dolore pervade gli animi di alcuni, manifestandosi nella più disparate forme - tutte rappresentate in maniera eccezionale e toccante - l'egoismo prevale in altri. Nel finale, proprio quando si meriterebbe maggiormente di essere protagonista, la figura della signora Bovary sembra venir coperta da un velo, mentre il paese intero si anima nel domandare rimedi e nel parlare dei propri problemi ai medici e dottori comparsi sulla scena. Ho visto in questo episodio una rappresentazione palese di come, anche nei momenti meno consoni, l'egocentrismo e l'affermazione del proprio Io possano imporsi in modo prepotente ed eticamente criticabile (un po' come afferma la frase: tutti ti parleranno di unghie spezzate, mentre sarai a terra con le ossa rotte). 
La cosa più strana - piacevolmente strana - è che pur non facendo accader nulla per buona parte del romanzo, questo non risulti mai noioso e, nonostante la signora Bovary sia un personaggio estremamente complesso ed ingestibile, non risulti mai pesante o di difficile interpretazione. Tutto ciò grazie alla scrittura piacevole che permette alla storia di essere letta scorrevolmente e gustata. 


VOTO                                

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