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venerdì 31 gennaio 2014

Dark Passion, Desiderio Oscuro - Anna Grieco, Fiorella Rigoni, Alexia Bianchini

Dark Passion, Desiderio Oscuro - Grieco, Rigoni, Bianchini
Pagine: 115
Edizione: La mela avvelenata

PER LA RECENSIONE DEL PRIMO LIBRO DELLA SAGA CLICCARE QUI



TRAMA

Cassandra, ormai preda della transizione che farà di lei un demone o un angelo, è sottoposta a una pressione tremenda. La sua parte malvagia preme per sopraffare quella buona, tanto che un giorno tenta di azzannare Marcus. In seguito a ciò, Michael e i suoi fratelli arcangeli decidono di sottoporla a una stretta sorveglianza, per la sua stessa sicurezza e per quella degli umani. Un episodio imprevisto, tuttavia, cambierà le carte in tavola. L'arrivo di Gabriel e Uriel convincerà la cacciatrice che gli arcangeli vogliono ucciderla per scongiurare la profezia che la vede protagonista e che la indica come il Distruttore. Cassie, in preda alla furia, fugge dalla fortezza celata tra i Carpazi, decisa a riprendere in mano le redini della propria vita, ma nulla va come previsto. Lilith, sua madre, riesce a trovarla e la costringe a seguirla nel suo covo. E' in quel momento che per Cassandra comincerà la vera battaglia, perchè non saranno le creature infernali che dovrà temere, ma l'oscurità che si cela dentro la sua anima.


RECENSIONE
In Luglio, il primo capitolo della saga della casa editrice La mela Avvelenata, aveva lasciato tutto in bilico con un finale aperto molto stuzzicante. Così, quando sono stata informata dell'uscita del seguito, ho accettato di buon grado di leggerlo.
Il secondo capitolo della saga, che si è rivelato migliore del primo, si apre col botto: "Sdraiata sul letto, Cassandra rimuginava su ciò che le era accaduto nelle ultime settimane. Non faceva altro che passare la lingua sulle zanne acuminate, quasi sperasse di farle sparire."
Con un inizio simile, non sembra nemmeno di iniziare un nuovo libro; si ha l'impressione di aver semplicemente girato una pagina dopo quello che era stato l'ultimo capitolo del primo, perchè subito si rientra nel vortice della narrazione.
Dopo solo poche pagine, ci troviamo già di fronte ad un colpo di scena; il movimento e tutti i personaggi che avevamo abbandonato rientrano in scena da subito. 
Nonostante si abbia l'impressione di non aver mai lasciato la prima storia, però, gli sviluppi e i cambiamenti si fanno notare.
A cambiare è soprattutto l'ambientazione. Ricordo che uno dei paesaggi del primo capitolo era il caldo Texas, mentre invece, in questo, veniamo avvolti dagli ambienti cupi e freddi della Transilvania; precisamente ci troviamo a Brasov.
A circondare la grande dimora delle schiere angeliche sono la montagna e la neve, i boschi e vecchi capanni abbandonati. Questi aspetti creano un atmosfera perfetta per il tipo di storia e soprattutto per dare spazio al maniero sotterraneo di Lilith, la regina degli Inferi, che costituisce l'edificio principale in cui si svolge la storia. 
Il palazzo che mi sono immaginata è molto suggestivo, con grandi stanze pullulanti di orribili demoni, ma anche affascinanti umani a fare da servitori. Il colore predominante potrebbe essere il bordeaux, soprattutto nel grande salone del banchetto, e le luci per questo edificio simbolo di lussuria e morte, sarebbero perfette se soffuse.
Un'altra differenza che spicca è il divario tra bene e male, che non è più così evidente. Mentre nel primo venivano messi molto in luce i pregi dei buoni a contrasto con le oscenità infernali, in questo libro anche gli arcangeli e i vampiri del Bene dovranno ricorrere al loro lato più remoto e feroce per salvare la situazione.
Per quanto riguarda i personaggi, direi che gli stessi che mi avevano colpito parecchio nel primo libro, si riconfermano anche ora. Sono Cassandra e Azrael, che oltre ad essere due dei personaggi principali, sono fortemente legati tra loro. Questa volta, la loro relazione ha una particolarità abbastanza originale. Non viene calcata, nè è fisicamente presente per buona parte del libro, in cui i due sono separati e distanti. Nonostante questo, le autrici riescono a rendere chiaro il sentimento che li accumuna, attraverso i pensieri e gli atti che compiono. 
Avevamo lasciato Cassandra nel mezzo della sua trasformazione, a causa della quale sarebbe potuta diventare demone o angelo. Inizialmente, però, l'unico nuovo elemento evidente, sono le sue lunghe zanne e la sua fame di sangue. 
Questo genera grande scompiglio tra i compagni, e soprattutto in Azrael, che da misterioso e chiuso, mi è sembrato più avventato e spesso cieco di rabbia. Il cambiamento che sta avvenendo nella nostra protagonista troverà la sua meta tra le pagine e potrebbe lasciare un po' con l'amaro in bocca, perchè abbastanza prevedibile, se non fosse per un grandissimo colpo di scena che ci aspetta nel finale, in cui normalmente la situazione dovrebbe adagiarsi e almeno in parte risolversi. Qui invece apprendiamo, insieme ai personaggi, una notizia sconvolgente e come effettiva conclusione mi sono immaginata il volto sconvolto di Cassandra...ma per riprenderci dalla sorpresa dovremo aspettare il terzo libro.


VOTO: 8,5

mercoledì 29 gennaio 2014

Nelle terre estreme - Jon Krakauer

Nelle terre estreme - Jon Krakauer
Pagine: 266
Edizione: Corbaccio
Titolo originale: Into the wild


TRAMA
Nell'aprile del 1992 Chris McCandless si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell'Alaska. Due anni prima, terminati gli studi, aveva abbandonato tutti i suoi averi e donato i suoi risparmi in beneficenza: voleva lasciare la civiltà per immergersi nella natura. Non adeguatamente equipaggiato, senza alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe incontrato, venne ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo la sua partenza per le terre a nord del Monte McKinley. Accanto al cadavere fu rinvenuto un diario che Chris aveva inaugurato al suo arrivo in Alaska e che ha permesso di ricostruire le sue ultime settimane. 
Jon Krakauer si imbattè quasi per caso in questa vicenda, rimanendone quasi ossessionato, e con l'aiuto della famiglia di Chris si è dedicato alla ricostruzione del lungo viaggio del ragazzo : due anni attraverso l'America all'inseguimento di un sogno. 


RECENSIONE
"Into the wild" era già da molto tempo nella lista dei film da vedere, quando un professore decise di farcelo guardare a scuola. Mi colpì molto, sia per la storia fuori dal comune che per il modo molto poetico di raccontarla, e anche per gli spettacoli mozzafiato forniti dalle inquadrature di stupendi paesaggi selvaggi. 
Il film è concentrato sul soggiorno in Alaska di Chris McCandless, che durante il viaggio decise di chiamarsi Alexander Supertramp, ed è costellato di flashback che mostrano varie tappe importanti del suo percorso e della sua infanzia e adolescenza, caratterizzata da un brutto rapporto con i genitori e un grande affetto per la sorella. C'è molta avventura, oltre che moltissime frasi filosofiche, e di conseguenza mi aspettavo che il libro fosse una specie di romanzo, magari raccontato in prima persona dal protagonista, incentrato sulla scoperta di come questa impresa ai limiti dell'estremo sarebbe andata a finire.
In realtà è tutto più realistico, palpabile, concreto: un documentario, una biografia in terza persona ricostruita attraverso le testimonianze delle persone che lo aspettavano a casa e di quelle che lo avevano accompagnato per tratti di viaggio.
E' come se fosse un lungo testo argomentativo, ben fornito di dettagli interessanti e date, stralci di lettere e cartoline.
Jon Krakauer, saggista e alpinista statunitense, ricostruisce inoltre tutto il percorso e descrive accuratamente i paesaggi più suggestivi, aggiungendo anche mappe ad inizio capitolo.
Quella di Chris McCandless è una storia che non può non lasciare a bocca aperta: fin dal primo momento in cui ne avevo sentito parlare, ne ero rimasta incantata. 
Riassumendo, è un ragazzo di buona famiglia e che eccelle negli studi, ma che non si trova a suo agio nella società. Così decide di partire, senza soldi nè attrezzatura sufficiente, alla ricerca della bellezza vera, della felicità, ma soprattutto di sè stesso. Viaggia in autostop e su treni merci con lo scopo di raggiungere l'Alaska, ma lungo tutta la strada, non si pone limiti e confini: lasciandosi guidare dal proprio istinto percorre chilometri e chilometri senza mai fermarsi, per poi stabilirsi in un camper o in un silos per mesi e mesi; passando dalla solitudine più estrema, alla condivisione e l'amicizia.
Tutta questa storia, già di per sè estremamente interessante, viene arricchita deliziosamente leggendo il libro. 
Per analizzarlo meglio, dividerei la narrazione in cinque parti: la prima parte si concentra molto sul viaggio "pre-Alaska" e sui suoi momenti più importanti.
La seconda e la terza parte sono le più interessanti. La seconda è una contestualizzazione dell'impresa del ragazzo, associandola a tantissime altre avventure simili, con un particolare approfondimento su Everett Ruess; mentre la terza è la ricostruzione della sua vita precedente al viaggio, compiuta attraverso le parole dei genitori, della sorella e di vecchi compagni di college. Sono state due sezioni particolarmente accattivanti, perchè hanno fatto sì che mi immedesimassi ancora di più. Entrambe danno un vero volto a Chris, circondandolo di affetti che soffrono tutt'ora per la sua scomparsa e narrando di fatti strabilianti della sua vita, che lo rendono molto più umano di quanto sarebbe potuto sembrare raccontando solo il suo isolamento nei boschi.
La quarta parte è raccontata in prima persona dall'autore che fa emergere in modo evidente la sua posizione rispetto all'avventura del ragazzo. Quest'ultima ha infatti suscitato infiammate discussioni tra chi lo credeva un soggetto da imitare per i suoi ideali e chi lo credeva semplicemente un incompetente, immaturo e arrogante. Lo scrittore appoggia Chris e le sue scelte, pur mettendo in luce i suoi sbagli, e argomenta la sua tesi affermando di sentirsi molto simile al giovane. E' infatti un'alpinista e anche lui ha vissuto tra il ghiaccio per giorni. 
La quinta e ultima parte tratta ovviamente del finale della storia, che ci veniva già anticipato nella trama e all'inizio del libro, ovvero la morte del nostro viandante. Se ne analizzano le cause e le reazioni che ciò ha provocato tra i conoscenti e i semplici interessati alla storia (questione già trattata, però, nella quarta parte e che, quindi, tende a far risultare questi paragrafi abbastanza ripetitivi)
Quella di "Nelle terre estreme" è stata una lettura mozzafiato ed interessante, che arricchisce fortemente la bellezza già elevata del film, e che da spunto per parecchie riflessioni. Ho trovato notevole il fatto che, pur conoscendo da subito la triste sorte che il attende il ragazzo, il lettore non arrivi mai ad annoiarsi ma, anzi, sia spinto a proseguire. 
Una lettura piacevole, seppur non leggera e che consiglio fortemente a chiunque.


VOTO: 8/9

venerdì 24 gennaio 2014

The returned - Jason Mott

The Returned - Jason Mott
Pagine: 327
Edizione: Harlequin Mondadori
Titolo originale: The returned


TRAMA
Per Harold e Lucille Hargrave la vita è stata felice e amara allo stesso tempo, da quando hanno perso il figlio Jacob il giorno del suo ottavo compleanno, nel 1966. In tutti questi anni, si sono adattati a un'esistenza tranquilla, senza di lui, lasciando che il tempo alleviasse il dolore...Finchè un giorno Jacob, misteriosamente, ricompare alla loro porta, in carne e ossa. E ha ancora otto anni. 
In tutto il mondo le persone amate stanno tornando dall'aldilà. Mentre il caos rischia di travolgere l'umanità intera, la famiglia Hargrave è costretta a fare i conti con una realtà nuova quanto misteriosa e con un conflitto che minaccia di sovvertire il significato stesso di genere umano: i Redivivi sono un miracolo o un segno della fine del mondo?


RECENSIONE
The Returned mi è stato gentilmente inviato dalla casa editrice Harlequin Mondadori ed essendo Gennaio un periodo critico a scuola, pieno di verifiche e stress, ho deciso di leggerlo per affrontare qualcosa di leggero. 
La trama mi sembrava molto intrigante, sicuramente un tema su cui si sarebbe potuto costruire molto. Mi dispiace, quindi, dover dire che le mie aspettative sono state pienamente deluse. 
Il ritorno in vita di persone morte mi sembrava un argomento su cui far leva inserendo, magari, anche un po' di mistero. In effetti, durante la lettura, ci si imbatte in domande come: com'è possibile che ciò avvenga? Cosa comporterà nel futuro? Questi redivivi sono le stesse persone che vivevano un tempo? 
Questi interrogativi, però, vengono lasciati in sospeso, irrisolti, lasciando un senso di incompletezza e insoddisfazione nel lettore che si aspettava, almeno nel mio caso, di ricevere delle risposte precise e anche abbastanza interessanti.
L'evento scatenante della storia (il ritorno dei Redivivi e soprattutto di Jacob Hargrave) ci viene presentato nella prima pagina. Nonostante il colpo di scena avvenga subito, però, non succede molto altro. 
A capitoli alterni ci vengono raccontati episodi a sè di ritorni alla vita, a volte in prima persona dagli stessi Redivivi, che penso l'autore abbia voluto inserire per rappresentare meglio il degenerare della situazione. Lo sconvolgimento causato da questi strani eventi nel piccolo paese di Arcadia subisce un climax nel corso della storia. Questa è una delle poche cose rappresentate bene nel libro, perchè ci si concentra in particolare sulla vita quotidiana di 4/5 personaggi e si possono vedere chiaramente i cambiamenti, talvolta radicali, nel loro comportamento.
Questa particolarità è, però, un'arma a doppio taglio. Pur conoscendo le loro abitudini e alcuni dettagli che li riguardano, la caratterizzazione e l'introspezione mi è sembra abbastanza superficiale e non sono riuscita ad affezionarmi e a lasciarmi coinvolgere.
L'unica figura a intrigarmi è stata quella del pastore Peters che evolve nel corso della storia e che fin da subito ci coinvolge con i suoi pensieri rivolti ad una persona che, oramai, non fa più parte della sua vita. 
Alcuni dialoghi, inoltre, mi sono sembrati poco naturali e in qualche punto leggermente difficili da seguire, perchè l'autore inseriva stralci di descrizioni tra una battuta e l'altra, fattore che faceva perdere il filo del discorso.
Altri due campi da analizzare sono l'ambientazione e il finale.
Arcadia è un piccolo paesino della California che viene usato come sede per il contenimento dei Redivivi e subisce un grande sconvolgimento, eccessivo per una cittadina così piccola. Alcune descrizioni mi ricordavano dei paesaggi western: i pickup guidati nelle stradine sterrate, case piccole tutte allineate l'una all'altra e gli anziani che parlano seduti davanti al supermercato. Devo dire che questo aspetto è stato abbastanza ben curato e non lascia molto all'immaginazione del lettore che leggendo si trova già davanti tutti gli ambienti.
Per quanto riguarda il finale, fin dall'inizio avevo sperato in un'"esplosione" che avrebbe ridato vita al libro e avrebbe compensato ad alcune mancanze. Questa però non è stata una bomba atomica, ma un'innocuo petardo che non fa nemmeno molto rumore. Solo per un paio di pagine le parole si rincorrono e si prosegue con l'ansia di vedere cosa succederà, ma l'entusiasmo viene quasi subito smorzato.
Insomma, avrei sperato in più avventura e suspence per quanto riguarda la narrazione, e per quanto riguarda il coinvolgimento, mi sarei aspettata un distopico eccezionale che mi avrebbe tenuta incollata alle pagine senza problemi, ma che invece, non mi ha dato occasione di immedesimarmi.


VOTO: 5

lunedì 6 gennaio 2014

Va' dove ti porta il cuore - Susanna Tamaro

Va' dove ti porta il cuore - Susanna Tamaro
Pagine: 193
Edizione: BUR


TRAMA
Va' dove ti porta il cuore racconta una storia forte e umanissima in forma di lunga lettera - scandita come un diario - di una donna anziana alla giovane nipote lontana. E' una lettera di amore e allo stesso tempo una pacata, ma appassionata confessione a cuore aperto di un'intera vita che nel gesto della scrittura ritrova finalmente il senso della propria esperienza e della propria identità. Un romanzo di alto valore poetico, un viaggio alla ricerca di ciò che più veramente ci appartiene e ci distingue.


RECENSIONE
Dopo solo sei giorni dall'inizio del 2014, ecco terminata la prima lettura.
Avevo acquistato Va' dove ti porta il cuore l'anno scorso, su un sito di libri usati, perchè mi era stato consigliato da un'amica che lo aveva giudicato bello e commovente. Come mi capita spesso, però, è rimasto al suo posto in libreria fino a pochi giorni fa quando, dopo aver terminato un'antologia di racconti in ebook, ho sentito il bisogno di leggerlo.
Nell'edizione in mio possesso non vi è una trama sul retro, ma semplicemente una frase scritta nelle ultime righe del libro. Ho cominciato, quindi, alla cieca, senza sapere di cosa parlasse, a cosa stessi andando incontro. 
Le prime parole che leggiamo sono:
"Opicina, 16 novembre 1992
Sei partita da due mesi e da due mesi, a parte una cartolina nella quale mi comunicavi di essere ancora viva, non ho tue notizie."
Capiamo subito di essere di fronte ad un diario indirizzato ad una persona in particolare, di cui conosciamo solo il fatto di essere di sesso femminile; ma già dopo poche pagine comprendiamo che a scrivere è una donna anziana, una nonna.
Non conosciamo il suo nome per buona parte del libro, non ci viene descritta, inizialmente sappiamo solo il motivo per cui scrive questo diario: ha scoperto di essere malata e che, forse, non farà in tempo a riabbracciare la nipote al suo ritorno da un viaggio studio di un anno in America. Non sa cos'altro fare. Chiamarla e avvertirla la costringerebbe a tornare e a lasciare perdere un'esperienza unica, non farlo sarebbe come andarsene vigliaccamente, lasciando questioni in sospeso, dubbi, domande e parole che non si avrà più occasione di dire. 
Già da qui, cominciano a sorgere delle domande: perchè ha così tanti riguardi nei confronti della persona che ha cresciuto? Che rapporto hanno? E soprattutto, perchè è la nonna ad accudirla e non i genitori?
Dal principio, quindi, si sente il bisogno di chiarimenti e si continua a leggere questo diario che non può, in realtà, essere definito tale. A parte alcuni resoconti della mattinata o della serata precedente, ciò che ci troviamo davanti agli occhi è come se fosse una lunga lettera d'addio, scandita dalla data, in cui la vecchia signora rivela tutti i suoi segreti.
La vita dei protagonisti, seppur indiretti, comincia a mostrarsi. Scopriamo che chi scrive si chiama Olga, ha un cane di nome Buck e un giardino da accudire, ma oltre a questo entriamo nella sua testa e ripercorriamo con lei tutta la sua vita. Dagli episodi della sua infanzia tremenda e costellata da freddezza e asprezza, passiamo ad un'adolescenza solitaria e ad un'età adulta dolorosa e travagliata. A tutto questo si intrecciano le relazioni con i suoi genitori, con il marito, con Ernesto, con la figlia e in seguito con la nipote. Non sono rapporti ordinari, ma particolari, quasi originali anche nel negativo. 
Ogni persona che incrociamo ripercorrendo gli eventi è ben definita e caratterizzata, vengono messi in luce i dettagli che la rendono speciale.
Ho trovato ottima la narrazione, perchè non essendoci un botta e risposta si prosegue per analogia, seguendo un filo di pensieri e da un episodio della routine giornaliera si passa a discorsi filosofici e profondi o di introspezione personale, pur non creando confusione, ma solo coinvolgimento emotivo.
E' un libro molto breve, povero di trama o di avventura, ma allo stesso tempo ricco. Ricco, perchè pur viaggiando da un argomento all'altro per associazione di idee, parla di vita e di come trovare un proprio centro.
Non c'è molto altro da dire, per capire bisogna solo leggerlo. E' un libro scorrevole e che si lascia tranquillamente sfogliare per la sua brevità, ma non per questo superficiale e da leggere a cuor leggero, perchè è da comprendere e assimilare.


VOTO: 8

mercoledì 1 gennaio 2014

Fiabe Oscure - AA.VV

Fiabe Oscure - AA.VV
Pagine: 183
Edizione: La mela avvelenata


TRAMA
L'antologia offre una generosa scelta di stili e generi. Si passa dalla narrazione gotica a quella marcatamente horror, se non addirittura fantascientifica. Tredici racconti (numero da brivido, come tradizione vuole) per rivisitare altrettanti classici della tradizione popolare. Gli autori hanno utilizzato gli archetipi della fiaba rielaborata, inserendoli in un contesto nuovo. Questa trasposizione ha originato nuove soluzioni alle fiabe, più affini al nostro modo di sentire. Ne consegue che, nonostante la connotazione gotica, tutti i personaggi sembrano paradossalmente più umani, le azioni più giustificate e le motivazioni più comprensibili rispetto a quelle delle fiabe originali. 
Il che significa che i nuovi cantastorie hanno operato sull'archetipo esattamente come i nostri progenitori, adattandolo alle nuove situazioni socio culturali.


RECENSIONE
Quando dalla casa editrice La Mela Avvelenata mi è stato proposto di leggere questa antologia, ho accettato di buon grado. 
La rivisitazione di storie famose che tutti conosciamo, come le fiabe, mi ha sempre attirato, e leggerle è un esercizio utile per testare l'originalità e la fantasia di chi le scrive.
Una delle prime storie che incontriamo è Scarpette Rosse di Sabrina Rizzo, di cui non conoscevo la fiaba originale di Andersen. Dopo una breve ricerca su internet ho scoperto che anche l'originale ha un finale abbastanza inquietante. La storia rivisitata presente nell'antologia è quella che reputo più horror: è sanguinosa, con molti morti, ma mantiene un'atmosfera leggendaria e fiabesca.
Una rivisitazione totalmente diversa è data alla Sirenetta di Claudio Cordella, raccontata in chiave fantascientifica, e a Snow White di Daniela Barisone, che mi è piaciuto molto, che si svolge in un ambiente moderno, grezzo, raccontatoci con un linguaggio aspro e realistico, in cui Snow White è una droga da sballo. 
In Hansel e Gretel di Fiorella Rigoni, La Regina delle Nevi di Paola Boni e Il pifferaio magico e la danza di morte di Alexia Bianchini si resta molto fedeli alle favole originali, cambiando solo alcune cose per rendere il tutto un po' più inquietante, ma non troppo. Pur non suscitando una grande paura, sono storie ben fatte con un continuo cambiamento di ambientazioni. In tutte e tre sono presenti due personaggi principali, uno maschile e uno femminile, uniti da un amore o da legami di sangue, che compiono molte peripezie per raggiungere i loro obiettivi e tutte e tre presentano un lietofine.
Sempre molto simili alla fiaba originale, ma con più lotte e più sangue sono Oz di Nicola D'Onofrio e Peter, il bambino che non sapeva amare di Mario De Martino, anche queste con svolte e stravolgimenti, vari luoghi e molti personaggi.
Quattro che mi hanno particolarmente colpito sono state Le nebbie di Malà Strana di Simone Colaiacomo, Il Lungo di Lorenzo Crescentini, Le Creature del Buio di Fabrizio Fortino e Xenia e il vaso di Pandora di Anna Grieco. 
Tutte sembrano storie totalmente nuove, senza nessun collegamento alle fiabe che conosciamo, se non fosse per dei piccoli dettagli infilati con maestria nella narrazione. Il racconto di Simone Colaiacomo ha un'atmosfera molto gotica; oltre che nebbiosa, l'ho immaginata anche molto scura, con palazzi alti e neri. Il personaggio principale diverso e non accettato dalla società, mi aveva ricordato il gobbo di Notre Dame, ma in realtà si riferisce alla fiaba del brutto anatroccolo.
Quello di Lorenzo Crescentini è un perfetto racconto da brividi. E' suddiviso in tre parti e soprattutto la seconda è ricca di suspense come un thriller che si rispetti. L'ambiente è buio, disseminato di creature oscure che potrebbero assalire il protagonista che vi è all'interno da un momento all'altro; le poche che ci vengono presentate hanno caratteristiche terrificanti e mostruose. Non riuscivo a comprendere da che fiaba fosse stato ispirato, anche perchè il fatto che il protagonista sia un maschio è fuorviante. Solo grazie a due piccole boccette con scritto "BEVIMI" e "MANGIAMI" ho capito che si trattava di Alice nel paese delle meraviglie. L'altra storia che presenta piccoli particolari nascosti è quella di Anna Grieco, che si svolge nell'ambiente della mitologia greca con esseri leggendari, sacerdotesse, Athena e il vaso di Pandora. Più che horror o gotica, qui il genere punta più sull'avventura con qualche elemento un po' macabro. Gli elementi che riconducono all'origine di cui parlavo prima sono quasi da svelare da quanto sono ben nascosti: il mantello rosso, il demone-lupo e alcune frasi più esplicite rimandano tutte a Cappuccetto Rosso. Infine, viene la storia di Fabrizio Fortino. Mi è piaciuta molto, perchè è inquietante e macabra al punto giusto; una storia che se sviluppata maggiormente in un romanzo più lungo darebbe vita ad un film molto suggestivo, in cui le venature di cui parlavo, che ci fanno capire che si tratta della piccola fiammiferaia, sono rappresentate solo dai fiammiferi, ma sono ben introdotti in un ambiente moderno e tra personaggi adolescenti, che non si notano quasi. Bellissimo il finale, inaspettato e adatto ad una storia simile.
Un'antologia ben costituita, in cui si possono ammirare vari stili e metodi di narrazione, che si legge tranquillamente in pochi giorni e a cuor leggero, pur avendo, ogni tanto, i brividi lungo la schiena.


VOTO: 8,5