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lunedì 17 novembre 2014

Space runners - Daniele Federico

Space runners - Daniele Federico
Pagine: 94
Formato: Kindle


TRAMA                        
9 Giugno 2234. La nave di ricognizione Mercury ritrova presso la galassia di Larterus una navetta monoposto di origine terrestre; al suo interno un essere umano criogenizzato.
In un mondo in cui i sentimenti sono oramai dimenticati, il comandante Haven si trova faccia a faccia con Daniel, un ragazzo privo della sua memoria e proveniente da un'altra epoca.
Le seguenti indagini svelano gli avvenimenti e lo scopo della missione "Space runners" a cui Daniel aveva preso parte. Una missione che interessa al comandante più di quanto egli creda...


RECENSIONE                    
Mi si è presentata l'occasione di leggere Space runners mentre ho in corso un'altra lettura, quella di Le Cinque Stirpi, un'interessante mattone appartenente al genere fantasy. Ho deciso, quindi, di spostarmi per un po' sulla fantascienza grazie a questa short story che non ruba più di un'ora. 
Da un racconto breve ci si aspetterebbe una trama scarna di eventi e dettagli, ma questo mi ha stupito.
Il brevissimo romanzo dell'autore emergente Daniele Federico avrebbe tutti i presupposti per diventare un bellissimo libro, o un emozionante film, a partire dall'ambientazione.
La storia si svolge in un futuro molto lontano e quasi distopico, il 2234, anno in cui gli uomini, come il comandante Haven, non hanno nè padre nè madre e sono creati in laboratorio. Il loro destino di piloti aerospaziali è già scritto e non hanno la possibilità, nè la volontà di cambiarlo, perchè non hanno la capacità di provare emozioni. Non hanno mai visto lacrime, tanto da chiamarle "secrezioni oculari" e da restarne totalmente scioccati alla sola vista, come avviene in una scena particolarmente sconvolgente e anche abbastanza inquietante.
I personaggi sono tutti promettenti: seppur vengano descritti brevemente, lasciano intravedere una caratterizzazione ben pensata e complessa. 
La totale assenza di sentimento ed emotività del comandante Haven, per esempio, ha uno spiraglio di luce nel momento in cui entra in contatto con Daniel, il protagonista. 
I due sono vicini fisicamente, ma estremamente distanti temporalmente, poichè Daniel proviene dal passato, un passato in cui esistevano ancora gli esseri umani come noi li conosciamo, ed è ancora in vita solo grazie alla criogenizzazione. Nonostante ciò, tra i due si crea un legame particolare, che si sviluppa colloquio dopo colloquio, in cui l'uno impara sempre qualcosa dall'altro; la sensibilità del paziente sembra trasmettersi al comandante, dissolvendo sempre di più la sua aria inquisitoria e abbassandone le difese, fino a portarlo a confidarsi e ad avere comportamenti quasi umani.
Un punto in più è acquisito anche grazie alla narrazione che, pur utilizzando un registro basico e semplice, non è per niente scontata, bensì originale e soprattutto varia. 
I capitoli sono costruiti sotto forma di trattati dei vari astronauti coinvolti nella scoperta, che si dedicano allo studio della navicella e alla ricostruzione degli avvenimenti. Oltre a descrizioni e stestura di relazioni, sono anche riportate le conversazioni che Daniel e Claire hanno avuto durante la spedizione e che sono state rinvenute nell'hard disk della capsula spaziale.
Sono dialoghi brevi e coincisi, ma pieni di sentimento. Trattano delle emozioni riguardo agli avvenimenti che stanno attraversando e che avvengono sotto i loro occhi, di ciò che provano l'uno per
l'altro, dei loro timori, rimpianti e del loro passato. Si dicono tutto ciò che, normalmente, non avrebbero mai avuto il coraggio di dirsi, arrivando a toccare temi abbastanza importanti, che si riflettono in tutti noi. Uno di questi è quello dell'aspirazione, del sogno nel cassetto di Daniel: superare il limite, varcare i confini dell'universo, fare qualcosa di unico che lo renderà importante e indimenticabile. Una sfida lanciata all'oblio, la paura di essere dimenticato e la tenace voglia di far sì che ciò non accada, ma soprattutto la consapevolezza di sè che acquisisce solo quando è troppo tardi.
Tutto questo è concentrato in poche pagine. Un piccolo libricino in cui, oltre al viaggio nello spazio, è compiuto un viaggio nel profondo della mente umana che meriterebbe di essere approfondito in molte più pagine.
Breve, ma intenso e scorrevole, ottimo per staccare la spina tra una lettura e l'altra.


VOTO: 8

domenica 16 novembre 2014

Black Passion - Anna Grieco

Black Passion - Anna Grieco
Pagine: 218
Edizione: La mela avvelenata


(Allerta spoiler!)


TRAMA                    
Lilith è furiosa. Ancora una volta i suoi odiati nemici, gli arcangeli, sono riusciti a soffiarle da sotto il naso sua figlia Cassandra, la protagonista della profezia di Elijah, uno degli Unti del Signore. Ma la regina degli Inferi non ci sta a perdere e ordisce un piano diabolico per stanare i Fratelli di Luce. Il suo scopo è quello di costringere ad uscire allo scoperto proprio Cassandra, facendo leva sui suoi sentimenti.
La cacciatrice rossa cadrà nella trappola tessuta dalla sua perfida madre? E cosa sarò disposta a sacrificare pur di salvare il genere umano e coloro che ama? 


RECENSIONE                          
Il secondo capitolo della saga, Dark passion, si era concluso con un finale abbastanza sconvolgente, lasciandoci tutti sulle spine e in attesa dell'ultimo volume, che finalmente è arrivato.
E', sicuramente, quello che ho trovato più particolare e variegato, perchè pur ritrovando varie analogie con i precedenti, la narrazione e i temi principali cambiano notevolmente.
La prima figura che rincontriamo è quella di Lilith, regina degli inferi, che appare più lussuriosa e vorace che mai. Sempre rinchiusa nel suo mondo sotterraneo, si da ai piaceri carnali più sfrenati, uccide senza sensi di colpa, ma soprattutto è più meditativa e trama un piano per ottenere finalmente ciò che vuole. 
Se fino a qui tutto suona familiare, quando la scena si sposta sulla dimora degli Arcangeli cominciamo a percepire i primi cambiamenti. Sempre collocata a Brasov tra il gelo, la neve e le enormi montagne, si presenta tutt'altro che fredda. L'atmosfera è, infatti, estremamente diversa da quella tesa e pronta all'azione di sempre; è calda e familiare, come se tutti fossero radunati attorno a un enorme invisibile focolare. 
Cassandra e Azrael sono sempre legati da un forte legame, anche fisico, ma da quando la Cacciatrice Rossa è rimasta incinta, anche il cuore di ghiaccio dell'Arcangelo della morte si è sciolto. Quello che ricordavo come un personaggio tenebroso e inquietante è quasi irriconoscibile: addolcito dall'istinto paterno, suscita un'enorme tenerezza. La coppia, che nei libri precedenti avrei rappresentato sul piede di guerra o in vortice di passione, si trasforma in un romantico quadretto familiare.
A differenza di Red passion e Black passion in cui l'amore passava in secondo piano e spesso era bollato come vizio carnale, qui diventa un tema estremamente approfondito anche da altri punti di vista. Altri due innamorati, infatti, si aggiungono alla cerchia: sono l'arcangelo messaggero e l'amica di Cassandra, coinvolti in una relazione molto dolce, ma controllata, segreta. La sua potenza sembra strisciare tra gli spazi bianchi tra le parole, timorosa di presentarsi, perchè come risaputo, l'amore tra un'umana e un figlio di Dio è assolutamente vietato.
Questo fa sì che la concentrazione del libro sia principalmente spostata su questo argomento e se prima incontravamo sempre un ritmato intrico di azione e colpi di scena, qui ci spostiamo sul
campo della riflessione, della psich; ci vengono riferiti sentimenti e pensieri e la narrazione si fa più sentita e profonda, più accurata e studiata.
Abituatici a questa atmosfera, gli stadi finali non possono che stupirci. 
Appaiono ambientazioni diverse e inaspettate, soprattutto italiane, come per esempio Città del Vaticano, ma anche celesti: il Limbo.
Conosciuto grazie alla maestrale rappresentazione Dantesca, l'avevo sempre immaginato come un luogo verde, immerso nella natura, tra alberi e fiumi, un'eccezione di pace nel panorama travagliato dell'inferno. E' stato interessante vederne l'immagine nuova che l'autrice ci propone, soprattutto quando al suo interno si muove un personaggio ancora più interessante: una mutaforma.
Questi piccoli dettagli ci conducono lentamente verso il climax del libro: i colpi di scena cominciano a susseguirsi, una nuova creatura ci viene presentata, qualcuno che già conoscevamo, anche se indirettamente, torna a vivere. 
Il finale costituisce l'apice: è assolutamente inaspettato, aperto, lascia molte carte in tavola, cosa che non mi sarei aspettata, essendo questo l'ultimo capitolo della trilogia. 
Nonostante l'ordine venga parzialmente ristabilito, infatti, la situazione non è comunque accettabile, resta tesa, preannunciando nuovi disastrosi eventi. 
Squarci nel terreno, fiamme e anime in lotta, costituiscono un fermo immagine di grande effetto, che lascerebbe a bocca aperta soprattutto su uno schermo cinematrografico.
Come sempre, il romanzo è breve, scorrevole e da leggere tutto in un fiato. Mi ero creata delle aspettative, soprattutto sulla conclusione, che sono crollate a pezzi e mi hanno lasciata affamata di dettagli. Si spera, quindi, che questo ultimo capitolo non lo sia veramente e che l'autrice torni a stupirci.


VOTO: 7

martedì 11 novembre 2014

Mancarsi - Diego De Silva

Mancarsi - Diego De Silva
Pagine: 98
Edizione: Einaudi


TRAMA                          
Irene vuole essere felice, e quando il suo matrimonio inizia a zoppicare se ne va. Nicola è solo, confusamente addolorato dalla morte di una donna che aveva smesso di amare da tempo. Anche lui, come Irene, è mosso da un'assoluta urgenza di felicità. Anche lui vuole un amore e sa esattamente come vuole che sia fatto.
Sarebbero destinati a una grande storia, se solo s'incontrassero una volta nel bistrot che frequentano entrambi. Ma il caso vuole che ogni volta che Nicola arriva, Irene sia appena andata via. 
Se le vite di Nicola e Irene non s'incontrano fino alla fine, le loro testo invece s'incontrano furiosamente nelle pagine di questo libro: i pensieri, le derive, il sentire si richiamano di continuo, sono ponti gettati verso il nulla o verso l'alto.


RECENSIONE                         
Mancarsi. Solo otto lettere che aprono un mondo, infinite possibilità: mancarsi, perchè? Mancarsi e come? Mancarsi reciprocamente? No, in questo libro si parla di mancare a sè stessi.
Da quando hanno perso, chi per scelta e chi involontariamente, la persona con cui condividevano il loro tempo, Irene e Nicola hanno un vuoto dentro che non riescono a colmare e in cui si sono persi, senza riuscire più a ritrovarsi, mancandosi. Un vero e proprio buco nero, un piccolo mondo che si nasconde dietro a due nomi banali, due adulti anonimi, ormai inscindibili dalla loro routine. 
Ma come tutti sappiamo, dietro ai volti che si confondono nella folla, talvolta si celano grandi anime. 
In questo libro, le due grandi anime stanno sedute al tavolino di un bistrot. 
L'ambientazione è raffinata, perfettamente adeguata a tutto il resto. Mi sono immaginata un locale piccolo, modesto, ma estremamente accogliente ed elegante, un po' vintage, sullo stile di Colazione da Tiffany, con grandi vetrate al di fuori delle quali i nostri protagonisti vedono scorrere la vita degli altri. Un piccolo angolo di pace in cui il tempo sembra fermarsi.
Irene e Nicola vi arrivano sempre allo stesso orario, ordinano sempre le stesse cose e siedono sempre allo stesso posto, a fronte del manifesto di Buster Keaton, un'immagine che ha assunto un significato profondo per entrambi, che rievoca grandi ricordi e che portano nel cuore.
E' estremamente appassionante vedere come, fin dall'inizio, noi lettori conosciamo il destino dei due, ma non lo vediamo compiersi. 
Una volta ho letto una frase, che parlava della leggenda del filo rosso del destino e che mi sembra perfetta per riassumere in poche righe l'immagine che avevo stampata fissa nella mente, mentre leggevo:

"La leggenda del filo rosso del destino è una credenza molto diffusa in Giappone, che si rifà a un'antica leggenda cinese. La leggenda narra che ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo  della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona a cui siamo destinati: il grande amore, la nostra anima gemella. Le due persone così unite sono destinate ad incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano, perchè il filo rosso sarà lunghissimo e fortissimo e non si spezzerà mai. Sarà lo stesso destino a tenerlo saldo e unito finchè esse non s'incontreranno."

Diego De Silva si diverte, in questa breve storia, a giocare col destino dei due protagonisti, a muoverli come se fossero pedine di una scacchiera, senza farli incontrare, ma lasciando in risalto il
colore rosso vivo del filo che li lega. Seguiamo separatamente, a capitoli alternati, la vita dell'uno e dell'altro e ne notiamo i caratteri comuni, tifiamo perchè questi due cuori affini riescano ad incontrarsi e a sentirsi finalmente completi. Perchè entrambi sono consapevoli del buco nel petto ed entrambi sanno perfettamente cosa servirebbe per colmarlo: un amore. Un amore che conoscono già nella loro mente, un amore che sta nei pochi secondi in cui arrivano a sfiorarsi senza mai toccarsi, quel breve spazio che li divide quando lei esce dal bistrot e lui entra. 
Vi è poi la vita fuori dal piccolo bar: abitudinaria e ripetitiva per Irene, stranamente piena per Nicola, che da quando ha perso la moglie ha ricominciato a vivere e a recuperare i propri spazi a piccoli morsi. 
Nonostante la brevità, questo piccolo romanzetto è un vero e proprio concentrato di vita e i flash, gli sprazzi di quotidianità che ci vengono proposti sono tra i più vari, ma in prevalenza si tratta di ricordi, I personaggi sembrano muoversi in un sogno, in una bolla di sapone, perchè il registro e i toni dell'autore sono sempre estremamente delicati. Un'eccezione a tutto ciò, sono i racconti riguardanti gli spasimanti di Irene, che cercano di rimorchiarla al bistrot e di appropriarsi della sua straordinaria bellezza. Con una narrazione abbastanza ironica e schietta, ci vengono raffigurate con destrezza diverse tipologie umane, quasi beffandosene, come se fossero caricature.
Il finale è un bellissimo climax: è come se tutto, all'improvviso, ricevesse una spinta, come se la bolla di sapone fino a quel momento intatta si rompesse e i personaggi cominciassero a correre, spintonando la folla che li aveva sempre nascosti.
Mancarsi mi aveva attirato fin dal primo istante. E', innanzitutto, uno di quei libri il cui solo titolo ha una fortissima risonanza e sembra parlare da solo. Un piccolo volume, estremamente sottile e leggero, che passa inosservato sugli scaffali della biblioteca, ma che contiene in sè tanta poesia, proprio come i personaggi stessi.
E' un piccolo grande libro sulla vita, sul destino e sull'amore; ruba solo un'ora, ma fa sognare.


VOTO: 9

domenica 9 novembre 2014

La donna allo specchio - E.E. Schmitt

La donna allo specchio - Eric Emmanuel Schmitt
Pagine: 395
Edizione: E/O
Titolo originale: La femme au miroir


TRAMA                      
Anne, Hanna, Anny: tre ragazze, tre spiriti liberi che si scontrano con le chiusure dell'epoca in cui vivono. Le loro storie si intersecano nonostante i secoli che le dividono, un intreccio all'inizio curioso, poi sempre più appassionante, fino a che un crescendo di rivelazioni porta le tre vicende a una conclusione congiunta.
Anne, nelle Fiandre del XVI secolo, è una mistica che parla con gli animali come San Francesco, fa il bene perchè non concepisce altra forma di agire, percepisce Dio nella natura e non comprende la necessità dei riti religiosi. Ma è fuori tempo rispetto a periodo della Controriforma e dell'inquisizione: la sua estatica serenità, unita alle maldicenze della gente "normale", viene presto tacciata di eresia. 
Hanna, nella Vienna d'inizio Novecento, è una giovane aristocratica alla ricerca di sè stessa, insoddisfatta dalle convenzioni borghesi. Dopo molta infelicità riuscirà a individuare nella psicoanalisi il modo per individuare le radici del suo malessere.
Anny è una star di Hollywood dei nostri tempi, drogata di celebrità e di sostanze stupefacenti, che cerca di dare un senso a una vita il cui unico valore è il denaro; ci riuscirà attraverso la recitazione e nel suo travagliato percorso esistenziale troverà l'amore.


RECENSIONE                    
Eric-Emmanuel Schmitt, un nome che non mi suonava nuovo. Avevo già letto, infatti, due suoi libricini su cui avevo avuto impressioni completamente contrastanti: uno intenso e coinvolgente, l'altro totalmente indifferente. La donna allo specchio era l'occasione giusta per dargli un'ultima possibilità e quando un'amica, che comincia a conoscermi sempre più a fondo, me l'ha consigliato, ho deciso di leggerlo e non me ne sono pentita.
"Ti sentirai compresa", mi ha detto. E così è stato.
Ma cominciamo dal principio.
Già delle prime pagine, non si può far altro che rimanerne coinvolti, soprattutto grazie alla sua struttura: lo scrittore intraprende tre diversi fili narrativi che scorrono in parallelo, alternandosi e spingendo così il lettore a leggere voracemente per seguire gli sviluppi della vita delle tre ragazze. Nel caso di Anne, la prima, e Anny, la terza, abbiamo un narratore onnisciente in terza persona; nel mezzo, Hanna, si esprime in forma epistolare, parlando in prima persona a Margaret, la sua destinataria.
La contestualizzazione è assolutamente realistica, con riferimenti precisi anche a eventi storici come la Controriforma e la scoperta della psicanalisi di Freud, che contribuiscono a rendere le ambientazioni più dettagliate e complete. Veramente spaventoso è vedere come, che si tratti del sedicesimo secolo nelle Fiandre, del Novecento a Vienna, o di Hollywood ai giorni nostri, la società appaia sempre compromessa e corrotta, chiusa nel pregiudizio e soffocata dalle convenzioni. In contesti così miserabili e cupi, l'unico spiraglio di speranza sono le tre protagoniste di questo libro, che sono figure di spicco, le eccezioni nella massa. 
Anne è quella che ci viene presentata per prima e con la quale ho avuto il rapporto più ambiguo: è temporalmente la più distante e questo ha fatto sì che io la sentissi molto lontana e, al contempo, che gli venissero attribuite delle caratteristiche per la quale l'ho stimata più delle altre. 
Il suo aspetto angelico, un'accecante bellezza acqua e sapone, ma soprattutto un animo puro e innocente come quello di una bambina, la rendono una figura quasi mitologica, leggendaria; inimmaginabile inserirla in un mondo come quello che noi conosciamo, ma nell'arretratezza del tempo in cui vive è ancora possibile collocarla. Più difficile è etichettarla: strega ed eretica, o santa? Le autorità chiuse e ignoranti finiranno per bollarla di eresia, ma la sua sicurezza, le sue radicate convinzioni e una strabiliante forza d'animo, che ho ammirato moltissimo, fanno sì che Anne tenga testa alle difficoltà e riesca a portare avanti i suoi propositi a testa alta. 
Nei capitoli a lei dedicati sono veramente poetiche e toccanti le parti descrittive sul suo rapporto con la natura e col mondo, relazioni quasi carnali, forti e stuzzicanti l'enorme sensibilità della giovane.
Hanna è quella che si differenzia di più dalle altre, perchè, come scritto prima, ci parla attraverso delle lettere, rendendo il registro molto confidenziale. I suoi sono, appunto, i capitoli più diretti e non abbiamo bisogno di cogliere le sue difficoltà, perchè ci vengono espresse esplicitamente. Oppressa dalle convenzioni sociali, forzata al ruolo di moglie modello e soffocata dalla famiglia del marito, è quella meglio descritta caratterialmente.
L'autore penetra nel suo cervello, ci illustra ogni angolo della sua psiche, ogni sua ramificazione di pensiero creando un personaggio abbastanza contorto, ma caratterizzato estremamente bene. 
E' una donna estremamente insicura, che si guarda allo specchio e non si riconosce, e che cerca in tutti i modi di autoconvincersi di essere diversa da ciò che è, di dare credibilità alla maschera di scena che deve indossare ogni giorno, finendo quasi per crederci. Ci si abitua alla sua natura essenzialmente "debole", tanto da restare spiazzati per alcuni cambi repentini che metterà in atto.
Infine, Anny è sicuramente quella in cui mi sono immedesimata di più e che più mi ha emozionato, grazie al fatto che vive nei giorni nostri e quindi si muove in una realtà che io stessa vivo, seppur in un ambiente diverso, ma anche grazie al suo carattere, che per molti aspetti mi assomiglia e penso possa assomigliare a quello di molte adolescenti. 
Pur essendo una giovane adulta, infatti, Anny è persa, ancora alla ricerca di sè stessa, come se fosse in una fase adolescenziale di sviluppo. Estremamente bella e talentuosa, è un'attrice molto ricercata e richiesta, la vita sembra averle donato tutto. Lei, però, è la personificazione del detto "i soldi non fanno la felicità" e inconsciamente intraprende un percorso di autodistruzione estremamente pericoloso, per non percepire il vuoto che ha dentro.
Come le altre due, infatti, si sente fuori posto e ciò la porta inevitabilmente alla fuga dalla realtà. Anne si nasconde in un bosco, facendo della natura la sua casa; Hanna ricorre a una vita autonoma da donna indipendente. Anny ricorre ai disastrosi mezzi di evasione che i giorni nostri ci offrono: alcol, sostanze stupefacenti e sesso. Soprattutto quest'ultimo la porta a cambiare sempre partner, a volte tenendoselo anche solo per una notte, finendo per sentirsi usata e bisognosa di amore vero.

"Come Anne e come Hanna, Anny amava uscire da sè stessa, astrarsi da sè, dalla sua identità sociale e familiare, per avvicinarsi a una realtà più fondamentale. Un "al disotto di tutto" che Anny otteneva con la recitazione. In quanto attrice, si allontanava da sè per diventare altre. E tuttavia, prima di arrivare a un personaggio preciso, passava per un luogo indeterminato, una zona al di qua delle differenze, la stessa che avevano frequentato Anne e Hanna."

Così esplicitamente veniamo introdotte alla conclusione del libro, in cui le storie delle tre giovani si incontrano, nonostante la distanza negli anni. Un episodio che fa pensare a una specie di reincarnazione, o un semplice gioco del destino che si diverte a spargere le coincidenze sul cammino dei protagonisti.
Il modo in cui questo legame fra le tre si fortifica mi è piaciuto molto: avviene in modo delicato, ma toccante, come tutto il resto del libro.
Un romanzo che merita di essere letto sia per la destrezza e la bravura dell'autore che per le interessanti vicende delle tre donne, ma soprattutto per sentirci comprese, cosa che solo i grandi libri riescono a fare.


VOTO: 9

Spazio segnalazioni

Buona Domenica a tutti. Oggi vorrei presentarvi due nuovi romanzi di autrici emergenti. 



Solstice, l'incantesimo d'inverno - C.E.A. Bennet
Pagine: 641
Edizione: Self publishing, piattaforma Narcissus
Genere: Fantasy - romance - YA


TRAMA                    
Emma ha quasi sedici anni e due sorelle, Eileen e Constance. Vivono a Saint Claire, tranquilla cittadina del Connecticut, insieme alla madre, Kate e Miranda, la misteriosa donna comparsa nelle loro vite da quando il padre le ha abbandonate.
Le Hataway, però, non sono donne normali, bensì streghe costrette a tenere nascosta la loro natura e i loro poteri per rispettare le leggi dei Custodi, ai quali devono obbedienza. Leggi che Emma ha infranto quando era solo una bambina, anche se per una buona causa: aiutare quelli che sarebbero diventati i suoi migliori amici, Sam e Alec. Da allora i tre sono inseparabili, anche se, diventati adolescenti, Emma sarà costretta a nascondere proprio a loro il segreto che più le sta a cuore. 
Non è l'unica, però, a mentire alle persone che ama. Cosa nascondono Kate e Miranda? Quali sono i terribili segreti seppelliti nel loro passato? Perchè il padre è sparito all'improvviso senza lasciare traccia?
ACQUISTABILE SUL SITO ITUNESFELTRINELLIAMAZON




One Day - Monique Scisci
Uscita prevista: Venerdì 31 Ottobe
Disponibile su Amazon e su tutti gli altri online store.


TRAMA                     
Non sapevano che quel giorno la loro vita sarebbe cambiata per sempre.
Una storia d'amore senza fine, un incubo da cui non si può uscire, una goccia di sangue per spezzare un legame e un'antica maledizione che ha il colore di un fiore.
Dall'autrice de L'ampolla Scarlatta Saga, quattro storie dedicate al mondo del fantasy per scoprire come tutto può cambiare nell'arco di un solo giorno.





A presto, con nuove recensioni!

domenica 2 novembre 2014

The spectacular now - Tim Tharp

The spectacular now - Tim Tharp 
Pagine: 304
Edizione: Knopf Doubleday
Titolo originale: The spectacular now


TRAMA                    
Sutter Keely. E' il ragazzo che vuoi alla tua festa. Sarà quello che farà ballare tutti e poi li farà finire nella piscina dei tuoi genitori. Okay, non è esattamente una brillante star accademica. Non ha progetti per il college e, probabilmente, finirà in un negozio a piegare magliette da uomo per guadagnarsi da vivere. Ma in città c'è pieno di ragazze e con l'aiuto di Dean Martin e Seagram's V.O., la vita è abbastanza favolosa.
Fino al mattino in cui si sveglia nel cortile di un'abitazione e conosce Aimee. 
Aimee è un disastro sociale. Aimee ha bisogno d'aiuto e sarà Sutterman a mostrarle la via, per poi lasciarla andare a prosperare. Ma Aimee non è come le altre e dopo non molto tempo, la situazione sfugge dal controllo di Sutterman. Per la prima volta nella sua vita, ha il potere di fare la differenza nella vita di qualcuno...o di rovinarla per sempre.


RECENSIONE                    
The spectacular now: un titolo premonitore che preannuncia un libro "spectacular"? Questa domanda è ciò che mi ha spinto ad iniziarlo. Un titolo dalla così forte risonanza non poteva che attrarmi. 
Devo dire che non sono pentita di averlo letto, ma non sono nemmeno del tutto soddisfatta.
Cominciando dal principio, la trama, l'ambientazione nella high school e i personaggi adolescenti e particolari mi facevano pensare ad un libro sulle orme di John Green e in parte lo è veramente, soprattutto per il protagonista, Sutter.
E' uno dei classici personaggi strani, che restano stampati nella memoria del lettore per un lungo tempo. Il suo comportamento è completamente incomprensibile e, allo stesso tempo, ammaliante.
E' molto ben caratterizzato e complicato psicologicamente. 
Intraprende una celata autodistruzione, a causa dell'odio che prova per sè stesso, il non sentirsi mai abbastanza, di cui sembra essere inconsapevole. Esternamente, infatti, compensa la cosa con un egocentrismo sfrenato che si impossessa di lui soprattutto alle feste, rendendolo l'anima del gruppo.
Sembra agire senza realmente riflettere sulle conseguenze delle sue azioni, ma semplicemente per esaudire un desiderio personale.
Si presenta a noi con un'immagine veramente simbolica: con una bottiglia in mano. L'alcol svolge un
ruolo molto importante: è il mezzo di distruzione di Sutter che, ancora una volta, sembra essere incosciente della cosa. Non lo rappresenta come un oggetto di svago nei weekend, nè come una fuga dalla quotidianità, bensì come lo strumento che gli permette di colorare il mondo che lo circonda, di renderlo più vivo e più palpabile.
Questo è solo un esempio delle molte teorie del ragazzo, veramente strampalate ed interessanti e che tendono a mutare nel momento in cui conosce Aimee. 
La ragazza è esattamente l'opposto: invisibile, sottomessa, piatta. Potrebbe risultare quasi antipatica a causa di questo suo carattere, ma da subito si capisce che anche lei cela dietrò di sè un mondo tutto suo. Il muro dietro cui si presenta è dovuto al suo passato, al suo essere abituata a sottostare agli altri e alla sua poca esperienza nelle relazioni. Ai nostri occhi e a quelli di Sutter appare come un cucciolo da salvare e crescere. Nasce, quindi, una storia d'amore, che d'amore non si può nemmeno definire, perchè parte da principi quasi subdoli: è un'iniziazione, un'introduzione al mondo. Nel corso della storia subirà qualche evoluzione e anche il debole personaggio di Aimee contribuirà a sorprenderci in maniera inaspettata, anche creando un po' di caos nelle idee del lettore.
Man mano che si prosegue nella lettura, infatti, la mente di questi due personaggi diventa sempre più contorta e indistricabile, cosa che porta a una leggere perdita di entusiasmo.
Anche la narrazione ne risente: è come se, di colpo, subisse un rallentamento a causa del quale tutti i personaggi sembrano muoversi con cautela e apprensione in una bolla di sapone sul punto di esplodere. Tutto ciò che inizialmente era accattivante, diventa un po' monotono e banale, compresa la relazione della coppia. Forse illusa di una storia alla John Green, essa è apparsa ai miei occhi troppo realistica, troppo normale. In certi casi, ciò può essere positivo perchè permette al lettore una migliore immedesimazione, ma in questo contesto e con dei personaggi simili, credo che il tutto avrebbe potuto prendere pieghe più audaci e avventurose, invece di limitarsi all'omologazione.
Verso la fine si riscatta, perchè l'atmosfera si fa a tratti tenera e commovente, poi distrutta da un realismo quasi spietato. Un percorso sfaccettato come il resto del libro, che conduce a un finale ancor più indefinito. Mi sono immaginata la scena, sul grande schermo di un cinema, e c'è da dire che costituirebbe uno stupendo fermo immagine. 
E' un libro in parte geniale, in parte insoddisfacente, che inserisce personaggi sconvolgenti in una normalità che non gli appartiene e con cui fanno a pugni, in una trama che avrebbe potuto essere sviluppata un po' meglio per dare vita a un libro indimenticabile.


VOTO: 6

Insurgent - Veronica Roth

Insurgent - Veronica Roth
Pagine: 510
Edizione: De Agostini
Titolo originale: Insurgent


ATTENZIONE: SPOILER. (recensione primo libro qui)


TRAMA                    
Una scelta può cambiare il destino di una persona...o annientarlo del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l'orrore per quello che è stata costretta a fare. 
La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare, la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei...Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare.


RECENSIONE                    
Avevo iniziato il primo libro della saga, Divergent, piena di scetticismo a causa di chi lo criticava come una copia di Hunger Games e mi aveva stupito tantissimo. L'avevo letto con entusiasmo e la storia aveva finito per trasformarmi in una fan girl scatenata e assetata di dettagli aggiuntivi. Per questo motivo, non ho atteso molto a leggere il seguito.
Anche qui le analogie con Hunger Games sono lampanti: come nel libro Il canto della rivolta, la nostra protagonista rivoluzionaria scatena una vera e propria guerra tra le fazioni. Il modo in cui il tutto è sviluppato, però, è estremamente diverso.
L'ultimo capitolo di Divergent ci aveva lasciati sul treno, a fianco di Tris e Quattro fuggitivi dal quartier generale degli Intrepidi, dopo aver posto fine alla simulazione provocata dagli Eruditi e il primo capitolo di Insurgent riprende proprio da quel punto, dando l'impressione di aver semplicemente girato una pagina e rendendo il tutto molto lineare e più facile da seguire.
Ritrovare due fantastici personaggi come quelli di Tris e Quattro è stato un grande sollievo, ma mi provocava anche un po' di angoscia. Infatti, temevo che, essendo i due ormai una coppia formata, il libro avrebbe finito per incentrasti solo sulla loro storia d'amore, tralasciando tutti gli altri eventi e temi principali.  Per fortuna, non è stato così. Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice si districa nella situazione e riesca a mantenere viva l'attenzione su questo aspetto, pur sviluppando tutti gli altri punti fondamentali. La coppia vive crisi, litigi e riappacificazioni indirette, dimostrate attraverso azioni, che siano aiuti o il salvarsi l'un l'altra, senza mai ricorrere a chiarimenti verbali o sfociare in dialoghi particolarmente sdolcinati. Sono, insomma, in continua evoluzione come tutto il resto della storia.
L'intreccio è, per l'appunto, ricchissimo di colpi di scena, ogni situazione è precaria, instabile, letteralmente posata sul filo del rasoio.
Innanzitutto, ogni ordine e regola che avevamo imparato a conoscere nel primo libro sono, qui, irrimediabilmente sovvertiti; le fazioni sono devastate, così come la mente dei personaggi. Tris stessa, che in Divergent era caratterizzata dalla grande forza di volontà, appare questa volta provata e ferita, sia fisicamente che internamente. Pur dimostrando, come sempre, di essere una guerriera e una persona coraggiosa e forte, molti rimpianti e perdite la lacerano e più volte nel corso del libro ci sembra di perderla, di avere davanti a noi solo un mucchio di pezzettini del grande puzzle che la formava.
E', senza dubbio, il personaggio meglio caratterizzato e più complesso psicologicamente, anche se in questo secondo volume se ne aggiungono altri. 
Alcuni di quelli che pensavamo essere fedeli e leali, o completamente avversi, si rivelano essere molto ambigui e contribuiranno ad aumentare il numero di "sorprese".
Le ambientazioni sono varie e sempre ben descritte. Come nel primo volume, mi ha colpito l'originalità di ogni fazione, curata in ogni minimo dettaglio ed è bello vedere come l'autrice rifletta queste caratteristiche nei luoghi in cui vivono. Se già conoscevamo il quartiere degli Abneganti e anche quello di Eruditi e Intrepidi, qui ci vengono descritti quello dei Candidi e dei Pacifici. In questo modo, niente risulta lasciato al caso e, per fasi, anche quei due spicchi che mancavano per l'interezza sono stati aggiunti. 
L'azione è sempre viva e spinge a continuare con un ritmo abbastanza sostenuto. Sicuramente, non vedo l'ora di vedere la rappresentazione cinematografica perchè, se fedele al libro, sarebbe un ottimo film d'azione, di quelli in cui non riesci a distogliere gli occhi dallo schermo.
Mi aspettavo un abbassamento di qualità, perchè la leggenda dice che il primo libro è sempre il più bello. In realtà, penso che questo non abbia nulla da invidiargli: se il primo attrae e conquista perchè tutto risulta nuovo e molto originale, questo rimane sul suo stesso piano grazie alla potenza e al ritmo.
A questo punto, non vedo l'ora di leggere il terzo.


VOTO: 8/9

sabato 1 novembre 2014

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino - Christiane F.

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino - Christiane F.
Pagine: 344
Edizione: Rizzoli
Titolo originale: Wir kinder vonm Bahnhof Zoo


TRAMA                    
Berlino, anni Settanta, quartiere dormitorio di Gropiusstadt. Christiane F. ha dodici anni, un padre violento e una madre spesso fuori casa. Inizia a fumare hashish e a prendere lsd, efedrina e mandrax. A quattordici anni per la prima volta si fa di eroina e comincia a prostituirsi. E' l'inizio di una discesa nel gorgo della droga da cui risalirà faticosamente dopo due anni. 
La sua storia, raccontata ai due giornalisti del settimanale "Stern" Kai Hermann e Horst Rieck, è diventata un caso esemplare, una denuncia dell'indifferenza della nostra società verso un dramma sempre attuale.


RECENSIONE                    
Difficile scrivere un'introduzione a un'opera tanto famosa come Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, un titolo conosciuto per il film, per il libro, o semplicemente per fama.
Incuriosita da tutta questa popolarità, avevo guardato il film l'anno scorso e mi aveva decisamente impressionata per la sua crudità, durezza e, purtroppo, anche per il suo realismo. Scene schiette,
ambientazioni cupe, sguardi inquietanti; nulla di lasciato al caso, nulla di eufemistico o di attenuato.
Grazie a tutte queste caratteristiche riesce ad ottenere senza problemi l'effetto desiderato, ovvero mettere in luce una realtà spaventosa e da evitare. Nonostante questo merito, però, non mi aveva entusiasmato moltissimo e, avendo sentito dire che il libro era completamente differente e che valeva la pena di essere letto, l'ho inserito in wishlist. 
Iniziarlo mentre mi trovavo proprio a Berlino ha avuto un effetto abbastanza forte, perchè riconoscevo il nome dei luoghi citati e quindi, la realtà raccontata che sembrava essere così distante da quella che conosco, si è rivelata a portata di mano. Ciò avviene anche per la struttura e lo stile della narrazione che fa sì che leggendo si abbia l'impressione di avere di fronte Christiane F. in persona, di dialogare con lei, facendosi raccontare tutta la sua esperienza. Il volume è, infatti, il risultato di un'intervista con la protagonista che, invece di durare due settimane, si è prolungata per giorni e giorni tra testimonianze esterne e racconti di esperienza diretta.
Il linguaggio è proprio quello del parlato e lascia un po' a desiderare per il lessico abbastanza limitato e il registro colloquiale, quasi dialettale. D'altra parte, però, risulta estremamente efficace, perchè parla in prima persona ed esplicitamente di argomenti anche parecchio delicati, evitando giri di parole che appesantirebbero eccessivamente l'atmosfera.
Racconta la sua vita dall'infanzia al momento dell'"esilio" forzato da Berlino per disintossicarsi. Seguiamo, quindi, un percorso completo; conosciamo i suoi movimenti dai primi passi fino alla più totale autodistruzione. Per chi è interessato all'argomento, o semplicemente curioso, è estremamente affascinante (anche se in senso abbastanza negativo) seguire le fasi e lo sviluppo degli effetti di una droga devastante come l'eroina: la dipendenza mentale, la dipendenza fisica, il benessere seguito dal dolore e dall'incapacità di autocontrollo. La cosa che mi ha impressionato di più è la consapevolezza dei drogati stessi. Conoscono gli effetti collaterali e la brutalità di ciò che stanno facendo, ma sono totalmente impotenti e incapaci di liberarsene.
L'ambientazione è la Berlino degli anni '70 e l'immagine che ce ne viene data è tra le più cupe che io abbia mai trovato in un libro autobiografico/realistico. Discoteche, stazioni e bagni pubblici sudici, popolati da una gioventù irrecuperabilmente rovinata. E' sconvolgente, infatti, la bassissima età con cui i personaggi cominciano a frequentare questi ambienti malfamati. Christiane, per esempio, comincia queste esperienze intorno ai 13 anni. La tematica della famiglia e della responsabilità dei genitori è quindi trattata in maniera estremamente negativa, le figure adulte risultano completamente assenti all'inizio e sveglie solo quando è troppo tardi. 
Un altro tema, che mi è piaciuto molto, è quello dell'amore. E', a mio parere, quello che offre più spunti di riflessione e discussione, perchè estremamente ambiguo e sfaccettato. 
Ne sono l'emblema Christiane e Detlef, entrambi giovanissimi e tossicodipendenti. Viviamo la loro storia d'amore dagli occhi di un'innamoratissima Christiane che in certi momenti sembra essere dipendente dal suo ragazzo tanto quanto dall'eroina. In realtà, queste due diverse tipologie di relazione sono poste su una scala gerarchica: seppur in certi momenti, l'amore prenda il sopravvento e cerchi di sconfiggere l'altro tipo di dipendenza, la droga finisce sempre sul podio, al primo posto. E' ciò che li lega e ciò che, allo stesso tempo, li separa e li pone uno contro l'altro, confondendo il lettore riguardo alla forza di quel legame che fino a un momento prima sembrava indistruttibile.
Un altro punto positivo sono stati gli interventi della madre di Christiane o degli esponenti della politica antidroga fra i giovani che, per qualche pagina, hanno contribuito a creare una specie di romanzo polifonico avente un pizzico di originalità in più rispetto a un autobiografico raccontato sempre dalla stessa persona.
In effetti, la storia risulta già di per sè abbastanza monotona, perchè racconta di una dipendenza quotidiana che si lega immancabilmente alla routine. Resta pur sempre un libro estremamente educativo e penso che valga la pena di essere letto, almeno una volta nella vita.
Una storia estremamente toccante, quasi morbosa. Sconsigliata, forse, ai deboli di stomaco, o a chi è particolarmente impressionabile o sensibile a certi argomenti, ma per chi è interessato alla tematica è, sicuramente, un must da non perdere.


VOTO: 7