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martedì 30 giugno 2015

Il piacere - Gabriele D'Annunzio

Il piacere - Gabriele D'Annunzio
Pagine: 342
Edizione: Mondadori


TRAMA                                                                                        
La vicenda del protagonista racconta il vuoto di valori e la crisi della società aristocratica ottocentesca, di un mondo che, malato di edonismo, va verso il proprio disfacimento, soffocato dalla realtà contemporanea che alla bellezza va sostituendo, come unico valore, il profitto. Il conte Andrea Sperelli, giovane artista e raffinato esteta, intende, come altri personaggi della coeva letteratura europea "fare la propria vita come si fa un'opera d'arte". Privo di una reale forza morale, Andrea percorre così un itinerario tormentato, segnato da complicati amori, dalla sterile ricerca del piacere e assiste al decadere del proprio mondo e all'agonia di quell'ideale di bellezza che la realtà contemporanea va negando.


RECENSIONE                                                                                                                            
"Poi, sul divano: ti ricordi? Io ti ricoprivo il petto, le braccia, la faccia, con i fiori, opprimendoti. Tu risorgevi continuamente, porgendo la bocca, la gola, le palpebre socchiuse. Fra la tua pelle e le mie labbra sentivo le foglie fredde e molli. Se io ti baciavo il collo, tu rabbrividivi in tutto il corpo, e tendevi le mani per tenermi lontano. Avevi la testa affondata nei cuscini, il petto nascosto dalle rose, le braccia nude sino al gomito; e nulla era più amoroso e dolce che il piccolo tremito delle tue mani pallide sulla mie tempie...Ti ricordi?"
La prima cosa che colpisce di questo libro è l'estetismo, palese in questa descrizione come in molte altre. I paesaggi di Roma di notte o al tramonto "ch'è sempre giovine e sempre novella e sempre misteriosa, come il mare", il mare stesso, le abitazioni, i salotti, le camere da letto. Qualsiasi ambientazione, qualsiasi avvenimento è reso come un incanto di sogno, un paradiso onirico e se dovessi scegliere due parole chiave di questo libro, oltre a "bellezza" e "amore", esse sarebbero "fiori" e "musica". La natura, le piante, il verde, i parchi, ma soprattutto i fiori sono ovunque; le rose riempiono i vasi della casa di Andrea Sperelli, le viole sono spillate agli abiti di ogni dama. La musica è presente in ogni salotto, non c'è un pianoforte che non sia sfiorato da abili dita. E' un libro ritmato e profumato, delicato come un petalo e lieve come una delle sonate di Beethoven. Forse, al posto di "musica", potrei scegliere "arte" in senso lato. E' presente ovunque, talvolta in modo quasi prepotente. Si infila nelle descrizioni di un viso, di un corpo, che viene prontamente paragonato alla tal Vergine, al tal ritratto nella tal galleria. L'arte è anche poesia, scultura, componimenti scritti sui piedistalli delle statue. E' un elemento essenziale senza il quale il libro non sarebbe lo stesso, a volte sembra quasi che l'autore voglia urlarcela, buttarcela addosso con violenza questa importanza, e scrive lunghissime descrizioni approfondite di una stanza piena di gingilli, tondi e quadretti, in modo quasi eccessivo, assolutamente minuzioso e preciso. 
Un'altra parola sarebbe sicuramente "donna". Il protagonista, Andrea Sperelli, è un esteta, un Dandy dal finissimo gusto, eleganza, fascino ammaliante e consapevolezza di sè, ma bisogna spingersi dietro questa facciata e scovare la sua amoralità, la sua indiscrezione nel sedurre e abbandonare donne lascive. E' uno sfacciatissimo Don Giovanni che permea il romanzo di lussuria e l'unico pregio che l'autore trae da questa "attività" del personaggio è la capacità di ritrarre le donne. Dimostra egli stesso di essere un grande conoscitore della figura femminile nei dettagli minimi che a un osservatore distratto passerebbero inosservati. Nonostante esse cedano immancabilmente al fascino di Sperelli, non sono donne deboli. Sono donne fondamentali, che portano sapore nella storia (e nella vita stessa) che senza di loro non starebbe in piedi; sono il fulcro, il nucleo da cui scaturisce tutto.

"Ci sono bocche di donna le quali paiono accendere d'amore il respiro che le apre.
Le illumini la bontà d'un consenso o le oscuri un'ombra di disdegno,
le dischiuda il piacere o le torca la sofferenza, portano sempre in loro un enigma che turba gli uomini intellettuali e li attira e li captiva."

Elena Muti e Maria Ferres sono, in particolare, i due tormenti di Andrea, due bellezze divine che
personificano l'amore carnale e l'amore platonico. Prima una poi l'altra passano nella vita del protagonista e nel corso del libro, e tra abbandoni e rifiuti e concessioni, arrivano a fondersi in una terza donna ideale, viva solo nell'immaginazione. Ho amato Elena quasi quanto il protagonista: riesce a catturare il lettore e a esercitare il suo fascino su di lui anche senza bisogno di vederla, anche se è solo descritta a parole. E' una creatura quasi leggendaria, di una bellezza eterea ma d'impatto, forte sia fisicamente che caratterialmente. Maria è più pura, più innocente, quasi fosse ancora una ragazzina, e abbiamo il piacere di ascoltare la sua voce, nel momento in cui la narrazione in terza persona viene sostituita dalla cronaca del suo diario.
Il libro è diviso in quattro parti, la seconda un po' più lenta delle altre e la quarta un po' più breve. Si comincia con l'attesa di un incontro, in cui il protagonista si trastulla nei ricordi, per poi procedere in flashback dal momento in cui tutto è iniziato.
Non so se sono stata in grado di rendere giustizia a un grande classico della letteratura italiana, pieno di passione e coinvolgente anche dal punto di vista della trama. Posso solo dire che non può mancare nella libreria di casa, forse nemmeno sul comodino per poter rileggere, ogni tanto, qualche passaggio di un'opera di grande bellezza.


VOTO: 9

lunedì 29 giugno 2015

Me and Earl and the dying girl - Jesse Andrews

Me and Earl and the dying girl - Jesse Andrews
Pagine: 295
Edizione: Amulet Books
Titolo italiano: Il mio peggior amico


TRAMA                                                                               
Greg Gaines è il re dello spionaggio nell'high school, in grado di scomparire a piacimento in qualsiasi ambiente sociale. Ha un solo amico, Earl, e insieme passano il tempo a far film, le loro versioni incomprensibili dei cult di Coppola e Herzog. Fino a quando la madre di Greg lo costringe a ravvivare la sua amica Rachel.
Rachel è stata diagnosticata con la leucemia - ed anche con un'estrema goffaggine - ma un mandato genitoriale è stato emesso e dovrà essere rispettato. Quando Rachel interrompe il trattamento, Greg e Earl decidono di fare un film per lei, che si trasforma ne Il Peggior Film Mai Realizzato e diventa un punto di svolta in ciascuna delle loro vite. E di colpo Greg deve abbandonare l'invisibilità e stare sotto i riflettori.


RECENSIONE                                                                                                                            
"Oh mio dio, un'altra storia d'amore in cui uno dei due è destinato a morire a causa di una malattia?!?!" 
Immagino che questa debba essere stata la reazione di molti dopo il successone di Colpa delle stelle. A partire da Love story, old but gold, fino agli attualissimi Resta anche domani e Voglio vivere prima di morire, la tematica dell'amicizia o dell'amore che devono lottare contro la malattia è gettonatissima e ha dato addirittura vita al genere Sick lit che tratta di adolescenti con problemi in senso lato. Personalmente posso dire che il genere mi piace molto e trovo anche che sia molto difficile scrivere un buon libro che vi appartiene. L'affronto della morte, la depressione, la dipendenza sono problemi che attribuiremmo normalmente all'età adulta, ma che in realtà sono vissuti all'ordine del giorno dagli adolescenti. Chi decide di parlarne è un portavoce e dev'essere in grado di utilizzare un certo tatto e di solleticare il cuore e lo stomaco dei lettori per emozionare e al contempo riportare ciò che è reale. 
Jesse Andrews, l'autore di questo libro, ha deciso di fare l'anticonformista. E a me gli anticonformisti sono sempre stati simpatici. 
Innanzitutto, questo libro è innovativo dal punto di vista narrativo: quel "me" del titolo, Greg Gaines, scrive direttamente al lettore senza tralasciare nulla, anche commenti molto pesanti su sè stesso e sugli esiti delle attività che svolge. In effetti, è molto vittimista e pur apprezzando la consapevolezza che ha dei suoi difetti, non mi è stato simpatico per niente. E' la classica persona che non vorrei come amica, cinica e che pensa sè stessa in relazione a ciò che gli altri potrebbero pensare di lui. Nonostante ciò, come oratore non se la cava affatto male. Arriva a dirci che non capisce perchè "stiamo perdendo tempo leggendo questo orribile libro che non ha senso" e ci consiglia più volte di abbandonare la lettura, cosa che ovviamente ci spinge ad andare avanti. Bel trucchetto d'astuzia dello scrittore, che dimostra di essere anche un assiduo lettore e sembra leggere il nostro pensiero, intuire quale sarà la nostra reazione. Più volte, dopo aver raccontato un episodio, esordisce con "probabilmente starete pensando che...ma in realtà non è così" e ci azzecca sempre. 

"Ma, in fondo, che diavolo significa "strano"? 
L'ho appena scritto tipo cinque volte e tutto d'un colpo lo sto fissando e non significa più nulla. 
Ho appena assassinato la parola "strano". Ora è solo un insieme di lettere. E' come se ora ci fossero un sacco di corpi morti sulla pagina. 
Sto per andare fuori di testa. Devo andare a mangiare qualche snack o qualche scarto o qualcosa."

Tutto ciò tende a risultare costruito e studiato, mentre sicuramente non manca la spontaneità di linguaggio: pieno di esitazioni e parolacce, dà l'impressione che Greg stia improvvisando in un auditorio. Ma la teatralità di cui parlavo prima torna a vincere 2-1, perchè i personaggi sono portati all'eccesso, agli estremi della personalità, ritratti in modo iperbolico. Prendiamo ad esempio Earl. La sua casa è descritta come una vera e propria discarica, con la spazzatura e i suoi liquidi sparsi in giro. La sua famiglia è numerosa e sono tutti fratelli maschi che si autogestiscono (fallendo miseramente), perchè la mamma passa il suo tempo al piano di sopra ad ubriacarsi e a chattare. Il padre, ovviamente, è in prigione o scomparso. Le finanze di casa derivano dallo spaccio di stupefacenti, principalmente, e uno dei fratelli è il classico delinquente di quartiere che va in giro picchiando chiunque gli capiti a tiro ed ha un tatuaggio sul collo che cita "true nigga". E' l'ingresso del personaggio di Rachel a portare un po' di equilibrio e di umanità nei personaggi, forse proprio perchè, metaforicamente, impersona la morte,così terribilmente vera in un insieme fittizio. Per il resto, infatti, facile dimenticarsi che si sta parlando di malattia. Essa non è il tema principale; è più presente il carattere psicologico, la reazione dell'io in relazione alla malattia. E' una relazione vera e sfacciata di ciò che il protagonista provava, anche di cose molto poco appropriate alle circostanze.
Nonostante lo scetticismo iniziale, questo libro mi è piaciuto per la sua originalità, per la voce narrante senza filtri e incredibilmente ironica, ma soprattutto perchè è riuscito a dar voce a ciò che talvolta abbiamo nella nostra testa e non esterniamo perchè contro il buon senso.



"Mi rendo conto che probabilmente sembro ossessionato da cibo e animali. 
Questo avviene perchè sono le due cose più strane di tutto il mondo. Provate a sedervi in una stanza e pensarci. In realtà, non fatelo, potreste avere un attacco di panico."


VOTO: 8


domenica 28 giugno 2015

L'evoluzione di Calpurnia - Jacqueline Kelly

L'evoluzione di Calpurnia - Jacqueline Kelly
Pagine: 285 
Edizione: Salani Editore
Titolo originale: The evolution of Calpurnia Tate


TRAMA                                                                                        
Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perchè? Sono di due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l'origine delle specie animali. Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica? Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata da lui e dal libro proibito, Calpurnia riuscirò a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell'acqua e della terra. E scoprirà anche sè stessa.


RECENSIONE                                                                                                                     
I protagonisti di questa storia sono due rappresentanti di generazioni agli antipodi: un nonno e una bambina. 
Calpurnia è estremamente curiosa e intelligente, un piccolo prodigio per il mondo della scienza e della biologia. Esce di casa, nella calura del Texas, e invece di giocare con i suoi fratelli si allontana da tutti per osservare le specie di cavallette, il comportamento dei cani stanchi all'ombra, indaga e scava il mondo naturale e assolutamente gratuito che le si apre davanti agli occhi. E' una bestia rara in un libro per ragazzi, in cui di solito si esplora l'amore, l'adolescenza, i soliti perchè.  Il nonno è un misto fra quello di Heidi e un vecchio da film western, che beve whiskey e fuma sigari, con la lunga barba grigia e un'aria che suscita rispetto e anche un po' di timore tra i nipotini. Lei è una principiante, lui un veterano. Finchè non ho assistito all'evento serale di Mare di libri, una lettura ad alta voce del libro da parte di Marina Massironi, non mi sono resa conto di quanto fosse esilarante l'accoppiata, che crea quadretti molto comici formati da un miscuglio di innocente immaturità da una parte e paziente ironia dall'altra. Ma andando oltre il legame superficiale fondato sugli interessi comuni e lo studio scientifico, il romanzo analizza un tenero rapporto nonno-nipote, in cui i due partecipano ad uno scambio reciproco. Così come in natura il corpo più caldo cede calore a quello più freddo finchè non è raggiunto l'equilibrio, nel loro legame affettivo Calpurnia acquisisce una parte di esperienza, conoscenza e saggezza del nonno, ma a sua volta gli dona qualcosa. Gli dona un po' di vita in più, un pizzico di sale che smuove la sua quotidianità e, inconsapevolmente, la capacità di dimostrare affetto e di esternare i propri sentimenti, fino a quel momento mantenuti chiusi dentro la sua inespugnabile e massiccia figura. 
Oltre a questo primo tema già abbastanza consistente e delicato da sviluppare, il libro ne tratta altri due particolarmente piccanti. 
Ci troviamo nel Texas del 1899 ed è lampante il conflitto scienza-religione nella società. La scuola rifiuta l'uso dei microscopi, la bibliotecaria e la maestra sdegnano L'origine della specie di Darwin. Ciò è strettamente legato con la posizione della donna, che all'epoca era destinata a condurre una vita standardizzata, in cui quella cosa chiamata vivere che sta tra il nascere e il morire consisteva in: emergere in società, sposarsi, fare figli e gestire la casa fino alla fine dei giorni. Non c'era spazio per passare le giornate sui libri, o attaccata al microscopio, o sulla riva del fiume ad osservare le alghe e il conflitto è lampante e frustrante, impersonato dalla piccola Calpurnia che sogna di diventare una scienzata, ma è obbligata a ore e ore di torture chiamate "lavori domestici". Non ha tempo per il cucito, nè per la cucina e forse l'unica cosa che potrebbe attirarla è la singolare somiglianza di suono delle due parole.
E' un libro di passione, di affetto, di ostacoli; è un libro forse un po' lungo, che mette insieme veramente tante cose, illustra anche eventi secondari come a voler dipingere un perfetto quadro di vita familiare senza tralasciare nemmeno il più piccolo dettaglio. Fortunatamente il vasto insieme di elementi è gestito molto bene dalla scrittrice, nonostante questo sia il suo romanzo d'esordio, e non è un'indefinita accozzaglia. Sicuramente, anche se lo fosse, nessuno potrebbe riuscire a chiudere il libro senza sentire il desiderio di vedere Calpurnia crescere, di seguire uno sprazzo della sua vita da adolescente e poi da adulta. Forse, i sogni diventano davvero realtà, perchè esiste un seguito, Il mondo di Calpurnia, che dovrò sicuramente leggere.


VOTO: 8

giovedì 25 giugno 2015

Four - Veronica Roth

Four - Veronica Roth
Pagine: 284
Edizione: De Agostini
Titolo originale: Four - A Divergent collection


TRAMA                                                                                   
Quando per Tobias, il figlio sedicenne del leader degli Abneganti, arriva il giorno della scelta, il ragazzo non ha dubbi: vuole passare negli Intrepidi, perchè questa è la sua unica possibilità di allontanarsi dal padre violento. Quattro - questo è il nome che si è dato - può iniziare così la sua nuova vita, con l'obiettivo di sconfiggere tutte le sue paure...Il percorso da fare è ricco di soddisfazioni, ma anche pieno di ostacoli e solitario, almeno fino a quando non fa la sua comparsa una ragazza speciale. 


RECENSIONE                                                                           
Questo libro non poteva che chiamarsi Four: è composto da quattro short stories ed è il quarto libro della saga di Divergent, raccontato da Quattro. Inoltre, è il quarto libro che ho letto durante le mie due settimane al mare. 
The transfer, The initiate, The son, The Traitor. I primi tre racconti riguardano il passato di Quattro e direi che potrebbero essere letti indipendentemente dagli altri libri principali, anche se non conviene. E' necessaria, per apprezzarli veramente, almeno una conoscenza di base del personaggio, o la lettura sarebbe un po' senza scopo, perciò leggete prima almeno Divergent. Questo anche perchè l'ultima storia è proprio una parte del primo volume raccontata da un diverso punto di vista. 
Nonostante molti siano contrari al racconto di una saga da parte di un altro personaggio, io trovo il gioco dei punti di vista estremamente accattivante. La voce narrante è ciò che rende una storia ciò che è; è ciò tramite cui la storia viene impregnata dell'essenza di quel preciso personaggio, perchè inevitabilmente ogni bravo scrittore riesce ad influenzare la voce in base alle attitudini e all'umore di quest'ultimo. Un punto di vista differente crea una storia differente. 
Personalmente sono stata entusiasta quando ho scoperto che Four sarebbe uscito: Quattro è stato fin dal primo approccio il mio personaggio preferito e, soprattutto inizialmente, era una figura impenetrabile. Mi è piaciuto conoscere più a fondo il suo passato ed è stato veramente strano vederlo nei panni di un sedicenne indifeso ed impaurito, avendolo conosciuto sempre come l'istruttore Intrepido severo e all'apparenza sicuro di sè. E' stato emozionante anche seguire passo passo il suo percorso di Transfazione negli Intrepidi, di cui dagli altri libri non si sapeva nulla e mi ha sorpreso molto, nella terza storia, scoprire un elemento che dagli altri libri sembra essere del tutto differente (vorrei entrare più nel dettaglio, ma odio gli spoiler!).
Nonostante ciò, la storia che mi è piaciuta di più è stata l'ultima. A fine lettura appare in modo lampante che le prime tre risultano essere più insipide e abbastanza ripetitive per quanto riguarda i pensieri fissi di Tobias, mentre invece quando entra in scena Tris la storia si insaporisce. Pur non trattandosi di romanzi d'amore, infatti, non si può negare che le emozioni più forti e la maggior parte del coinvolgimento derivino dal legame tra Four e Tris e vedere lei dagli occhi di lui è stata una cosa tenera e rivelatrice. 
Tutti sappiamo che noi stessi siamo diversi se visti dall'esterno; la concezione che abbiamo di noi stessi non è mai uguale a quella che hanno gli altri: vedere la ragazza sotto questa luce è stato un po' come se dovessi incontrare me stessa per la strada, o come se riuscissi a entrare nel corpo della mia migliore amica per un giorno e vedermi dai suoi occhi. Tris, che si concepiva almeno inizialmente come fragile e debole tra il verace e crudele mondo degli Intrepidi, è questa volta forte e testarda e coraggiosa come noi la vedevamo, nonostante lei si descrivesse diversamente.
Inoltre, l'ultima storia è indubbiamente superiore alle altre perchè fa da riempimento. Tutte le volte
che Tris vedeva Quattro allontanarsi, o nelle ore notturne, o nei momenti in cui i due si trovavano in stanze separate, le appassionate non avranno potuto non chiedersi: dove sta andando Quattro, dov'è ora? Grazie a questo libro lo sappiamo, i vuoti sono riempiti. 
Purtroppo il racconto copre solo un breve periodo di tempo e non tutta la prima storia, perciò l'insieme resta parziale. Sarebbe stato bello avere una visione più completa, data la dote di scrittura di Veronica Roth, ma forse sarebbe stato troppo. E' giusto restare comunque fedeli all'origine e lasciare il timone in mano alla protagonista, non spingersi troppo oltre in questo gioco di sguardi all'interno o dall'esterno, nonostante sia estremamente divertente.
In generale è una lettura piacevole per i grandi appassionati della saga (e di Quattro) ed essendo particolarmente scorrevole e non molto lungo è anche una lettura tranquilla e piacevole.


VOTO: 8

martedì 23 giugno 2015

Come vivo ora - Meg Rosoff

Come vivo ora - Meg Rosoff
Pagine: 175
Edizione: Feltrinelli
Titolo originale: How I live now


TRAMA                                                                                           
Daisy, quindici anni, viene mandata dal padre a vivere in Inghilterra dalla zia Penn e dai cugini. Dalla caotica Brooklyn la ragazza si trova catapultata in un'atmosfera quasi fiabesca, in una vita idilliaca gestita spensieratamente dalla tribù dei cugini bambini. Daisy, introversa e silenziosa, ne rimane affascinata e si apre all'amore, abbandonandosi alla precoce passione con il cugino Edmond. Ma la favola è presto stravolta: l'Inghilterra è invasa da un impreciso nemico, in una imprecisata guerra terroristico-mondiale. Daisy dovrà affrontare l'orrore e la devastazione, la separazione, la fuga; sperimenterà la fame, il senso materno verso la cugina più piccola e quasi senza accorgersene diventerà donna.


RECENSIONE                                                                                                                                
Il primo capitolo è lungo tredici righe. Il secondo già ti stupisce. 
"Sto scendendo dall'aereo, e il perchè ve lo dirò dopo."
E' una prima persona al presente che ci parla; una prima persona che non si cura di riportarci fatti precisi, di descriverci troppo approfonditamente l'aspetto fisico di chi la circonda o le ambientazioni, ma si lascia trascinare dalla sua stessa mente, dalle sue emozioni viscerali. Sembra proprio che stia scrivendo su un quadernino personale, annotando bozze, più per sè stessa che per un pubblico di lettori. L'autrice stessa, ad un evento del festival Mare di libri, ha affermato di essere pessima con le trame. Il "cosa succede dopo" è per lei quello che succede nella testa della gente ed è per questo che scrive "emotional plots". Addirittura gli stessi dialoghi non sono riportati tra virgolette, come se non si volesse interrompere il flusso di coscienza nemmeno con la punteggiatura, come se si volessero riportare proprio così come vengono percepiti. 
Soprattutto per quanto riguarda l'esperienza amorosa travolgente con suo cugino Edmond, la narrazione è lieve, carezzevole, insinua ma non dice niente apertamente. Ce la racconta, insomma, nell'unico modo possibile, nel modo in cui può raccontare qualcosa di più grande di lei, quasi fosse mistico, inspiegabile. 
E', in generale, una scrittura sintetica, essenziale, ma assolutamente efficace, forte, coinvolgente ed anche molto emozionante, dato che ad un certo punto mi sono ritrovata sul punto di commuovermi. 
E' straordinario come l'autrice sia riuscita a racchiudere piccoli mondi in poche parole. Per questo motivo i capitoli sono brevissimi, massimo cinque pagine e la lettura risulta molto veloce. Un forte contrasto, direi, con i temi trattati. In questo piccolo libricino non si parla solo di un amore illecito, ma a cui è impossibile resistere, di un'adolescente che cambia vita, passando dall'America all'Inghilterra (cosa che, ho scoperto, deriva dalla biografia dell'autrice stessa che definisce queste due patrie come un suo continuo "viaggio interiore"), ma anche di guerra. Un nemico imprecisato è alle porte, non sappiamo chi sia, perchè è scoppiata, sappiamo solo che c'è qualcosa che è del tutto fuori luogo, considerando la sconsiderata pace e felicità racchiusa nelle mura domestiche; per rendere un'idea, penso che quella solamente sarebbe capace di lenire le sofferenze e le preoccupazioni del popolo in attesa di scoppi di bombe e guerriglie. La famiglia allargata è composta solo da adolescenti che vivono circondati da animali e natura, senza la supervisione dei genitori, in totale libertà e autogestione. La zia Penn è pressochè assente, il paesaggio è rurale e i divertimenti genuini. Anche i personaggi stessi sono veri: l'incantevole Piper, che ammalia tutti i soldati macchiati dalla crudeltà della guerra con la sua innocenza, il fratello maggiore che ha un po' l'aria di superiorità che quasi tutti i fratelli maggiori hanno ed Edmond, "uno con la sigaretta e i capelli che sembra se li sia tagliati da solo la notte prima non è esattamente il quattordicenne medio che ti aspetteresti".
Ma come sempre avviene, la bellezza di un periodo non può durare all'infinito. Il registro cambia completamente nel momento in cui la guerra inizia in modo del tutto repentino, colpendo anche noi all'improvviso. La violenza, la sopravvivenza, lo scempio e gli scenari crudi prendono il posto di visioni quasi paradisiache di giardini colorati, si infiltrano nel linguaggio e nell'animo di Daisy e la trasformano in una donna che soffre, sente e protegge.
Un romanzo breve, ma intenso, che vale la pena di essere letto.


VOTO: 8/9

lunedì 22 giugno 2015

Sette minuti dopo la mezzanotte - Patrick Ness

Sette minuti dopo la mezzanotte - Patrick Ness
Pagine: 222
Edizione: Mondadori
Titolo originale: A monster calls


TRAMA                                                                                    
Il mostro si presenta a Conor sette minuti dopo la mezzanotte. Puntuale. Ma non è il mostro che Conor si aspettava, l'orribile incubo fatto di vortici e urla che lo tormenta ogni notte da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Questo mostro è diverso. E' un albero. Antico come una storia perduta. Selvaggio come una storia indomabile. E vuole da Conor la cosa più pericolosa di tutte. La verità.



Una parte dell'intervista allo scrittore si può leggere QUI


RECENSIONE                                                                              
Quante volte ho sentito parlare di Sette minuti dopo la mezzanotte al gruppo di lettura? L'abbiamo nominato mille volte, per anni, ma l'iniziativa di leggerlo l'ho presa solo quando mi è stato detto che avrei dovuto intervistare Patrick Ness a Mare di libri. 
Il libro nasce dalla collaborazione di ben tre persone: Siobhan Dowd, presente indirettamente, creatrice del seme da cui poi Patrick Ness ha fatto fiorire tutto il romanzo e che Jim Kay ha innaffiato di illustrazioni. Durante l'intervista gli è stato chiesto dal pubblico come ci si sente a partire da un'idea che non ti appartiene e l'autore ha risposto che ama le limitazioni, perchè sono ciò che ti rende creativo, mentre troppa libertà è controproducente. Voleva prendere qualcosa della scrittrice e renderlo in un modo che le sarebbe piaciuto. 
La prima cosa che colpisce è il forte contrasto tra l'elemento fiabesco-soprannaturale e il reale sfacciato, crudo. E' dipinto il quadro di una situazione familiare decisamente difficile: una madre malata terminale e un padre lontano sia fisicamente che affettivamente, ma soprattutto una nonna rigida, posata, fredda. Una delle mie domande è stata proprio su di lei, la risposta è stata una rivelazione: nelle intenzioni di Ness non c'era quella di ritrarre una nonna insensibile o cattiva. Facendo vari conti sull'età, la donna dovrebbe avere circa 54 anni, è una nonna giovane che ancora lavora e ha una vita indipendente. Era stufo di leggere di nonne stereotipate oltre la settantina che fanno biscotti...è fredda, maniaca del controllo, terribile se vogliamo, ma sua figlia sta morendo e ad un certo punto del libro lo fa capire a tutti: "...abbiamo qualcosa in comune." dice a Conor, ed è una morte vicina, una morte che permea il romanzo. 
A ciò si aggiunge il bullismo a scuola, l'isolamento del ragazzo "invisibile" agli occhi dei compagni e anche dei professori, che lo vedono solo come la vittima di un destino avverso, che non merita di essere punito perchè ci ha già pensato la vita. Non ha un'identità lui, che negli anni della prima adolescenza in cui ci formiamo proprio attraverso il contatto col mondo esterno e col confronto con gli altri, è lasciato solo perfino in famiglia e avrebbe bisogno di essere punito per sapere di esistere veramente. 
L'immaginario scorre in parallelo a questa parte di storia in un insieme di capitoli brevi che dividono anche uno stesso filone discorsivo, come se anche l'autore volesse suddividerla in brevi parti da leggere la sera prima di addormentarsi, come si leggono le fiabe ai bambini. E di elementi da fairytale ce ne sono due: il tasso che sveglia Conor sette minuti dopo la mezzanotte e le storie che racconta che servono al ragazzo per accettare e prendere atto di ciò che sta succedendo. Le favolette che vengono raccontate sono molto interessanti, soprattutto perchè finchè non si arriva alla fine non si sa veramente cosa ci vogliano dire. Dal pubblico hanno chiesto a Patrick se quelle storie se le era inventate lui e lui ha risposto "Ma quanto raramente capita di inventare una favola nuova?"
Ciò che gli interessava, quindi, era il punto di vista da cui sono raccontate che è quello dell'albero mostruoso.
Appena ho finito il libro, ho pensato che non mi fosse ben chiaro cosa volesse dirmi. Pensiero stupido, perchè il messaggio è palese (caro "senno di poi"): è una storia di perdita, ma soprattutto di paura della perdita e di necessaria accettazione di essa e penso possa essere rivolto sia a ragazzi che ad adulti (infatti è ora sul comodino di mia mamma), anche se l'autore ci rivela che la risposta degli adulti è stata sorprendente: hanno più difficoltà a leggerlo. 
E' un libro che sotto l'apparenza di fiaba leggera, con tanti disegni e un protagonista abbastanza giovane, porta un messaggio abbastanza pesante e importante, pur tenendo in considerazione che la scrittura è fresca e scorrevole. Il risultato finale è un quadro piacevole che porta un messaggio significativo e che forse dovrei rileggere con occhi nuovi, dopo la chiacchierata con lo scrittore.


VOTO: 7

Mare di libri 2015

Ciao a tutti! Dopo un periodo relativamente lungo di assenza, sono tornata. Ho passato due settimane al mare (meritato riposo) e per tre giorni mi sono recata al Festival dei ragazzi che leggono, Mare di libri. E' ormai il mio terzo anno di partecipazione e dopo aver intervistato Suzette Mayr e Stefano Benni, quest'anno ho avuto il piacere di fare una rilassata e divertente chiacchierata con Patrick Ness.
Non posso che dire che la qualità è sempre più alta, perciò ho pensato di condividere i contenuti degli eventi anche con voi.  
PER IL SITO: QUI


Evento n. 3 - PATRICK NESS
Patrick Ness si presenta in modo del tutto informale, con un paio di infradito ai piedi e numerose imprecazioni contro sedie che si disfano sotto di lui (e successivo lancio). L'intervista, svolta da me e altri tre ragazzi del gruppo di lettura di Mantova coordinati dalla grandissima Simonetta Bitasi, inizia con una domanda sulle storie.
"Le storie ci aiutano a dare un senso al mondo e contengono solo una parte di verità, che da sola non basta: dobbiamo essere noi a ricavarne altro. I libri mi hanno fatto cambiare la percezione del mondo ed è proprio per questo che noi leggiamo. Ogni libro è un mondo fatto di parole."
Si prosegue, poi, entrando nel dettaglio dei suoi due libri pubblicati in italia. Per primo, Sette minuti dopo la mezzanotte.
"Sette minuti dopo la mezzanotte era stato iniziato da un'altra scrittrice, Siobhan Dowd, morta di tumore al seno. Nel libro, ho scelto la figura del tasso perchè sono alberi straordinari, hanno proprietà curative; l'autrice aveva una terapia estratta proprio dai tassi. Inoltre, una leggenda inglese rappresenta la natura in modo antropomorfo, attraverso il Green Man."
Oltre all'indiretta spinta d'avvio di Siobhan, nel libro ha collaborato anche Jim Kay per le illustrazioni. Un'info esclusiva dataci da Patrick è che Kay è diventato l'illustratore ufficiale delle nuove edizioni di Harry Potter. 
Di Sette minuti dopo la mezzanotte (in inglese A monster calls) hanno appena finito di girare il film in Spagna ed uscirà nei cinema nel 2016.
Si passa al secondo libro, Chaos.
"Mi ero stufato di leggere libri con ragazzi coraggiosi ma stupidi e ragazze intelligenti, che insieme salvavano il mondo. Volevo rappresentare adolescenti come quelli che conosco, che si salvano a vicenda, che fanno entrambi errori e che, come Todd e Viola, non pensano neanche a baciarsi, sono troppo impegnati a combattere una guerra."
Alla mia domanda sul femminismo che si trova nel libro, risponde dicendo: "E' molto raro che una ragazza arrivi ad essere vera nei libri. La mia cerca di essere autonoma, è tridimensionale e realistica e per questo il libro sembra femminista, ma penso che la cosa non dovrebbe suscitare tanto stupore. E' semplicemente capace di fare ciò che fanno le donne che io conosco."
La successiva domanda è sui mass media, se il suo Rumore era una metafora dei nostri social network. A questo punto, l'autore coinvolge il pubblico.
"Alzi la mano chi ha un telefono? Chi un indirizzo mail? Facebook? Instagram? Non si può più andare da nessuna parte senza sentire gli altri. Non puoi fare errori o metterti in imbarazzo senza rischiare di essere messi su youtube. Abbiamo meno privacy di tutti quelli che sono venuti prima di noi."


                                                                                                        Evento n. 4 - BJORN LARSSON
L'evento con Bjorn Larsson, autore de La vera storia del pirata Long John Silver, si basa sul tema del viaggio e dell'amore per i libri. Stimabile anche solo per il fatto che si mette in gioco parlando in italiano per tutto il tempo, inizia raccontandoci che, già da adolescente, ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo e interessante, che fossero un certo tipo di sassi o barche a vela, andava in libreria ad immergersi in saggi di geologia e navigazione.
Molto modestamente afferma di non pensare di aver scritto grandi cose e che scrivere è taaaanto lavoro, smetterebbe subito se qualcuno gli dicesse che ha già scritto il libro migliore che possa scrivere, ma questo non è possibile saperlo.
Il suo paese preferito è la Scozia per via del paesaggio, ma per essere perfetta gli scozzesi dovrebbero parlare in francese e produrre cibo italiano. 


                            Evento n.8 - Marina Massironi legge L'evoluzione di Calpurnia

Evento n. 14 - PAOLO BARBIERI
Paolo Barbieri, l'illustratore mantovano dei libri di George R.R. Martin, Cornelia Funke e Licia Troisi, ci racconta che il suo primo step sono stati i biglietti per i matrimoni con sposini e colombine; che disegna sempre con la musica, ma non con la radio, perchè le voci lo disturbano, Ascolta spesso colonne sonore legate a ciò che deve rappresentare, per esempio quando doveva disegnare dei soldati dell'Antica Roma ascoltò per ore la soundtrack del Gladiatore.
E' palese la sua fisse per Jurassic Park, che nomina circa cinque volte durante l'intervista: "...amerei vedere un dinosauro dal vivo, con le dovute cautele ovviamente. Mi piacerebbe anche visitare il bosco di Hansel e Gretel; in realtà, vorrei vedere dal vivo tutto ciò che ho rappresentato, magari senza vivere le conseguenze dell'Apocalisse o dell'Inferno, che ho illustrato perchè il Purgatorio e il Paradiso sono pallosi, come dicono a scuola."
Ci rivela che gli avevano proposto di illustrare i Promessi Sposi e aveva pensato a un Renzo-angelo che brilla al sole come il vampiro di Twilight.


Evento n.16 - FRANCESCO CAROFIGLIO
Carofiglio siede nella Cineteca Comunale in mezzo ai ragazzi del gruppo di lettura di Asola coordinati da Simonetta Bitasi.
"Ho scritto dieci romanzi e non ho mai pianificato le scritture. Partono da viaggi, da idee, fotografie. Per esempio, Wok nasce da un sogno ricorrente di un viaggio in auto su un lunghissimo rettilineo. Mi piace che le storie nascano in modo accidentale. With or without you, il mio primo romanzo, inizia con una frase sul bello del piede cavo. Questo perchè dopo aver rotto con una donna, gli dissi che poteva portare via quello che voleva, ma mi prese troppo alla lettera e mi svuotò la casa. Quella sera dovetti dormire in una stanza vuota su un materasso senza lenzuola e mi ritrovai a scaldare i piedi l'uno contro l'altro in un modo fantastico."
Consiglia al pubblico tre letture: Altre voci altre stanze di Truman Capote, Padre Sergij di Tolstoj e Chiedi alla polvere di John Fante. 
A una domanda del pubblico "Quando capisci che hai finito? Come si fa a mettere un punto?", risponde: "Bisogna fare una lavoro su sè stessi, rinunciare a qualche cosa che nell'equilibrio generale non funziona. Aggiungere qualcosa è una tentazione costante, ma bisogna esercitarsi sulla sottrazione."


Evento n. 19 - MEG ROSOFF
Questa donna dall'aria severa si rivela in realtà molto divertente. E' nata in America, ma a 19 anni si è trasferita in Gran Bretagna, innamorandosi dell'Inghilterra e di un inglese. "Essere a Londra negli anni '70 è stata libertà pura e grazie a questi due luoghi della mia vita svolgo un continuo viaggio interiore." 
Ci dice che ha due cani che, quando scrive, stanno sotto la scrivania e la fissano. Ha l'impressione che si infilino nei suoi libri quando è distratta. Pensa, inoltre, che alcune persone abbiano una migliore connessione con gli animali e che essi riflettano il carattere delle persone che hanno attorno. 
Entrando poi più nello specifico del suo nuovo libro Fai finta che io non ci sia (in inglese, Picture me gone) ci racconta vari aneddoti simpatici. "Erano due anni che non scrivevo e la mia editor mi chiamava continuamente chiedendo del libro, dentro di me cercavo un modo di farla stare zitta. Così sul mio blog ho scritto che avevo un personaggio di nome Mila, molto interessante. In realtà, non c'era nessun libro e nessuna Mila. I mesi passarono e un giorno, portando i cani un parco, mi venne incontro un altro cagnolino: il nome sulla targhetta era Mila. Io non credo in un Dio degli scrittori che mi manda messaggi attraverso le targhette dei cani, ma sono arrivata a casa e ho scritto la prima riga."


Evento n. 21 - KEVIN BROOKS
Il suo libro L'estate del coniglio nero è stato premiato da Mare di Libri, ma in questo evento si parla di Bunker Diary. In questo libro, Kevin Brooks fa di noi che leggiamo un personaggio della storia. "I libri migliori sono quelli che legano lettore e scrittore, in questo caso ho solamente reso il tutto più reale."
Nei suoi libri l'idea è sempre quella di seguire il corso della vita: nascere, vivere, morire. Le cose belle sono ciò che sta in mezzo e anche nelle sue storie c'è della positività, non li definirebbe senza speranza, come molti li definiscono. "Io non cerco di guidare i ragazzi, di porgli un messaggi. Presento elementi della vita così come sono e il compito del lettore è vedere oltre. I miei protagonisti hanno molti difetti, se li vedete come eroi o come modelli non sono stato io consapevolmente a creare questo effetto."
I suoi libri lasciano sempre delle questioni in sospeso, e noi ci chiediamo perchè. Come scrittore ci sono delle parti senza risposta. Ovviamente mi assicuro che non ce l'abbiano, altrimenti mi sembrerebbe di mentire. Se avessi spiegato tutto, sarebbe uscito un libro che io non ero interessato a scrivere. Io penso che abbiamo sempre bisogno di sapere qual è la causa di ogni cosa, ma in realtà ciò non è fondamentale. E' giusto farsi domande, ma non ci sono sempre risposte e questo è perfettamente "okay".


                                                    Evento n. 39- Fabio de Luigi legge Beatles

domenica 7 giugno 2015

L'estate del coniglio nero - Kevin Brooks

L'estate del coniglio nero - Kevin Brooks
Pagine: 427
Edizione: PIEMME
Titolo originale: Black rabbit summer


TRAMA                                                                                           
E' un'estate torrida e Pete ha già passato diverse settimane senza fare altro che ciondolare per casa. Fino a quando una telefonata gli cambia la vita per sempre. E' Nicole, gli chiede di vedersi. Presto si separeranno, ognuno per la propria strada e sarebbe bello incontrarsi un'ultima volta con il gruppo dei vecchi amici, solo loro quattro: Pete, Nicole, Eric e Pauly. Pete le chiede di Raymond, anche lui è un vecchio amico, fa parte del gruppo. E' vero, è un tipo strano, sembra vivere in un mondo tutto suo al cui centro c'è un coniglio nero; ma Pete gli è molto legato e vuole che sia con loro. Quella notte, però, quando si trovano al luna park, Raymond scompare. E anche Stella Ross, una ragazza del loro liceo diventata famosa. Tutti pensano che i due eventi siano collegati, che Raymond lo strano sia il colpevole. Pete vuole dimostrare a ogni costo che si sbagliano, ma presto segreti, rancori e vecchie gelosia metteranno gli amici uno contro l'altro.


RECENSIONE                                                                                                                       
L'estate del coniglio nero mi ronza attorno da un anno e mezzo. Non vedevo l'ora di leggerlo, questo libro dai commenti positivissimi, dal titolo e dalla copertina un po' alla Donnie Darko; inoltre, l'imminente evento dello scrittore al festival Mare di Libri ha stabilito un ultimatum.
L'estate del coniglio nero è un'estate torrida, soffocante a causa di una cappa di calore talmente opprimente da essere quasi visibile e palpabile; un'estate come quella che bussa alle porte della mia città, suscitando dentro di me un sentimento di solidarietà nei confronti del protagonista.
La cosa che mi ha colpito di più, dopo poche pagine, è stato lo stile spigliato e scorrevole che non lascia niente al caso, anzi talvolta segue uno sciame di pensieri, voci dentro la testa e aggiunge dettagli solo di bellezza; cura le ambientazioni, approfondisce gli eventi passati e ogni volta che compare un personaggio di una certa rilevanza ne dipinge il ritratto e ne illustra i comportamenti, in modo da farcelo diventare familiare, come fosse un vecchio amico che incontriamo dopo tanti anni. E' come se lo scrittore si fosse strutturato un discorso da leggere ad un pubblico speciale, prestandoci molta attenzione e curandone la musicalità, la teatralità, mitigando momenti di particolare profondità e introspezione del protagonista, che verrebbero accolti dalla platea con un irreale silenzio, ad altri di azione, movimento e ansie che avrebbero generato brusii e commenti concitati.
Sono pochi gli scrittori di young-adult che si meritano veramente questo titolo, che sanno scrivere sul serio di adolescenti, restando coi piedi per terra, creando storie che sembrano impossibili e allo stesso tempo terribilmente realistiche e penso che questo autore ci sia riuscito abbastanza bene. Questo libro è come una macabra casa abbandonata: dietro le pareti di una narrazione stilisticamente bella, si nasconde un ambiente sgradevole, violento e degradato che sembra tutt'altro che adatto a racchiudere una cerchia di adolescenti riuniti per far festa; i mobili nelle stanze celano porte che conducono a ripostigli pieni di segreti che puzzano di marcio. Su ogni uscio un'etichetta: la criminilità di un quartiere fatiscente, le maschere per celare sensibilità e debolezze, la voglia di imporsi e la prepotenza di chi non è in pace con sè stesso, la vergogna e la paura causata da una relazione omosessuale che deve rimanere segreta, l'uso della droga per sfuggire alla realtà, la discriminazione nei confronti di Raymond, il diverso, lo strano. Ma forse, di questo ragazzo così stupido, così anormale hanno tutti solamente un grosso timore, perchè Ray rappresenta tutto ciò che gli altri hanno perduto: è un bambino racchiuso in un corpo da adolescente che ha mantenuto l'innocenza e soprattutto l'amore puro e sincero verso il suo coniglio nero, che viene descritto come un animaletto insignificante, ma pur sempre degno di affetto e cure. Cresciuto da genitori menefreghisti e disinteressati, si crea un mondo a sè in cui il coniglio diventa una coscienza, o una voce paterna che lo ammonisce, gli intima di prestare attenzione, gli dice semplicemente "Ciao" o "Grazie", parole così piccole, ma  importanti, che non si è mai sentito rivolgere da nessun altro, se non da Pete, l'unico che gli si dimostra sinceramente amico.
Questo romanzo "arriva" al lettore tramite tutta la concitazione classica del genere mistery, tra interrogatori e ricerche di indizi; ci parla in modo diretto, in prima persona, chiedendoci: "avete presente quando...?" "non vi è mai successo...?" e ci trasporta proprio all'interno dei fatti, ma nonostante tutti questi aspetti molto positivi e da lode, c'era qualcosa che, quando ho girato l'ultima pagina, mi è mancato. Forse per il fatto che uno dei due misteri intrecciati non venga risolto, o forse per qualche particolarità assente. E' una lettura molto piacevole che apre gli occhi su fatti che, purtroppo, avvengono veramente nel mondo dei giovani, anche se ci sembrano così distanti e non appartenenti alla nostra vita; nonostante ciò penso che non abbia avuto quel pizzico in più che lo farebbe spiccare tra i tanti racconti gialli per adolescenti. E' un libro che definirei carino, ben fatto, ben scritto, ma non stupefacente.


VOTO: 7,5

mercoledì 3 giugno 2015

La società letteraria di Sella di Lepre - Pasi Ilmari Jaaskelainen

La società letteraria di Sella di Lepre - Pasi Ilmari Jaaskelainen
Pagine: 330
Edizione: Salani
Titolo originale: Lumikko ja yhdeksan muuta


TRAMA                                                                               
Per Ella Milana, giovane supplente in una scuola superiore, diventare membro onorato della Società letteraria di Sella di Lepre è un riconoscimento straordinario, che equivale a entrare nella storia della letteratura. Ma si accorge presto che il piccolo gruppo di scrittori nasconde misteri inquietanti: che fine ha fatto Laura Lumikko, la più famosa autrice di romanzi per ragazzi del mondo e fondatrice della Società, inspiegabilmente scomparsa nel bel mezzo di una festa? Che cosa si nasconde dietro il minaccioso rituale noto come Il Gioco? E soprattutto, perchè la biblioteca conserva edizioni di romanzi classici dal testo profondamente cambiato e dai protagonisti irriconoscibili?


RECENSIONE                                                                                                                
Una società letteraria di bambini reclutati in base ai loro temi scolastici che, una volta cresciuti, diventano famosi scrittori avvolti da un alone di mistero e partecipanti a giochetti morbosi e scabrosi. Per me, avida lettrice di romanzi un po' "particolari" e membro di un gruppo di lettura, si trattava di un'esca irresistibile e le aspettative sono volate alle stelle.
Esse sono state per la maggior parte ripagate da una lettura piacevolissima e scorrevole, una scrittura matura e disinvolta e una trama, finalmente, diversa. Per non parlare dell'evidente elemento del mistery-gotico, che io accolgo ogni volta a braccia aperte, che vortica attorno alla figura quasi mistica di Laura Lumikko e segue la sua società letteraria come la nuvola di Fantozzi. 
Laura è una famosissima e amatissima scrittrice di libri per bambini che, in sintesi, con le sue storie porta avanti l'economia del paesino Sella di Lepre ed è venerata dai suoi abitanti quasi a livelli di fanatismo. Sempre vestita con un elegante abito bianco e tormentata da dolorose emicrania, la dea terrena permea il romanzo con la sua presenza in modo quasi prepotente, nonostante sparisca dopo tre capitoli e il lettore non senta neanche una mezza parola uscire dalle sue labbra. La conosciamo attraverso lo strascico immenso che lascia dietro di sè: le voci di ogni singola persona del paese, la cui mente di notte si ritrova infestata da presunti cadaveri dalla scrittrice, ma soprattutto da coloro con cui era più in contatto, ovvero gli allievi, i produttori di best-seller della società letteraria. 
Focalizzandosi su ciò, il libro ci offre un'analisi approfondita dello scrittore. 
Lo scrittore, questa bestia rara. Non avevo mai letto un libro che si focalizzasse sui possibili metodi e sulla vita di coloro che sono capaci di scrivere la vita a parole, perchè è proprio questo che fanno. Sono scrittori che tra la ressa del supermercato individuano soggetti interessanti e li osservano, o registrano col telefonino discussioni tra coniugi; scrittori che possono scrivere solo basandosi su cose reali, che non sanno imprimere nell'inchiostro qualcosa che non hanno vissuto e per questo si nutrono dei discorsi altrui, ne ingurgitano le esperienze più private e delicate per trasformarle in materiale di lavoro. Tutto ciò, ovviamente, non può avvenire spontaneamente e, per questo, si servono del Gioco. Devo dire che questa tortura, sia letteralmente che metaforicamente, un po' mi ha attirato e un po' mi ha respinto: mi piacerebbe giocarci e, allo stesso tempo, mi piacerebbe non rivedere mai più la persona con cui ho giocato. 
Tutto si svolge in un'atmosfera gotica, quasi vicina al bondage. Mi sono immaginata, del tutto istintivamente, paesaggi molto cupi, case illuminate da luci soffuse, incentivata dal fatto che la maggior parte degli avvenimenti si svolgono di notte.
Ma, come dicevo, principalmente mi sono dovuta affidare al mio istinto, perchè talvolta avvertivo, durante la lettura, dei buchi, delle mancanze. Innanzitutto, alcuni avvenimenti arrivano a sfiorare il sovrannaturale, soprattutto alla fine del libro e vengono descritti un po' frettolosamente, lasciando da parte i particolari e si sa che un racconto senza particolari è come una casa senza fondamenta: non regge, risulta grottesco e si sfalda sotto un peso che è troppo grande da sostenere. Inoltre, i membri della società sono dieci e l'autore si limita a caratterizzarne tre o quattro, mentre degli altri sappiamo a malapena il nome. Ed è un vero peccato, perchè attraverso quei pochi che ci vengono presentati l'autore dimostra di saper creare personalità e modelli di vita inusuali e ben pensati.
Anche l'ambientazione è lasciata un po' da parte e percorriamo l'accattivante paesino di Sella di Lepre osservandone solo l'esteriorità; mi sarebbe piaciuto, oltre che ricevere un tour degli edifici più importanti, anche avere un'idea di come la gente vi vive, delle tradizioni onorate all'infuori dell'ossessione per le statue mitologiche.
Penso che un libro con una così buona idea di fondo debba saper soddisfare sotto più punti di vista, perchè l'autore ci ha dimostrato di saper gestire una storia stramba con notevole maestria e dovrebbe dare una risposta anche a ciò che può sembrare uno sfizio capriccioso o un dettaglio tralasciabile. Sono sicura che raggiungerebbe alti livelli e diventerebbe un'opera d'arte particolare e macabra.


VOTO: 8+

lunedì 1 giugno 2015

La sposa giovane - Alessandro Baricco

La sposa giovane - Alessandro Baricco
Pagine: 183
Edizione: Feltrinelli


TRAMA                                                                                      
Siamo all'inizio del secolo scorso. La promessa sposa è giovane, arriva da lontano e la famiglia la accoglie, quasi distrattamente, nella elegante residenza fuori città. Il figlio non c'è, è lontano, a curare gli affari della prospera azienda tessile. Manda doni ingombranti. E la sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto le ricche colazioni senza fine. C'è in queste ore diurne un'eccitazione, una gioia, un brio direttamente proporzionale all'ansia, allo spasimo delle ore notturne, che, così vuole la leggenda, sono quelle in cui, nel corso di più generazioni, uomini e donne della famiglia hanno continuato a morire. Il maggiordomo Modesto si aggira, esatto, a garantire i ritmi della comunità. Lo zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona mai. Il padre, mite e fermo, scende in città tutti i giovedì. La figlia combatte contro l'incubo della notte. La madre vive nell'aura della sua bellezza mitologica. Tutto sembra convergere intorno all'attesa del figlio. E in quell'attesa tutti i personaggi cercano di salvarsi.


RECENSIONE                                                                                                                             
Vorrei iniziare con un consiglio: non leggete la trama di questo libro, se decidete di leggerlo. Io stessa, qui, l'ho riportata per semplice formalità e la storia l'ho letta alla cieca. Iniziatelo anche voi senza saperne niente, accarezzatene la copertina e annusatene le pagine; affidatevi a lui così come vi affidereste a un appuntamento al buio. Varcate cautamente la soglia di questa casa che vi si staglia davanti agli occhi ed osservate. 
Io me la sono immaginata principalmente bianca con larghi corridoi illuminati dalla luce del sole che filtra tenue dalle tende color pastello, niente a turbare la compostezza e la pace, la calma imposta da una rigida routine che nulla può disturbare. I rituali hanno il completo controllo sui protagonisti, tanto da renderli semplici marionette senza nome: la Madre, il Padre, la Sposa Giovane, il Figlio, la Figlia, lo Zio ed il maggiordomo Modesto, che impersona una qualità invece che un'abitudine. Ma ognuno di questi, pur nella fissità dei propri giorni, riesce a spiccare per qualche vizio, qualche sfizio che ai personaggi di Baricco non manca mai. Non so come faccia a trovare caratteristiche e attitudini sempre nuove da attribuire alle sue creazioni, fatto sta che ognuna è unica e non si ripete mai. 
Tutto ruota attorno alla figura della sposa, di cui seguiamo la trasformazione da crisalide a farfalla grazie a due interessantissime figure femminili, le api regine dell'alveare che indirizzano la sposa verso due atteggiamenti contrapposti: l'annullamento di sè o l'esaltazione della propria femminilità, due fasi che più o meno tutte attraversiamo crescendo, nel passaggio dall'infanzia alla pubertà, quando accantoniamo le ginocchia sbucciate e le macchie di terra sulle magliette per far spazio ai trucchi e ai profumi. La ragazza non è parte della famiglia, ma col tempo arriverà ad amalgamarsi. Si sa, però, che aggiungendo un ingrediente il risultato non potrà mai essere uguale e quindi, silenziosa ed inosservata, porta scompiglio, aggiunge un retrogusto lieve che ci resta incollato alla punta della lingua. Rappresenta la rottura di un equilibrio, come un tassello che vuole incastrarsi a forza in un puzzle già finito. 
Due temi che a me piacciono particolarmente e che questo libro tratta sono quello dell'attesa e dell'illusione bruscamente e incurantemente calpestata; Baricco, per rappresentarli, utilizza un'unica stupefacente ed efficace immagine: una sposa che aspetta, sola, in una casa completamente vuota. I cassetti sono stati svuotati, i mobili coperti da lenzuoli, i quadri staccati dalle pareti in vista di un viaggio che, per tradizione, dovrebbe lasciarsi alle spalle il vuoto. Ma questa volta, una figura si staglia sulla soglia dell'uscio e spezza l'integrità, come d'altronde si impegna a fare per tutto il libro.
La villa citata più e più volte non è l'unico luogo in cui la ragazza dovrà confrontarsi con un mondo che non le appartiene. Baricco sceglie un'altra ambientazione, abbastanza inusuale, ma che ha pur sempre qualcosa a che fare con quell'abitazione dall'atmosfera delicata, ma languida: un bordello, un ambito di lussuria ed erotismo in cui si raggiungerà il culmina della bellezza, della pura estetica.
L'emblema del peccato e della perdizione è descritto in modo velato, senza scadere mai nel volgare: si rimane superiori alla materia, la scrittura sembra quasi astratta. Qui si svolgerà anche il finale, che rappresenta allo stesso tempo la novità, pecora nera nella vita di routine a cui ci eravamo quasi adattati, e un circolo che si chiude, un serpente che si mangia la coda. 
Baricco, ancora una volta, è stato capace di stupirmi e di farmi leggere un piccolo e incantevole romanzo. Ormai, nel cuore ho un piccolo buchino riservato ai suoi personaggi che si accatastano uno sulla testa dell'altro, schiacciandosi...prima o poi mi scoppierà.


 VOTO: 9